giovedì 6 settembre 2012

Sua la prima libera della "Via dei Ragni"

Piccardi detto il Pota
 
Bergamonews vi propone il racconto dell’impresa scritto direttamente dallo scalatore orobico, conosciuto da tutti con il soprannome tutto bergamasco "Pota", pubblicato sul suo blog personale oltrelaverticale.blogspot.it.

L'impresa di Piccardi

Solo chi non lo conosce bene o è un suo parente stretto lo chiama col suo nome di battesimo, Matteo. Per tutti, infatti, Matteo Piccardi è il “Pota” per la sua chiara origine bergamasca. E’ stato lui, orobico doc ma trapiantato da tempo nel lecchese, a compiere la prima libera della "Via dei Ragni" ai Magnaghi, aperta nel lontano 1960 da Casimiro Ferrari e da Giuseppe Conti
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Di seguito vi proponiamo il racconto dell’impresa scritto direttamente da Piccardi sul suo blog personale oltrelaverticale.blogspot.it.
 
"Come tutte le estati, riesco a ritagliarmi pochissimo tempo da dedicare ai progetti verticali e quest' anno ancor meno. I sogni di grandi pareti dolomitiche svaniscono in un istante... è così, un po' per caso e un po' per fortuna, che nasce il progetto della Via dei Ragni ai Magnaghi. Avvicinamento ripido ma rapido, parete non troppo lunga, vicino a casa, punto d'appoggio per l'apres-climbing l'accogliente Rifugio Porta. Ci son tutti gli elementi per ingaggiarsi!
 
Così, preso dal solito entusiasmodroga, con Gerri "spendiamo" un sabato e una domenica per sistemare la chiodatura e ripetere la via originale che segue linearmente tutta la fessura strapiombante sulla parete sud-est, una linea esteticissima che fin da subito ci strega e cattura tutte le attenzioni.
Poco alla volta, pulendo accuratamente la roccia, scopriamo tutti gli appigli e gli appoggi necessari per poter provare a salire in libera. Sono quattro lunghezze entusiasmanti, centocinquanta metri che mi entrano dentro prepotentemente, si piantano come un chiodo, fisso in testa.
 
Giovedì 16 agosto, accompagnato dal fidato Gerri provo la libera, ma un po' la fretta, un po' l'uscita del tiro (giusto il chiave) che rimane bagnato, cado all'ultimo appiglio prima della sosta e con me cade sotto i piedi anche la motivazione... per oggi basta così!
 
Passano un po' di giorni, vado su e giù dalle montagne come guida, ma la mia testa è lì, inchiodata a quei centocinquanta metri strapiombanti...
 
Ho un giorno libero! Gerri ed io ci accordiamo per riprovare mercoledi 29, ma non faccio mai i conti con gli impegni di mia moglie! Così mi tocca far scattare il bidone. Colpa mia che, sull'onda dell' entusiasmo, faccio i conti senza l'oste :-) sarà per un'altra volta...
 
Verso le undici, mentre cerco disperatamente di far mangiare alla Vale il latte preparato alle novemmezza e ormai raffreddato, mi arriva un sms da Alessandra: "Prepara tutto che ti accompagno a provare la via". Mah... a me sembra una roba da merenderi, partire all'alba delle 13 sotto al soleone dritto sulla coppa.
 
La convinzione è sotto ai piedi, soprattutto quando faccio il primo passo sul sentiero fuori dal bosco: fa un caldo africano!
 
Comunque tra un mugugno e l'altro siamo in ballo e balliamo. Solita solfa, sono ancora qua a tentare di raggruppare quattro appigli in un'unica soluzione, cotto da sta caldazza e gonfio dai vari calici di prosecco della sera prima. Giro di scaldo e quasi svengo dal caldo... cado sul duro, come sempre, ma Ale oggi è per me. Me lo fa capire chiaramente e lo sento, non è roba da poco!
 
Aspetto verso le 15 che arrivi l'ombra a rinfrescare un po' aria e appigli... Uno, due, tre, partito! Via senza esitazioni, arrivo alla decontrazione, mi giro e giù sul sentiero vedo Gerri, lo chiamo, mi vede e inizia a tifare. Gasato dalla situazione arrivo al chiave determinato, agguanto le liste che sembrano più buone del solito e dall'emozione sbatto la testa contro la sosta... quasi cado! Primo tiro fatto. Oro!
Ale e Gerri sono felicissimi, forse più di me. Alessandra mi raggiunge in sosta, e parto per il secondo tiro. Un bel calcio nelle palle con ramponi dodici punte. Infatti non mi ricordo una mazza e devo riguardare tutti i movimenti.
 
Dieci minuti dopo sono già pronto per ripartire, non che sia proprio freschissimo, ma sono galvanizzato e in disperata astinenza da bollicine! Arrivo al duro e devo dare una tirata extra ad un paio di tacche, giusto per mettere in chiaro con i miei flessori chi comanda. Il terzo tiro è un po' più facile ma lo scalo con circospezione, mica voglio sbagliare adesso! Tutto procede alla perfezione. Sosta.
 
Il quarto è puro godimento su una roccia strepitosa. Nel frattempo Claudio, che ha seguito tutte le operine sbinocolando dal Rifugio Porta, è partito per venirci incontro, così, con mia grandissima sorpresa, quando sull'ultimo tiro mi giro a chiamare Ale lo vedo che sta salendo dal sentiero. Un regalo straordinario ed inaspettato! Siamo in cima a questi centocinquanta metri, stupendi e unici nel loro genere... Centocinquanta metri che ci hanno fatto sognare, centocinquanta metri d'amicizia.
 
Giù in doppia a manetta, per andare ad abbracciare gli amici con cui abbiamo vissuto questa avventura, Gerri e Claudio! Poi è una FESTA con le lettere maiuscole. Prosecco a go-go e una torta della Lolli, pere e cioccolato il cui ricordo allieterà a lungo le tristi giornate "de mort de fam".
Grazie a tutti per queste bellissime giornate!!"
 
Bergamonews - 6 settembre 2012



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