mercoledì 18 agosto 2010

Magie di luce nella notte. E la diga diventa spettacolo

Vilminore: in 1.500 sul Gleno per ammirare l'illuminazione della struttura

Ricordata la tragedia del 1923. Presentato il progetto di recupero dell'area
 
Primo dicembre 1923: alle sette e un quarto del mattino un boato scuote la Valle di Scalve. La diga del Gleno, da poco costruita, crolla scaricando acqua e detriti fino al lago d'Iseo, distruggendo interi paesi e uccidendo centinaia di persone. Oggi, dopo 87 anni, i ruderi della diga restano uno dei simboli del
comune di Vilminore di Scalve.

La diga è un simbolo e un patrimonio, incastonato in un ambiente naturale speciale. Da due anni a questa parte l'amministrazione comunale di Vilminore, in collaborazione con la società Enel Green Power, sta appunto cercando di valorizzare questo «monumento» che ogni anno richiama in valle migliaia di visitatori. È stato così anche nella la notte fra lunedì e ieri, con tantissime persone giunte in quota per assistere alla spettacolare illuminazione della diga. Fasci di luce hanno squarciato la notte offrendo uno spettacolo suggestivo.

APERTA LA CENTRALE POVO

Ma non solo: durante il giorno, oltre a illustrare i lavori di valorizzazione del laghetto vicino alla diga che stanno impegnando Comune ed Enel per 1,7 milioni di euro, sono state aperte a tutti le porte della centrale elettrica di Povo, appena sotto la piccola frazione di Bueggio.
Per concludere la «giornata dell'energia», in collaborazione con i volontari dell'Anpas Croce Blu di Gromo, alle 20 è stata illuminata la diga. Prima con una luce rossa, quasi a voler ricordare a coloro che stavano a valle ad ammirarla la tragedia del crollo, poi il passaggio graduale a una luce più chiara, bianca, come se fosse giorno. Infine la luce è tornata di nuovo rossa, prima di spegnersi lentamente. «L'illuminazione della diga – spiega il sindaco di Vilminore, Giovanni Toninelli – è stata fatta per ricordare le vittime della tragedia che ha segnato la storia della Valle di Scalve, ma è anche un monito per chi adesso si occupa di infrastrutture: è la dimostrazione di quello che accade se le cose non vengono fatte rispettando la natura e le regole di costruzione.

Ma non è solo questo. È nostro dovere ricordare la tragedia e soprattutto è nostro dovere pensare al futuro. Futuro che, nel nostro caso, è rappresentato anche dal turismo. E a quale iniziativa migliore potevamo pensare per offrire uno spettacolo insolito a tutti (turisti e non) se non quella di illuminare una struttura che è simbolo di Vilminore? La diga del Gleno richiama ogni anno in valle migliaia di visitatori, è giusto valorizzarla: noi l'abbiamo fatto sia attraverso il progetto di recupero della zona del laghetto, sia con questo spettacolo illuminotecnico. Speriamo che in molti abbiano gradito».

Ed erano davvero in molti, lunedì notte, ai piedi della diga per ammirarla: circa 1.500 persone che si sono spostate verso Bueggio, verso la località Polza oppure sulla strada che da Vilminore porta a Colere, la Val Notte. Chi con i bus navetta organizzati dalla Pro loco, chi con i propri mezzi, ma in moltissimi a piedi, armati di pile e frontaline, tutti con il naso all'insù ad aspettare di vedere le luci disegnare i contorni della diga. In molti sono saliti anche sul sentiero che porta alla diga stessa, e da lì lo spettacolo è stato ancora più suggestivo di quello a valle.

Dalle 10 le porte della centrale Povo, situata appena sotto la piccola frazione di Bueggio, sono state aperte al pubblico. Gli interessati hanno potuto visitare la «Fabbrica dell'energia», capire come questa viene prodotta, vedere le tecnologie che Enel Green Power applica e come queste si inseriscono nell'ambiente che ci circonda. Ai visitatori è stato anche illustrato il progetto di sistemazione della zona circostante i ruderi della diga. Inoltre sono state offerte piccole degustazioni di prodotti locali. L'iniziativa ha fatto registrare un buon successo: sono stati circa 500 i visitatori che hanno varcato le porte della centrale.

IL PROGETTO di recupero

I lavori di riqualificazione della zona della diga del Gleno sono iniziati già dallo scorso anno. «Il progetto è stato diviso in due tranche di lavoro – spiega Giuseppe Oldani, l'ingegnere progettista –: la prima è stata in ambito strettamente tecnico, la seconda riguarda il recupero ambientale. I lavori più tecnici riguardano il rifacimento dello sfiatatore, che è stato allargato e che permetterà all'acqua di proseguire il suo salto verso la valle attraverso uno scivolo. Questo è stato costruito grazie anche all'eliminazione di un arco posto leggermente più a valle rispetto ai ruderi, che apparteneva alla vecchia costruzione. Questo intervento ci ha permesso anche di fare una misurazione più precisa dell'altezza della diga, che è di circa 14 metri. Secondo questi nuovi dati, quindi, la gestione della diga dovrebbe passare all'ambito regionale, e non più statale, come invece sarebbe successo se fosse stata di 15 metri d'altezza. Adesso siamo in dirittura d'arrivo per questo tipo di lavoro: ci stiamo occupando dei dettagli, come quelli di sistemare l'aspetto estetico della parte che siamo andati ad asportare, cercando di renderla il più piacevole possibile».

La seconda parte riguarda il recupero ambientale: «Con l'andare degli anni, il laghetto che si è formato dove una volta c'era il bacino della diga si è riempito di detriti, e di conseguenza si è ridotto. In accordo con l'amministrazione comunale abbiamo deciso di scavare e di portare i detriti ai lati del laghetto, dove c'era la cava che fu utilizzata per la costruzione della diga, e che è visibile ancor oggi. Con i detriti più ghiaiosi andremo a riempire i solchi lasciati nel terreno dall'estrazione del materiale, poi copriremo il tutto con i detriti formati da limo e vi pianteremo sementi autoctone, per rispettare l'ambiente».

Ma gli interventi previsti per la zona della diga del Gleno non finiscono qui. «È stata prevista anche – spiega Marcello Seghezzi, responsabile del nucleo bergamasco di Enel, che ha in gestione l'impianto – la predisposizione di una piazzola di atterraggio per elicotteri. Inizialmente si era pensato di collocarla davanti alla diga, ma adesso stiamo pensando di sistemarla dietro, vicino alle sponde del laghetto. Questa piazzola sarà sicuramente utile a Enel, nel caso di interventi futuri sull'impianto, ma sarà utile anche al

Soccorso alpino, in caso di necessità. Il monte Gleno infatti è uno dei più alti della valle, con quasi tremila metri di altezza, e una piazzola vicino al sentiero sarà sicuramente utile in caso di interventi urgenti».

Impressionanti lo spiegamento di forze con cui è stato realizzato l'intervento: i mezzi necessari, come camion e scavatori, sono stati portati in quota grazie all'ausilio di una teleferica, smontati in diversi pezzi. Una volta giunti a destinazione, il personale specializzato li ha rimontati mostrando grandi capacità tecniche, visto che naturalmente sul posto non ha potuto operare in officine adeguatamente attrezzate.

Alice Bassanesi - L'Eco di Bergamo Mercoledì 18 Agosto 2010 PROVINCIA, pagina 25

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