A volte succede che ristrutturando una vecchia baita possano
verificarsi imprevisti interessanti, riscoprendo ciò che il tempo e la natura
hanno occultato per anni.
E’ quanto è successo durante i lavori di recupero di una
stalla, la “Cà di Coren”, a Zambla Bassa.L’edificio, da tempo abbandonato e in precarie condizioni, è stato acquistato da un nuovo proprietario per essere adibito a stalla per i suoi bei cavalli di razza “Appalose”, due eleganti femmine.
Per eseguire tali lavori si è dovuto tracciare una stradina
che dalla via principale di Zambla Bassa arrivasse in prossimità della stalla e
durante tali lavori, è “riemersa” una vecchia fonte utilizzata dagli abitanti
sino all’immediato dopoguerra.
A quel tempo, a monte della fonte (Ol sass de la volp), non
esistevano costruzioni e la zona era adibita a pascolo e l’acqua piovana,
filtrata dal terreno e dalle rocce sottostanti e diventata sorgente, alimentava
la fonte ed era ritenuta potabile. Gli anziani del luogo la ricordano in
particolare perché la fonte era situata sul sentiero che, a quel tempo,
collegava la frazione di Zambla Bassa con la Val Parina e con la Val Vedra (località
Cà Pasì), zone nelle quali esistevano, ed esistono tuttora, numerose
stalle, circondate da pascoli, che ospitavano le mandrie prima e dopo la
transumanza in alpeggio.
Inoltre il bosco che la circondava rendeva il luogo fresco
nel periodo estivo e, al ritorno dai lavori di fienagione e di mungitura del
bestiame, era il meritato punto di riposo e di rifornimento di acqua fresca e
abbondante.
Dopo gli anni sessanta, l’edificazione del “Sass
de la volp” aveva di fatto compromesso la potabilità della sorgente e, successivamente,
un violento nubifragio che investì la Conca di Oltre il Colle nel 1974 e che
causò smottamenti ed enormi danni in tutta la vallata, seppellì la sorgente e
la fonte in pietra che la sormontava.
Ora, a distanza di trent’anni, la vecchia fonte si
ripresenta ancora in buona salute, come testimonia lo stato delle pietre che
circondano la volta, e il gorgoglio dell’acqua che vi sgorga, richiama alla
mente, nel silenzio del bosco, il lento e cadenzato scalpitio dei contadini che
risalivano il sentiero per tornare a sera nelle proprie abitazioni e il cauto e
guardingo avvicinarsi degli animali del bosco che colà si abbeveravano.
Nel pascolo accanto alla stalla, recuperato e ripulito da
sterpi e cespugli dopo anni di abbandono, brucano le due cavalle accompagnate a
debita distanza, quasi con rispetto, da una minuscola giovane cavallina con
la bionda criniera.
La “Cà di Coren” rivive la sua seconda
giovinezza e pare voglia dire a quanti passano dal sentiero: “Sono ancora viva e utile e vi ho offerto
ricordi del tempo passato. Anche noi vecchi possiamo essere utili!”
Gallicus
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