mercoledì 1 giugno 2011

Il sogno di ogni bambino.


Parco avventura Monte Alben

Chi da piccolo non ha mai provato ad arrampicarsi su una pianta, magari sbucciandosi anche qualche ginocchio, alzi la mano.

Il bello è che da qualche tempo questo desiderio infantile e ancestrale al tempo stesso, incarnato con grande fascino dal Tarzan diEdgar Rice Burroughs e magistralmente raccontato da Calvino nel suo «Barone rampante», è diventato realtà. Non solo per la comunità di «arboricoli» — una decina di persone — che in Piemonte, tra i boschi dei monti Pelati, ha realizzatoil primo villaggio interamente sospeso. Anche i cosiddetti parchi avventura sembrano rifarsi a questa primordiale aspirazione.
Con un successo di pubblico incredibile. Giusto per dare qualche numero: dieci milioni di utenti in Francia, cinque milioni in Germania, otto in Inghilterra, 500 mila nella minuscola Svizzera.

Un gioco — quello degli stessi parchi avventura — che con la montagna è strettamente imparentato non solo per l'ambientazione abitualmente alpina e comunque sempre nel verde, ma per l’approccio della disciplina che fa dellaverticalità, della sicurezza e del divertimento i suoi pilastri. Piccoli scalatori crescono? Diciamo che quantomeno qui i giovani frequentatori ritrovano il terreno indispensabile a impratichirsi con una dimensione «aerea». Ciò che un tempo nasceva spontaneamente, soprattutto grazie a una realtà urbana molto diversa rispetto a quella attuale, ancora ricca di verde, praticamente un tutt’uno tra città e campagna, è oggi il frutto di trasformazioni profonde, di un mondo dove auto e cemento trovano sempre più diffusione e i parchi avventura sono diventati una specie di scelta obbligata.
 
«Quella dello spazio — conferma l’alpinista Marco Astori che assieme alla guida alpina Mattia Cavagna gestisce il parco avventura del monte Alben a Oltre il Colle — è una questione fondamentale.
Ritengo che il boom dei cosiddetti percorsi acrobatici forestali sia legato soprattutto a questo»
. E boom non è un termine fuori luogo.

La storia dei parchi avventura ha registrato, dopo le origini negli Stati Uniti attorno agli anni Sessanta, una vera e propria impennata in Francia dove attualmente se ne contano oltre 500. Da qui all’Italia il passo è breve, prima in Valle d’Aosta e Piemonte, e quindi nel resto del Paese per un totale di circa 150 parchi, compresa la Lombardia che ne può vantare almeno una decina.

Il primo? Ad aprire la strada circa sette anni fa fu il parco sospeso degli Spiazzi di Gromo, vero e proprio pioniere anche a livello nazionale. Poi come funghi sono spuntati tutti gli altri, da Civenna, al parco delle Betulle, alle realtà bergamasche che sulle Orobie hanno trovato un terreno particolarmente fertile, oltre al Monte Alben gestito da Fancy Mountain e agli Spiazzi di Gromo, ricordiamo Onore, sulle pendici della Presolana e il parco avventura della Roncola.
«Il segreto di questo successo — spiega uno dei gestori — sta nella possibilità di affrontare situazioni che non appartengono alla vita normale, ma con la consapevolezza di farlo in completa sicurezza».

Difficile dargli torto. Altrimenti non ti spiegheresti cosa ci facciano tutti questi ragazzi aggrappati agli alberi, sospesi su ponti tibetani, infilati nelle imbracature come tanti Indiana Jones alla ricerca della loro piccola grande arca. Non capita tutti i giorni di camminare a cinque, sei metri dal suolo, di lanciarsi nel vuoto o di osservare il bosco al livello delle chiome degli alberi. Di mezzo c’è anche la sfida con se stessi, con le proprie paure, nel tentativo di superare i propri limiti.

Un po’ come capita in montagna: «Proprio così — ribadisce Valerio Montemezzani, responsabile del parco agli Spiazzi di Gromo — sulla scorta delle settimane organizzate come Scuola in montagn (associazione che lo stesso presiede e che si occupa di avvicinare i ragazzi al mondo in quota, ndr), qui cerchiamo di offrire quelle conoscenze indispensabili a muoversi in ambiente alpino, rischi compresi». Non solo uno spazio ludico, ma anche uno strumento di apprendimento, insomma.

La giornata per i ragazzi inizia in genere con un breve momento formativo, durante il quale gli istruttori, opportunamente formati, illustrano ai visitatori l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: casco, imbracatura, moschettoni e carrucola, tutti omologati naturalmente. Quello della sicurezza è un tema fondamentale.
Anche l’associazione nazionale dei parchi avventura e dei percorsi acrobatici in altezza cui fanno riferimento i circa 150 impianti italiani alla sua più recente assemblea non ha mancato di sottolinearlo:
«Visitando alcuni parchi su richiesta dei proprietari — ha affermato Alberto Pradella che sta affrontando la revisione della normativa europea — ho potuto osservare strutture non totalmente conformi. Ciò non vuol dire che siano tutti da rifare ma bisogna prendere atto di questi fatti».

Parco avventura Monte Alben

Oltre il Colle. Per informazioni: Marco 335.5939676, Mattia 349.7438001 oppure www.fancymountain.com. Si può raggiungere sia dalla Val Seriana che dalla Val Brembana. Nel primo caso arrivati a Ponte Nossa si svolta a sinistraseguendo le indicazioni per il passo di Zambla; nel secondo si arriva invece  Zogno e si prende a destra sempre peril valico di Zambla. Il Parco Avventura «Monte Alben» dispone di piattaform ad altezze variabili (dai 2 ai 15 metri) collegate fra loro da percorsi aerei tra tronchi, passerelle in legno, tirolien, liane e ponti tibetani. Tra le cinque tipologie di tracciati, la novità 2011 riguarda il percorso nero riservato ad adulti e ragazzi in buone condizioni fisiche e con un’altezza misurata al polso con braccio teso di almeno 180 centimetri.

Emanuele Falchetti - dal mensile Orobie, mese di giugno

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