Ghiaccio, buio, inesperienza, valanghe
«In montagna il rischio è un fattore altamente soggettivo ma ci sono alcuni
elementi che non vanno mai sottovalutati: uno di questi è il buio».
«Nelle ore notturne, persino nelle condizioni migliori di tempo e di
terreno, i tempi d’intervento possono prolungarsi di parecchio e tutte le
operazioni diventano più complesse. Se poi si aggiunge la presenza di ghiaccio
in ambiente impervio, l’esposizione alle basse temperature che di notte
scendono ancora di più e l’imperizia tecnica e comportamentale, basta davvero
poco per rimetterci la vita. Non solo: i soccorritori stessi, per quanto
preparati, equipaggiati e organizzati, vengono messi a repentaglio, perché il
rischio zero non esiste».
È delle ultime un intervento svolto completamente in notturna, dove due
sci-alpinisti sono stati soccorsi dalla mezzanotte all’alba e portati in salvo
solo grazie all’intervento congiunto di Cnsas e Rega Svizzera. Negli anni
scorsi, con le stesse condizioni ambientali, è capitato purtroppo che in una
sola giornata, in interventi diversi, abbiano perso la vita ben cinque persone.
In questi giorni il Soccorso alpino lancia appelli costanti, in quanto le condizioni meteorologiche recenti hanno determinato la presenza di estese aree ghiacciate. Inoltre, su Alpi Retiche, Adamello e Orobie Centrali il rischio di valanghe, secondo il bollettino di Arpa Lombardia, resta marcato (indice di valore 3 su 5). I veri esperti e comunque le persone di buon senso sanno molto bene che cosa fare ma anche che cosa non fare. Chi va in montagna deve farlo con la massima consapevolezza e valutare se sia il caso di tornare indietro: la rinuncia è una grande conquista perché spesso significa tornare a casa vivi.
L'Eco di Bergamo - 17 dicembre 2017
Nessun commento:
Posta un commento