venerdì 14 agosto 2015

Un incontro con Sergio Fezzoli, il poeta della Valle Serina.

 
 
Vado a curiosare al Colle di Zambla dove hanno organizzato la “Festa di Balòch”, tra bancarelle con i prodotti tipici della valle e con i giochi “campestri” per i bambini: corsa nei sacchi, corsa con le uova, il palo della cuccagna e tanta allegria. Il prato, utilizzato nella stagione invernale come partenza per l’anello di sci di fondo dell’Alben è stracolmo di gente.
Seduto su una balla di paglia, in mano un microfono, trovo Sergio Fezzoli che racconta tradizioni e leggende della Conca di Oltre il Colle. Racconta le origini dei sopranomi degli abitanti delle varie Frazioni della Conca; Balòch di Zambla Alta, Boase di Zambla Bassa, Chisòi di Oltre il Colle e Cavrécc di Zorzone.
Ottantadue anni ben portati, la voce un poco lenta ma chiara e ferma, il più anziano degli Istruttori di sci  della Valle Serina m’introduce nella sua vita di montanaro, con l’amore e la passione di chi ha vissuto e vive la permanenza in un ambiente bello, a volte esaltante, spesso duro e faticoso.
 
Sergio Fezzoli, dopo il servizio militare, ovviamente nel corpo Alpini, e dopo aver trascorso tre anni come emigrante in Svizzera, torna nella sua Valle Serina e si adatta a tutti i lavori possibili: contadino, boscaiolo, muratore e minatore per ben quindici anni nelle miniere di calamina dell’Arera.
Istruttore di sci di fondo per il locale sci club, la sua grande passione, ha insegnato a piccoli e grandi le tecniche di questo sport sulle piste del complesso dell’Alben ed ha partecipato a numerose competizioni anche di alto livello. Per molti anni questa passione lo porterà a insegnare lo sci di fondo sui pendii nevosi dell’Engadina, dal Maloja a Sils, Sant Moritz, Pontresina e Samaden. Nel millenovecentosessantaquattro è co - fondatore della delegazione del Soccorso Alpino di Oltre il Colle.
Ma la sua grande passione rimane la poesia dialettale e ne fanno fede le numerose pubblicazioni tra cui “Sotaùs” (Sottovoce) e “Tochèi de étà” (Pezzi di vita) e l’ultima pubblicazione in ordine di tempo “Tép de öna ölta e de’ ncö” (Tempi di una volta e di oggi”.
Spesso, chiamato a partecipare alle manifestazioni locali, declama a memoria molte delle sue opere e non solo; mentre ci scambiavamo opinioni e ricordi sulle poesie dialettali bergamasche e citato alcuni dei nostri poeti bergamaschi mi ha citato a memoria una di Bortolo Belotti.
Ho acquistato il suo ultimo libro e nella dedica, che ho voluto, dopo le solite frasi e sotto il disegno stilizzato del cappello d’Alpino ha scritto: “Sò mé chè va öle bé” (Sono io che vi voglio bene).
Beh, direi che gli ottantadue anni suonati sono ben portati.
Gallicus


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