venerdì 18 novembre 2011

Andare in montagna. Rischio fino a che punto?



Domani dibattito con istruttori del Cnsasa, membri del Caai e guide alpine
Tra sicurezza e libertà: tanti interventi con moderatore Annibale Salsa

Il massiccio del Monte Bianco e le Grandes Jorasses teatro della recente disgrazia nella quale ...
La recente disgrazia sul Monte Bianco, dove sono morti Olivier Sourzac, guida alpina francese, e la sua cliente Charlotte De Metz, esperta scalatrice del Club Alpin français, hanno nuovamente richiamato l'attenzione sui rischi in montagna.

Ma, a differenza del passato, non si è parlato di «montagna assassina». Le due vittime erano alpinisti esperti, perfettamente in grado di affrontare le difficoltà della salita. Piuttosto resta in discussione il problema rischio: chi va in montagna in certe condizioni sa di rischiare, ma fino a che punto?

È questo il tema del convegno che si tiene domani al Palamonti: «Il rischio in alpinismo: salvarlo o eliminarlo?», che parte da un preciso presupposto sul quale chi pratica la montagna è d'accordo: l'alpinismo è un'attività che è sempre stata espressione della massima libertà.

Sarà un dibattito molto interessante e sicuramente di notevole livello considerato i partecipanti all'incontro, aperto ai membri del CAAI, gli accademici del Club Alpino Italiano, gli istruttori delle scuole di alpinismo, scialpinismo e arrampicata (CNSASA) del Cai e le guide alpine. Decine di interventi e un ampio dibattito, che sarà moderato da una personalità di grande prestigio in campo
alpinistico, e non solo in quello: Annibale Salsa, già presidente centrale del Cai.

Sul fatto che anche recentemente, sull'onda dell'emotività per alcuni incidenti particolarmente gravi, si siano fatte proposte per regolamentare l'accesso alla montagna, Salsa si è già espresso molto chiaramente: «Gli appassionati di montagna non sono degli irresponsabili. Non lasciamoci prendere dall'emotività. La montagna è, e deve continuare ad essere un luogo di libera frequentazione. La montagna è uno spazio di libertà e non di coercizione, come tale comporta un elevato senso di responsabilità e abbisogna di conoscenza e competenza».

Libertà di rischiare, ma con l'impegno di tutte le componenti del Cai per una maggiore preparazione e consapevolezza da parte di chi va in montagna.

L'Eco di Bergamo - Venerdì 18 Novembre 2011 SPECIALI, pagina 78

Nessun commento: