lunedì 7 marzo 2011

Motociclisti sui sentieri - Continua la polemica

Il presidente della Federazione motociclistica italiana:
«Così tuteliamo la montagna»


Moto e montagna non sono incompatibili, anzi i motociclisti sono una risorsa per le Orobie. È questa la posizione espressa da Paolo Sesti, presidente della Federazione motociclistica italiana, riguardo al recente intervento critico del Club alpino italiano sugli escursionisti motorizzati, rei di danneggiare alcuni tracciati. «Salvaguardare il patrimonio della montagna e la sua rete sentieristica – replica Sesti – è uno degli obiettivi prioritari per i Motoclub, affiliati alla Federazione motociclistica italiana, allo scopo di promuovere il turismo naturalistico, storico culturale, rurale e agroalimentare in piena sinergia con l'ambiente così come viene promosso dal Cai».

Sesti ricorda che nella Bergamasca vengono organizzati numerosi eventi sportivi e amatoriali che, con l'uso consapevole delle motociclette, portano un contributo all'economia della comunità locale.«Tale contributo positivo – afferma Sesti – però vede anche il mantenimento in vita della rete dei sentieri e delle mulattiere dovuto alla presenza delle escursioni motorizzate amatoriali che, prevalentemente, vengono effettuate sui tracciati più impervi e meno utilizzati dall'escursionismo pedonale. In moltissimi casi di questi particolari tracciati, senza la presenza dei motociclisti, si perderebbe la fruibilità, il ricordo e con esso anche la storia rurale del territorio che li ha visti nascere. Dal punto di vista della sicurezza si sono verificate situazioni in cui la presenza dei motociclisti è stata fondamentale per la salvezza di cercatori di funghi o di persone smarrite che sono state ritrovate prima che fosse troppo tardi».

Più sottile la questione sul fronte etico, ossia quello della maniera più corretta per avvicinarsi e apprezzare l'ambiente montano. Sesti fa notare che «le arrampicate, i rifugi e gli impianti di risalita comportano l'impiego di combustibili fossili, mezzi a motore» per avvicinarsi alla montagna e infrastrutture «che probabilmente sono molto più incisive sull'ambiente montano rispetto all'escursionismo motorizzato». Da qui la riflessione che «un uso indiscriminato del mezzo a motore può essere critico, infatti questa Federazione sta attivando iniziative specifiche finalizzate alla mitigazione di possibili impatti derivanti dall'attività motociclistica su viabilità a fondo naturale. Obiettivo prioritario è perciò la riduzione delle emissioni dei mezzi a motore».

Secondo Sesti la nota del Cai è «dovuta a una visione incompleta del contesto dell'utilizzo dei mezzi meccanici in montagna, purtroppo probabilmente dovuta a una visione etica che tiene conto di determinati aspetti pregiudiziali che, in realtà, trova meno riscontro tra le persone che "abitano" e conoscono la montagna ed il territorio». Il presidente di Fmi conclude facendo notare che nel 2006 «il Cai promulgò un sondaggio sull'uso dei mezzi a motore che vide un netto vantaggio per questi ultimi rispetto a chi invece era contrario».

Ma Orobievive contesta «È una pratica assurda»

«Il coordinamento di Orobievive sottoscrive l'appello lanciato dal Cai di Bergamo sulla grave questione dei mezzi fuoristrada sui sentieri delle montagne bergamasche». Il coordinamento di Orobievive, che comprende F.a.b., Italia Nostra, Legambiente, Mountain Wilderness e Wwf, sottolinea alcuni aspetti: «Il danno provocato di mezzi quali motocross, quad e motoslitte sul delicato ambiente montano è gravemente impattante specie nel momento in cui tali mezzi abbandonano mulattiere e strade per avventurarsi in improvvide scorribande su praterie in quota, nei boschi e anche nei corsi d'acqua con gravi effetti sulla flora e la fauna di tali siti. Pratica purtroppo usuale e verificabile da ogni escursionista e che vanifica i buoni propositi che i vari motoclub vorrebbero fossero seguiti dagli appassionati».

A Orobievive appaiono «assurde le istanze di chi vorrebbe imporre il diritto di praticare un'attività che contrasta con qualsiasi norma di buonsenso. Qui non si tratta di poter fare ciò che si vuole in base a un discutibile criterio di libertà personale, si tratta di rispettare regole e criteri normativi ma non solo. Esiste una legge regionale ben precisa in materia citata nella lettera del Cai e questo dovrebbe da solo troncare qualsiasi discussione». «Giova ricordare – conclude il coordinamento – che in Trentino Alto Adige le cose vanno ben diversamente e nessuno troverà mai lì un motocross dove non deve esserci. Forse anche su queste cose si dovrebbe riflettere quando, da parte di operatori ed amministratori, si rincorre il modello trentino per le nostre Orobie».

L'Eco di Bergamo - Lunedì 07 Marzo 2011 PROVINCIA, pagina 20

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