sabato 26 febbraio 2011

Addio al partigiano-fotografo


Ieri a Villa d'Almè i funerali di Battista Capelli, guidò la formazione «Primo Maggio Fiamme Verdi»
Immortalò con decine di scatti la lotta armata nelle valli, soldati e mezzi militari. Ha lasciato un diario

La «Preghiera del ribelle» e un intenso applauso hanno dato ieri pomeriggio – nella chiesa di Villa d'Almè – l'ultimo saluto al comandante Velio, il partigiano Battista Capelli che dopo aver trascorso anni di sofferenze e stenti sui fronti russi e jugoslavi, ha dato vita nel 1944 alla formazione partigiana «Primo Maggio Fiamme Verdi», in azione tra la Valle Taleggio, l'alta Valle Seriana e il passo di Zambla.

Con Velio, che ha vissuto da protagonista la lotta di liberazione dal nazifascismo nelle valli bergamasche, se ne è andato anche un altro pezzo di storia partigiana. «Dobbiamo essere capaci di leggere la storia – ha esordito nell'omelia padre Enzo Viscardi, che ha concelebrato insieme al parroco don Raffaele Cuminetti – anche attraverso le persone che hanno fatto la storia della nostra società. Battista ha sempre inseguito i valori della libertà, della giustizia e della pace, donando molto anche alla nostra comunità con la sua lunga vita vissuta in pienezza».

Battista Capelli, classe 1916, era originario di Almenno San Salvatore. Aveva solo 21 anni quando nel giorno del suo compleanno, nel 1937, venne arruolato nel secondo reggimento Artiglieri a cavallo del regio esercito italiano. «Partì per Ferrara – ricorda la moglie Luigia Pesenti – e dopo alcuni anni di carriera militare, nell'aprile del 1941 venne inviato sui fronti di guerra russi e jugoslavi, da cui rientrò solo nel 1943».
Anni strazianti, tra fame, fatiche e sofferenze, che Capelli è riuscito a documentare grazie a una macchina fotografica a cassetta che portava sempre con sé. Sono centinaia gli scatti raccolti in un volume, dato alle stampe nel 2005: ritraggono soldati, paesaggi, mezzi militari e accampamenti, donne e bambini dai volti sofferenti, ma anche momenti della lotta partigiana nelle valli bergamasche.

La macchina fotografica è stata la compagna inseparabile di Battista Capelli, ma le fotografie non sono le uniche testimonianze che lascia in eredità ai posteri. «Il suo ricordo – dicono le figlie Silvana ed Elisabetta – sarà mantenuto vivo da un diario di guerrain cui ha riportato tutto quello che gli accadeva attorno e gli spostamenti che faceva. Aveva appuntato tutto su dei quadernetti neri che aveva sempre conservato con cura e che ha ribattuto da solo con una vecchia macchina da scrivere».

Nel suo diario Battista ha riportato con dovizia di particolari ogni avvenimento che lo coinvolgeva. Come quando appena rientrato dal fronte diede vita alla formazione partigiana «Primo Maggio Fiamme Verdi» con l'appoggio di alcuni commilitoni della Valle Imagna. «Sul finire della primavera del 1944 – ricorda la figlia maggiore Wilda – nostro padre aveva ricevuto l'ordine di andare in alta Valle Taleggio. Salì in bici e li aspettò il lancio di viveri, vestiario e armi dagli aerei anglo-americani.

Poi gli venne assegnata la zona dell'alta Valle Seriana e di Zambla».

È qui che Battista, con il nome di battaglia di Velio iniziò la lotta partigiana, che portò avanti fino alla Liberazione, nonostante le minacce di morte alla sua famiglia e l'arresto della sorella Maria. Il suo nascondiglio non venne mai svelato: il 25 aprile del 1945 Velio riuscì a raggiungere Bergamo e a sfilare tra due ali di folla davanti alla prefettura.

Gabriella Pellegrini - L'Eco di Bergamo - Sabato 26 Febbraio 2011 PROVINCIA, pagina 47

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ogni volta che ho modo di conoscere Italiani come lui, mi sento onorata di essere nata in Italia...
Cercherò sempre di esserne degna.
Irene del Prato