sabato 24 aprile 2010

Chi ha visto i volti di questi partigiani?

La vita quotidiana nei giorni della Resistenza e della Liberazione: la ricerca di due bergamaschi


Le Foto sul Sito  https://sites.google.com/site/zamblaclub/

Immagini nuove, immagini inedite. In realtà vecchie, che appartengono a un passato lontano. Sessantacinque anni fa. E anche di più. Immagini di un tempo che non è più, che non esiste più, che non possiamo più trovare, in nessun angolo del mondo. Ma che è stato, e che ha dato luogo al nostro presente. Immagini della guerra, della Resistenza a Bergamo e intorno a Bergamo. Immagini che cercano un autore e, in molti casi, cercano un legame con la realtà di oggi: chi sono le persone fotografate? Chi sono quei giovani che imbracciano il fucile? Chi sono quei partigiani che sorridono ai piedi del camion dove si legge «Ponte S. Pietro»? E chi è quel giovane con la sigaretta in mano, belle labbra carnose, espressione malinconica, con addosso una divisa dove sul petto si legge «Dalmine»? E questi altri con cappello d’alpino e fucile a tracolla, che posano accanto a una Balilla?

Tante immagini, un fiume di nuove fotografie raccolte da un appassionato di storia di Oltre il Colle. Fotografie che riportano indietro, fanno correre a rovescio i giorni, riportano a giorni di dolore e di morte, di lotta per tornare a essere liberi. Per regalare a noi, abitanti del tempo futuro, la libertà. La stiamo usando bene la libertà per la quale tante persone sono morte? Centinaia di migliaia di giovani. Partigiani, internati, soldati dell’esercito regolare che risalivano dal Sud con gli Alleati. Ma anche i giovani che stavano dall’altra parte e contro la libertà individuale lottavano nel nome della fedeltà a un patto, a un passato che nei loro cuori aveva ragione di continuare.

Come in un tragico paradosso, il loro contrapporsi a libertà e democrazia ha dato più valore, drammatico valore a questi ideali.

Anche molti preti in quei terribili diciannove mesi che andarono dal settembre 1943 all’aprile 1945 scesero in campo contro il nazifascismo. Si schierarono con i partigiani, oppure si preoccuparono di salvare ricercati ed ebrei. Nomi noti e nomi sconosciuti.

Don Bepo Vavassori, don Antonio Seghezzi, don Tranquillo Della Vecchia, don Rocco Zambelli, don Giovanni Bonanomi... Un elenco lungo. Alcuni appaiono in queste nuove-vecchie fotografie. Ci sono momenti riconoscibili, come i ragazzi di Serina, nascosti in paese dal sacerdote milanese don Eugenio Bussa, come i partigiani che sfilano in piazza Pontida con l’aria orgogliosa dei vincitori, come il documento di appartenenza al movimento d’insurrezione. E tanti altri attendono invece un riconoscimento.

Tutte le fotografie verranno inserite nel sito Internet del club «Amici di Zambla» all’indirizzo https://sites.google.com/site/zamblaclub/ Dell’operazione si occupano Alberto Sangalli, di Bergamo, e Massimo Maurizio (detto Pandughet), di Oltre il Colle. Maurizio è ricercatore storico, presidente dell’associazione Ultracollem: tra le sue iniziative la storia di Oltre il Colle, l’indagine sul disastro aereo del Monte Menna dove si schiantò un aereo americano durante la guerra (trasportava personale e aiuti per i partigiani) e ricerche sulle miniere della Val del Riso e della Val Parina. Dicono Sangalli e Maurizio: «Dopo 65 anni dalla fine della guerra di Liberazione, il tempo ha svolto il suo benefico effetto su fatti, eventi , persone che hanno contribuito ai tre anni più importanti del ’900 italiano. L’animosità è cessata, gli italiani non si dividono più fra chi ha fatto la guerra resistenziale, da una parte o dall’altra, o chi non l’ha fatta del tutto. Ora è il momento di vedere assieme cosa il tempo ha depositato nella memoria storica collettiva della nazione e quanto, invece, si sia perso nei lunghi anni trascorsi. Queste foto, numerose e ben conservate, richiamano volti di giovani che hanno ritenuto di donare un periodo della loro vita, molti la vita stessa, all’amore, alla libertà nelle sue diverse espressioni. I tanti anni trascorsi dalla fine di quella lotta non permettono più oggi, facilmente, di riconoscerne le sembianze, ricordarne i nomi, né i fatti e gli avvenimenti. Con l’operazione che stiamo mettendo in atto - potremmo definirla, magari un po’ banalmente, ma con una certa efficacia, "Chi li ha visti?" - vorremmo dare loro un nome , così come una indicazione ai numerosi eventi di dolore popolare raffigurati nei funerali e commemorazioni, oppure in azioni a fuoco sulle nostre montagne. Le foto rinvenuteverranno pubblicate a puntate, in gruppi di due o tre alla volta, ogni 4 o 5 giorni, e chi vorrà potrà liberamente intervenire sul sito per dare il contributo di riconoscimento.

Il fine ultimo di questa operazione è rinvigorire il ricordo del nostro passato che non deve essere dimenticato ma mantenuto vivo per le future generazioni, perché sappiano, perché riflettano, perché si rendano conto che cosa esiste alla radice della nostra libertà».

Paolo Aresi L’Eco di Bergamo Sabato 24 Aprile 2010 CRONACA, pagina 19

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