Per non dimenticare
Il campo di sterminio è stato organizzato fin dall’inizio
per distruggere l’umanità dei deportati, oltre che sterminarli. E dalla
testimonianza di Levi si può capire che i nazisti sono riusciti anche in
questo, sebbene lentamente, togliendo al deportato tutto quanto possedeva,
spingendolo a lottare per obiettivi a prima vista futili, ma indispensabili
alla sopravvivenza.
Le persone erano vuote e come degli spettri si aggiravano
nel campo seguendo la routine imposta dai nazisti. Dopo pochi giorni
all’interno del campo i deportati rinunciavano già a ribellarsi o soltanto guardare male una SS. Avevano compreso che
l’unica cosa importante era mangiare quel poco che veniva distribuito. Di
conseguenza cercavano di ingannare gli altri e di derubarli, non essendoci più
posto né per la gratitudine né per il rispetto.Ma è interessante notare come appena il campo venne abbandonato, i valori umani vengono recuperati velocemente. I nazisti, quindi, erano riusciti ad “animalizzare” l’uomo, ma allo stesso è bastato poco per ritornare indietro e recuperare le capacità di pensare, riflettere, essere generoso e provare gratitudine, che sono tipiche dell’uomo.
Se questo è un uomo
“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordareVuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,I vostri nati torcano il viso da voi.”
(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi,
Torino, 1976, p.1)
Nessun commento:
Posta un commento