venerdì 25 marzo 2011

Merelli ritorna in Himalaya. Nuova sfida al Daulaghiri





Le due precedenti spedizioni erano finite tragicamente
Con lui l'alpinista Zaffaroni. Mezzo secolo fa la prima scalata

«I seracchi sotto campo 1, il piccolo Eiger, quindi il grande plateau e la spalla dove si monta la seconda tenda. Un altro tratto ripido, ma non pericoloso fino a campo 3 e poi il difficile traverso che porta al canalino e infine alla cima».

In quattro parole il Dhaulagiri è questo. Mario Merelli lo ripercorre mentalmente nella sede del Cai di Bergamo (dove ieri sera gli è stato consegnato il gagliardetto del sodalizio) e ne snocciola i passaggi principali come fosse la trama di un film già visto. È così.

Sulle pendici della cima himalaiana di 8.164 metri, ma qualche testo sconta quattro metri arrivando a 8.160, lo scalatore di Lizzola c'è già stato due volte nel 2001 e nel 2007.
In entrambi i casi a un soffio dalla vetta – 8.100 metri la prima volta, quota 8.000 la seconda – spedizioni segnate da un evento tragico: la scomparsa dello spagnolo Pepe Garces nel 2001 e quella del bergamasco Sergio Dalla Longa quattro anni or sono. In fondo tornare lassù è anche un modo per ricordare questi compagni degnamente e celebrarne la grande passione per la montagna: «Ho dovuto aspettare un po' – dice seduto di fianco al presidente del Cai Paolo Valoti –, ma adesso è arrivato il momento. Partirò la prossima settimana (il 4 aprile, ndr) e il biglietto di ritorno è per i primi di giugno». Due mesi intensi, al fianco del compagno ormai abituale – il milanese Marco Zaffaroni – e dopo un anno di preparazione: l'ultima spedizione risale infatti al giugno dello scorso anno quando sempre assieme a Zaffaroni aveva tentato il K2 in Karakorum. Ora si riparte. Tutto pronto, il materiale già spedito, gli ultimi bagagli da preparare, compreso un «grosso zaino di entusiasmo», tiene a sottolineare lo scalatore.

«A parte il ricordo dei due grandi amici – aggiunge – il Dhaulagiri è una montagna stimolante sotto molti altri punti di vista: innanzitutto perché è uno degli ottomila che ancora manca a me personalmente (Mario ne ha già scalati nove, ndr) e che, più in generale, manca a tutti gli scalatori bergamaschi. C'è poi una parte alpinistica decisamente interessante. Il rischio è proprio quello di sottovalutarla. Infine c'è una bella ricorrenza che è il cinquantenario dalla prima ascensione: quella firmata dagli austriaci nel 1961».

Una circostanza che Merelli festeggerà assieme al 150° dell'Unità d'Italia: «Nello zaino – conclude – ho due vessili: il tricolore e il gagliardetto del Cai». «Ci auguriamo – è l'auspicio del presidente del sodalizio Paolo Valoti – che Mario le porti entrambe fino a 8.164 metri. Il terzo tentativo merita di essere festeggiato con il decimo ottomila».

Emanuele Falchetti - L'Eco di Bergamo - Venerdì 25 Marzo 2011 CRONACA, pagina 24

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