sabato 18 luglio 2015

La frana e la 'grande opera' che non ha funzionato: Val Serina in ginocchio


Pubblichiamo la lettera inviata a Bergamonews



L'inarrestabile crisi economica che si abbatta sulla Valle Brembana trova anche altri fattori che aggiungono a rendere ancora più drammatica la situazione. La frana, le "grandi opere" con sperpero di denaro pubblico e l'epilogo: le aziende che chiudono. La lettera-denuncia di un nostro lettore.

L'inarrestabile crisi economica che si abbatte sulla Valle Brembana trova anche altri fattori che aggiungono a rendere ancora più drammatica la situazione. La frana, le "grandi opere" con sperpero di denaro pubblico e l'epilogo: le aziende che chiudono. La lettera-denuncia di un nostro lettore.

Spettabile redazione di Bergamonews,

mentre Bergamo balla di notte, una nota ditta di serramenti, la Serbaplast, chiude la sua storica fabbrica di Zorzone vicino a Oltre il Colle, e la succursale più a valle, per trasferirle a Zogno.

L'inarrestabile crisi della Val Brembana e delle sue valli collaterali colpisce ora la Val Serina, da due anni bloccata da una frana, inspiegabilmente avvenuta dopo imponenti lavori della Provincia per costruire un nuovo viadotto e mettere in sicurezza le pareti franose dei versanti nei pressi di Bracca. Siamo alle solite : una cosiddetta "grande opera" che non ha funzionato, ma che anzi ha messo ancora più in crisi un'intera valle, già in ginocchio, i cui abitanti da anni devono sobbarcarsi estenuanti percorsi automobilistici alternativi.

Tutto questo mentre ancora pochi anni fa si sperperava denaro pubblico anche da queste parti, non per fare "cattedrali nel deserto" ma quasi. Per una cattedrale verde sul vicino Monte Arera, costruita con una piantagione di alberi a latifoglia, disposti e modellati a forma di grande chiesa, che ovviamente non potevano che morire ad una quota di 1.800 metri, dove sopravvivono solo le conifere alpine.

E' così che certe pubbliche amministrazioni aiutano le sofferenti economie locali : con l'eutanasia. Per non parlare del milione e passa di Euro spesi per tracciare una strada asfaltata che consente di raggiungere l'Arera senza fatica, al prezzo un simbolico pedaggio (vedasi Vs articolo sulla questione). Ai costi per il trasferimento dei complessi impianti delle due fabbriche suddette si aggiunge la batosta che arriverà nei piccoli comuni della Val Serina, che ora si vedranno privati di un altro significativo indotto economico.

Una disastro tira l'altro (mi ricorda la Grecia).

Grazie per l'attenzione.
Carlo Curto

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