domenica 14 novembre 2010

La Memoria "tradita"

La Storia, la cultura, i luoghi, le vicende dimenticate.

La “Storia” è una grande maestra per coloro che la leggono e la interpretano correttamente. Come asseriva Giambattista Vico, storico, filosofo e studioso della prima metà del 1700,: “La storia non è altro che un insieme di azioni fatte dagli uomini. Quindi nonostante passino gli anni e i secoli, e nonostante cambino i luoghi, le circostanze e le cause storiche, c’è qualcosa che non cambia. Ed è appunto l’essere umano, che invece, sempre uguale a se stesso, non fa altro che ripetersi ciclicamente nei suoi comportamenti, nelle sue idee, nei suoi desideri, nelle sue azioni.”, ma questa semplice constatazione non ha impedito che identici errori si ripetessero nel tempo.
Pertanto è importante che “la memoria”, costituisca un “tramite” indispensabile affinché le nuove generazioni conoscano i pericoli che possono incombere sul loro futuro.
Fatta questa premessa, viene spontaneo chiedersi perché, anche nelle piccole Comunità, attente alla loro storia, tradizioni, cultura, episodi, oltretutto non troppo lontani, che hanno coinvolto parenti, amici e conoscenti, sono obliate, dimenticate, relegate nella memoria di pochi sopravvissuti.
La Valserina è stata uno dei principali “teatri” delle vicende militari che hanno contrassegnato la nascita della “democrazia” nel nostro Paese.
Episodi bellici o collaterali hanno prodotto decine di vittime, alcune ricordate con semplici lapidi, altre addirittura ignorate e “mai degnamente onorate”.
Basta elencare alcune date e, sinteticamente, alcuni episodi:
Il Roccolo "Gasparotto al Colle di Zambla
  • Il 15 gennaio 1944 un rastrellamento raggiunge il roccolo; nello scontro cade Valdo Eleuterio.Soverchiati   dai nazifascisti, Dante Paci e i suoi partigiani sono catturati (Paci sarà fucilato nel luglio deI 1944);
  • Il 4 ottobre 1944 un aereo che porta rifornimenti ai partigiani delle nostre vallate impatta la cresta del Monte Menna a Oltre il Colle località Pezzadello ed esplode: diciassette morti;
  •  Il 25 novembre 1944 un reparto della compagnia OP di Bergamo, al comando del tristemente notocapitano Aldo Resmini, inizia un rastrellamento in Valserina. Appena prima della frazione di Rosolo incrocia e blocca la corriera di linea Zambla-Bergamo. Mentre si compie la perquisizione dei passeggeri, sopraggiunge la seconda corriera.  Sono fermati, riconosciuti e uccisi sul  posto i partigiani Giuseppe Biava, Barnaba Chiesa e Antonio Ferrari. La colonna prosegue sino a Cornalba dove è colpito mortalmente il comandante “Ratti” e ferito gravemente Gino Cometti (un giovane di Cornalba di appena diciassette anni), che verrà “finito” immediatamente con due colpi di pistola. Alle dodici la colonna lascia Cornalba con i prigionieri Egidio Bianchi, Giovanni Bianchi e Luigi Maver che si aggiungono a Lorenzo Carrara, catturato in precedenza a Senna. Egidio Bianchi, Giovanni Bianchi, Luigi Maver e Lorenzo Carrara sono riconosciuti amici e collaboratori dei partigiani, selvaggiamente torturati nella caserma dell’OP a Bergamo e incarcerati a S. Agata (Lorenzo Carrara morirà, causa le torture subite, due anni dopo). In un primo conflitto a fuoco sulla strada che conduce al comune di Dossena, nei pressi del Passo Crocetta, era mortalmente ferito il partigiano Celestino Gervasoni. Un altro gruppo di militi, partendo dall’abitato di Serina, prese la direzione dell’Alben sorprendendo in una baita alcuni partigiani che si stavano preparando a lasciare la zona per raggiungere il resto dei superstiti della brigata. Nell’imboscata morirono tre partigiani di nazionalità russa, “Carlo”, “Michele” e “Angelo”, e un giovanissimo partigiano di appena diciassette anni, Mario Ghirlandetti. 15 caduti.
Lapidi ricordano i tragici episodi a Zogno, Ambra, Algua e Rosolo. Una lapide al Colle di Zambla, "Roccolo Gasparotto". Commemorazioni hanno luogo tutti gli anni sempre a Cornalba, Zogno, Ambra, Algua e Rosolo.
Lapide che ricorda l'uccisione di Valdo Eleuterio al Roccolo Gasparotto

Purtroppo a Oltre il Colle, non solo è “dimenticata” la lapide al Colle di Zambla, ma non esiste manco un “cenno” di ricordo sulla strage del Pezzadello. Eppure anche questi uomini morirono per la “libertà” anche degli Oltrecollesi.
Nonostante il lavoro svolto dal ricercatore Massimo Maurizio “Pendughet”, presentato anni orsono dall’Associazione Ultracollem, nulla si è mosso a livello amministrativo.
Anche quest’anno il 4 ottobre è passato tristemente inosservato!

Gallicus

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ogni anno, quando salgo la prima volta a Zambla, la visita alla lapide di Valdo e rituale. Pulisco dall'erbaccia e cerco di mettere in vista lo scritto scolpito. Metto alcuni fiori di montagna per ricordare il sacrificio di un giovane italiano. Poi, durante l'estate, non vedo altre "visite". Un vero peccato.