venerdì 1 aprile 2011

Sei, sette, otto, dieci bambini, al massimo 14


Sei, sette, otto, dieci bambini, al massimo 14. Seduti gomito a gomito, vicini di banco, ma di età differenti. Sono le pluriclassi, fenomeno che richiama una scuola da libro Cuore, ma che – anche nella Bergamasca – conta numeri di un certo rilievo.

Sono 74 le pluriclassi nella scuola primaria e quattro nelle medie (due a San Pellegrino e altrettante a Serina), in plessi di 15 istituti comprensivi della nostra provincia. Alle elementari il totale è di 135 classi per 1.693 allievi, alle medie si tratta di 117 allievi.

Sempre in tema di numeri, la palma d'oro spetta a Ornica che, con i suoi sei alunni (due di seconda, uno di terza e tre di quinta) è la scuola, anzi la pluriclasse più piccola della provincia, seguita da Valtorta con sette alunni, Cusio con otto e Roncobello con dieci.

La dislocazione geografica è in gran parte collegata ai paesi di montagna, ma non sempre si tratta di isolamento. Per esempio, Laxolo è vicino a Brembilla, Bianzano a Monasterolo e Gaverina, Bratto e Dorga sono lo stesso paese, Olmo al Brembo e Lenna sono vicine a Valnegra, Fino del Monte confina con Rovetta.

Didattica di qualità?
«Ogni scuola è un caso a sé – ha affermato l'ex dirigente provinciale Luigi Roffia – perché la scuola elementare è fortemente legata al suo territorio, per quanto piccolo. Così ogni cambiamento dev'essere frutto di una soluzione ragionata e condivisa con la popolazione».

Un fenomeno, questo, che si presta a due interrogativi di base, in merito alla didattica e alla sostenibilità di una scelta che potrebbe parere anacronistica. Il primo: fino a che punto la comodità della scuola sotto casa è compatibile con la qualità dell'istruzione che dà? La forma della scuola italiana è la classe, il gruppo: tutto è pensato in funzione del gruppo di coetanei che insieme affronta l'apprendimento. Ci sono altri modelli, come l'apprendimento online da casa su programmi nazionali, già possibile in Francia, oppure più orientati verso il passaggio di nozioni dai grandi ai piccoli. Sono modelli che possono funzionare anche da noi, a partire però da aspettative diverse sulla scuola.

Tanti fattori in gioco
«Se le pluriclassi hanno buoni insegnanti – sostiene Giuseppe Abramo, preside dell'Istituto comprensivo di Sant'Omobono, con 10 plessi, dei quali quattro con pluriclassi – funzionano: noi lo verifichiamo alle medie. Tuttavia, la pluriclasse è una questione che devono essere le comunità ad affrontare, tenendo conto di tutti i fattori in gioco, che comprendono anche la vitalità di un paese e i trasporti. In prospettiva, diminuendo i bambini, bisognerà comunque cominciare una riflessione generale e condivisa».

La mannaia dei tagli
Alla questione educativa si aggiungono infatti quella demografica e quella economica: dal prossimo anno scolastico il massimo di bambini per pluriclasse salirà da 12 a 18. Altri tagli sono alle porte e sempre meno le scuole potranno tenere aperti tanti plessi, mentre dovranno concentrare le energie per usare al meglio il personale.

«Le scuole che hanno molti plessi – ha specificato Roffia – non ricevono personale in più, le assegnazioni vengono fatte in base al numero totale degli iscritti all'istituto, senza tener conto del numero di sedi». Questione di numeri, quindi. Da una parte c'è chi ricorda come alcune situazioni non siano modificabili, ma molte altre – con buone scuole nel raggio di pochi chilometri di distanza di strada asfaltata – appaiano sempre più anacronistiche e insostenibili. Dall'altra, a difendere le pluriclassi è proprio chi le vive ogni giorno, con passione.

Susanna Pesenti - L'Eco di Bergamo - Venerdì 01 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 30

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