giovedì 10 febbraio 2011

Biocentrale- Il risparmio in bolletta tocca il 15%

Sedrina: i numeri a due anni dall'avvio del teleriscaldamento
Ma la legna arriva dal Comasco






Un risparmio sulla bolletta del riscaldamento del 15%. E in questi tempi di crisi economica non è poco. La centrale a biomassa (ovvero scarti di legna vergine) di Sedrina, a circa due anni dall'inaugurazione, «snocciola» i primi numeri ufficiali: un taglio di mille tonnellate di Co2 l'anno grazie alla produzione di energia termica verde, 200 utenze collegate, una produzione (nel 2010) di 7 Gwh di energia termica e di 19 Gwh di energia elettrica. E per farla funzionare dalle 110 alle 115 tonnellate di legno al giorno (cortecce, segature, trucioli, chips da coltivazioni o materiale vegetale prodotto da trattamento meccanico di prodotti agricoli).
Gestione per 29 anni

I dati sono quelli forniti dalla Cofely (gruppo Gdf Suez), azienda che fa parte di «Sts», società che, in concessione al Comune, ha in gestione per 29 anni la centrale e la rete di teleriscaldamento del paese.
La cronistoria: il progetto della centrale a biomassa di Sedrina nacque all'incirca nel 1998 per volontà dell'amministrazione comunale. Un intervento del valore complessivo di 17 milioni di euro, avviato nel 2005 e portato a conclusione a fine 2008-inizio 2009, periodo in cui venne acceso l'impianto. La centrale, realizzata dal Comune in Val Tresa, nell'ex cava a valle della frazione Benago, grazie alla combustione di legna fornisce energia termica per il riscaldamento delle case ed elettrica (per la centrale stessa e per la rete Enel).

L'impianto funziona 24 ore su 24 per un totale di 8.000 ore all'anno e ha un fabbisogno giornaliero di 110-115 tonnellate (circa 35 mila tonnellate all'anno) di legna. A oggi, col teleriscaldamento, sono collegate 200 abitazioni di Sedrina capoluogo, ma anche le località Cassettone, Pratomano e Cacosio (ancora esclusa la frazione più grossa, Botta, al confine con Villa d'Almè).
Il problema principale riguarda il reperimento del legname: si tratta sì di «filiera corta», ovvero non si va oltre i 70 chilometri di raggio dalla centrale, ma il materiale che arriva dalla nostra provincia è ancora esiguo.

Valore basso del legno
«La legna – spiega il sindaco Agostino Lenisa – arriva per la quasi totalità da Como e Lecco. Si tratta in particolare di ramaglie e potature di alberi. Per il resto la nostra provincia offre poche possibilità: i boschi sono difficilmente accessibili perché mancano strade rurali e il recupero, il più delle volte, avviene con gli elicotteri. E oggi il valore del legno è bassissimo: 32 volte inferiore a quello degli anni Settanta».

Poco materiale disponibile
«E poi per il taglio ci sono troppi ostacoli – continua il sindaco –. Per tagliare quattro piante a volte servono più autorizzazioni che per una concessione edilizia. Così sfruttare i boschi diventa difficile: ho fatto un incontro con lavoratori del settore e Consorzi forestali ma, rispetto alle esigenze della nostra centrale, le loro disponibilità, in termini di legname, sono troppo basse».
«L'auspicio – conclude sindaco – comunque, è che nei prossimi anni almeno la metà della legna arrivi dalla nostra provincia: sta agli enti pubblici muoversi per favorire la "filiera corta", attraverso una politica di sostegno alle attività boschive».

Giovanni Ghisalberti - L'Eco di Bergamo - Giovedì 10 Febbraio 2011 PROVINCIA, pagina 40

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