mercoledì 3 novembre 2010

La piccola Regina salvata a Bergamo


La piccola Regina salvata a Bergamo
La Resistenza in Val Brembana
Gli storici hanno ricostruito l'odissea degli ebrei in fuga


C'è una relazione diretta fra le due grandi guerre. Una carneficina non era bastata. Nel 1939 l'Europa venne gettata in un nuovo bagno di sangue. Nel 1943 in Italia cadde il fascismo, nel Nord dopo l'8 settembre si passò alla dittatura sostenuta dai nazisti tedeschi. E cominciò la Resistenza.
Accadde anche da noi, anche in terra bergamasca. Proprio in questi giorni, a ridosso delle rievocazioni per la fine della Prima Guerra Mondiale, è uscita la nuova edizione, ampliata e corretta, di un volume fondamentale per la storia locale di quegli anni: «La Resistenza in Valle Brembana», scritto da Tarcisio Bottani, Giuseppe Giupponi e Felice Riceputi.10 settembre

I tre autori informano che la Resistenza è iniziata pressoché subito: «I tedeschi entrano in Bergamo il 10 settembre e occupano le caserme e la Prefettura senza incontrare la minima resistenza. Nel frattempo però i prigionieri detenuti nel campo della Grumellina hanno approfittato della confusione per abbattere i cancelli e disperdersi nei dintorni della città. Sono circa 2.500 uomini: inglesi, francesi, americani, jugoslavi, greci, russi, ciprioti...».

Rastrellamenti
In Val Brembana la Resistenza prese forma ai primi di settembre quando a Zogno, in casa di Mario Colombo «Zani», si tenne una prima riunione cui parteciparono «il pretore di Zogno Mario Fassio, Lorenzo Pesenti (specializzato da anni in scritte antifasciste sui muri), il maggiore Pietro Carissimi, Camillo Geneletti e Mario Bellotto. Vi si discute come sostenere e aiutare i gruppi alla macchia e si decide di prendere contatto a Milano con Antonio Manzi, emissario di Giustizia e Libertà, il nucleo di resistenza costituito dal Partito d'Azione». Il pretore Fassio venne in seguito arrestato e condannato a cinque anni di reclusione.
Il primo rastrellamento venne effettuato dalle SS tra l'8 e l'11 ottobre sulle colline di Bruntino e della Botta di Sedrina. Altro rastrellamento domenica 17 ottobre a Lenna, alle quattro della mattina. A fine ottobre i primi gruppi di partigiani in valle erano comunque organizzati. C'erano nomi che animarono poi anche la vita economica e culturale della città da Giovanni Pandini a Tito Spini, Gian Franco Agazzi, Angiolino Quarenghi, Ettore Tulli... Fu Ettore Tulli, a Santa Brigida, a organizzare la prima banda vera e propria, la «Carlo Pisacane» a sottolineare la relazione fra Resistenza e Risorgimento. Si insediarono nelle baite del Monte Avaro.

Cantiglio e Zambla
Iniziò una storia di incursioni, uccisioni, rastrellamenti. I morti di Cantiglio e di Zambla verso la fine del '43 furono un duro colpo per il movimento partigiano.
Di particolare interesse è la ricostruzione dell'odissea degli ebrei in valle, diverse decine di «confinati» che furono aiutati dalla popolazione, che furono nascosti o fatti fuggire. 
Una storia emblematica è quella della giovane Regina Zimet che raccontò anche della permanenza della sua famiglia a San Giovanni Bianco e a Serina durante la guerra. Per i fatti accaduti in valle, Israele ha insignito del titolo di «Giusto tra le nazioni» don Eugenio Bussa, per i ragazzi nascosti a Serina, e la famiglia Frosio di Sant'Omobono. Ai coniugi Antonio Pianetti e Ambrogia Vitali della Pianca di San Giovanni Bianco giunse l'elogio del generale Alexander. Si distinsero per gli aiuti anche i coniugi Serafino Cortinovis e Anita Carrara di Serina e Olga Mantovani pure di Serina

«Cosacchi»
Nei primi mesi del '44 si assistette a una stasi del movimento di resistenza fino alla ripresa dell'estate, legata anche ai movimenti del fronte nell'Italia centrale. Il volume parla anche della realtà fascista in quel periodo: «Al richiamo alle armi delle classi '23, '24, '25 risponde solo la metà dei ragazzi: qualcuno per paura delle conseguenze, altri certamente convinti di battersi per una giusta causa, ma senza sapere che il duce è ormai un burattino manovrato dai tedeschi e che la corte di Salò è affollata di sgherri, avventurieri, delinquenti della peggior risma».

Una storia ricca di episodi. La nefasta presenza dei «cosacchi» nazisti a Piazzatorre, le infiltrazioni di spie, la battaglia in Val Taleggio il 27 giugno del '44, l'eroismo del parroco di Pizzino, don Valentino Ongaro, e della gente del piccolo paese: la canonica, la scuola, una villa e gli alberghi di Samuele Vitali e dei fratelli Cattaneo vennero incendiati. Tristemente famosi il rastrellamento di Cornalba e dell'Alben, verso la fine di quell'anno, dove persero la vita dodici partigiani; tragiche anche le vicende di Villa Masnada e Petosino dove persero la vita nove partigiani... La fine del '44 fu un momento durissimo per il movimento di liberazione. La situazione si modificò nei mesi successivi fino a che nel marzo '45 «la media Val Brembana e la Val Serina erano praticamente in balia delle formazioni partigiane e in particolare della XXIV Maggio». Poi l'aprile e la Liberazione con la discesa delle formazioni a Bergamo nei giorni successivi al 25.

Alla fine, il libro dedica un capitolo alle persone della valle che furono prigioniere in Germania e agli ebrei che vennero nascosti nei paesi del Brembo grazie al coraggio di alcuni abitanti, parroci, persino ad alcuni podestà e carabinieri. Il libro si chiude con gli elenchi dei Caduti e dei partigiani e patrioti che realmente lottarono in quell'inferno per approdare a un'Italia dove valesse la pena vivere.

Paolo Aresi - L'Eco di Bergamo Mercoledì 03 Novembre 2010 TERZA,pagina 50

I numeri della Resistenza

114
È il numero dei partigiani morti appartenenti a formazioni operanti sul territorio brembano o nelle aree limitrofe.
7
Sono le principali formazioni partigiane che operarono in valle: le Fiamme Verdi (Brigata Fratelli Calvi), le brigate Garibaldine (86ª brigata Garibaldi), le Brigate Giustizia e Libertà (XXIV Maggio, Cacciatori delle Alpi, Camozzi), Sap Matteotti (formazione socialista), Brigata Vittorio Veneto (formazione liberale).

1.100
Sono i partigiani (persone che parteciparono ad almeno tre azioni di combattimento), patrioti (persone che, pur nelle brigate, non raggiunsero il livello di partigiani) e benemeriti (civili che fornivano un sostegno esterno) che operarono nella Val Brembana durante la Resistenza.

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