mercoledì 24 aprile 2013

Qualcosa tipo una liberazione


Domani 25 aprile Anniversario della "Liberazione"
Grazie, partigiani

 
Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile. 

Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione».

Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza.

La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani

Massimo Gramellini - La Stampa 24 aprile 2013

1 commento:

Anonimo ha detto...

La Resistenza , nonostante siano pasati così tanti anni non ha smesso di suscitare sentimenti e stati di gioia da una parte, nella maggioranza, dall'altra, una minoranza, il silenzio e il dolore per la caduta di un regime nel quale fino all'ultimo spesero i migliori anni della giovinezza.
A noi, figli del secondo dopoguerra, è fatto obbligo di ricordare la fede di chi fu da una parte e di chi fu dall'altra.
Noi non siamo stati coinvolti negli odi e nelle vendette di quei mesi ma dobiamo riflettere cosa fu per l'Italia spaccata in due il 25 aprile,senza astio nè vendetta.
TUTTE E DUE LE PARTI AMARONO L'ITALIA, anche se in modo esattamente contrapposto, tutti rischiarono e diedero la propria vita in una guerra fratricida e dilaniante nei sentimenti, nel corpo per molti, nell'anima per tutti e dalla quale scaturì la nostra carta costituzionale.
Onore ai caduti , tutti!.
Da una parte e dall'altra. Ricordiamoli tutti ed esaltiamo il loro amore verso l'Italia libera e unita.
Il Fascismo e il nazismo violentarono le coscienze dei più puri giovani italiani a Salò. Tanti ci credettero, troppi.
Per questo pagarono un prezzo altissimo, alcuni con la vita stessa, altri con anni di emarginazione e ostracismo.
So che queste parole non faranno molto piacere ad una parte ma ricordiamo anche senza astio o turnbamenti la memoria di questi ragazzi come quelli della Tagliamento massacrati a Rovetta qualche giorno dopo, a guerra civile terminata.
I morti , tutti, sono trapassati.
A noi spetta solo un ricordo, una pietà.
Pendughet