Vado a curiosare al Colle di Zambla dove hanno organizzato
la “Festa di Balòch”, tra bancarelle con i prodotti tipici della valle e con i
giochi “campestri” per i bambini: corsa nei sacchi, corsa con le uova, il palo
della cuccagna e tanta allegria. Il prato, utilizzato nella stagione invernale
come partenza per l’anello di sci di fondo dell’Alben è stracolmo di gente.
Seduto su una balla di paglia, in mano un microfono, trovo Sergio
Fezzoli che racconta tradizioni e leggende della Conca di Oltre il Colle. Racconta
le origini dei sopranomi degli abitanti delle varie Frazioni della Conca; Balòch
di Zambla Alta, Boase di Zambla Bassa, Chisòi di Oltre il Colle e Cavrécc di
Zorzone.
Ottantadue anni ben portati, la voce un poco lenta ma chiara
e ferma, il più anziano degli Istruttori di sci
della Valle Serina m’introduce nella sua vita di montanaro, con l’amore
e la passione di chi ha vissuto e vive la permanenza in un ambiente bello, a
volte esaltante, spesso duro e faticoso.
Sergio Fezzoli, dopo il servizio militare, ovviamente nel
corpo Alpini, e dopo aver trascorso tre anni come emigrante in Svizzera, torna
nella sua Valle Serina e si adatta a tutti i lavori possibili: contadino,
boscaiolo, muratore e minatore per ben quindici anni nelle miniere di calamina
dell’Arera.
Istruttore di sci di fondo per il locale sci club, la sua
grande passione, ha insegnato a piccoli e grandi le tecniche di questo sport
sulle piste del complesso dell’Alben ed ha partecipato a numerose competizioni
anche di alto livello. Per molti anni questa passione lo porterà a insegnare lo
sci di fondo sui pendii nevosi dell’Engadina, dal Maloja a Sils, Sant Moritz,
Pontresina e Samaden. Nel millenovecentosessantaquattro è co - fondatore della
delegazione del Soccorso Alpino di Oltre il Colle.
Ma la sua grande passione rimane la poesia dialettale e ne
fanno fede le numerose pubblicazioni tra cui “Sotaùs” (Sottovoce) e “Tochèi de
étà” (Pezzi di vita) e l’ultima pubblicazione in ordine di tempo “Tép de öna ölta
e de’ ncö” (Tempi di una volta e di oggi”.
Spesso, chiamato a partecipare alle manifestazioni locali,
declama a memoria molte delle sue opere e non solo; mentre ci scambiavamo
opinioni e ricordi sulle poesie dialettali bergamasche e citato alcuni dei
nostri poeti bergamaschi mi ha citato a memoria una di Bortolo Belotti.
Ho acquistato il suo ultimo libro e nella dedica, che ho
voluto, dopo le solite frasi e sotto il disegno stilizzato del cappello d’Alpino
ha scritto: “Sò mé chè va öle bé” (Sono io che vi voglio bene).
Beh, direi che gli ottantadue anni suonati sono ben portati.
Gallicus
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