La riapertura delle miniere della Val Vedra - Parina
preoccupa gli abitanti della Valle del Riso
Le notizie, ampiamente pubblicate dalla stampa locale e
pubblicizzate dagli organi istituzionali (Pubbliche Amministrazioni) relativa
alla possibile rimessa in esercizio delle miniere del comprensorio minerario
Riso – Parina, sono state accolte in modo diverso, e per certi versi opposto,
dagli abitanti delle due vallate interessate: la Valle del Riso (Gorno e
Oneta), sul versante seriano, e quella di Oltre il Colle, sul versante brembano
– serinese.
Se dal lato di Oltre il Colle, la riapertura è presentata
(ufficialmente) come l’occasione di rilancio occupazionale, anche per
l’eventuale indotto, con ricaduta economica positiva, senza l’apporto di disagi
viabilistici e ambientali, dal lato della Valle del Riso si guarda con
preoccupazione alle eventuali conseguenze di carattere sanitario – ambientale
determinato dallo scarico e dalla lavorazione del materiale estratto.
Foto de L'Eco di Bergamo
Scottati in passato dalla pessima gestione delle risulte di
miniera e dai fanghi prodotti durante la lavorazione della calamina e della
separazione dei metalli in essa contenuti (zinco e piombo) eseguita con
appositi acidi, sono preoccupati che tali sostanze possano rimanere in loco,
magari interrate nelle gallerie delle miniere esauste, senza aver avuto sufficienti
assicurazioni che non inquineranno pericolosamente le sorgenti della Nossana e
del Costone che non solo servono le comunità locali ma che sono essenziali al
fabbisogno idrico dei Comuni a valle, sino a Bergamo e oltre, e all’irrigazione
dei campi in buona metà della pianura bergamasca.
Inoltre gli abitanti di Gorno non comprendono l’abbandono
del progetto, presentato entusiasticamente nel 2007 dall’allora Consorzio
Minerario, che prevedeva la riattivazione in chiave turistica delle miniere
dismesse così come realizzato in quelle di Schilpario e come si sta organizzando
in questo periodo a Dossena.
Il progetto era già stato presentato all’opinione pubblica
dalle Amministrazioni Locali di quel tempo, sponsorizzato da Energia Minerals
srl Australia Enti e Associazioni e dotato dei primi finanziamenti. L’inatteso
e quasi contemporaneo capovolgimento della situazione determinata dalla
sottoscrizione dell’intesa con la Società Australiana, ha generato sospetti mai
sufficientemente chiariti.
In verità tali preoccupazioni teoricamente dovevano esser
sottoposte, dai partecipanti al Convegno organizzato il 17 luglio u.s. a Oltre
il Colle, ai Tecnici dell’Energia Minerals srl Australia e agli Amministratori
locali, provinciali e regionali presenti, ma (e a detta di molte persone
interessate pronte a intervenire) non è stato loro concesso il tempo per
poterle esporre. In buona sostanza un corale monologo (e non è una
contraddizione in termini) delle Istituzioni che non ha dato spazio e
soddisfazione ai cittadini dei comuni interessati.
Senza voler innescare polemiche inutili, pare quantomeno
singolare e disorganizzato un Convegno che ha come scopo l’informazione alla
cittadinanza di attività in previsione di tale portata, non prevedendo anche il
tempo e la possibilità che i dubbi e le preoccupazioni degli interessati in
prima persona (gli abitanti) abbiano esaurienti e rassicuranti risposte.
La “comunicazione” può avvenire in diverse modalità, da
quella informale tramite materiale stampato, alla Conferenze Stampa destinata
ai mass-media, oppure in forma diretta tramite Pubblici Convegni. In
quest’ultimo caso è prassi avviare il conseguente dibattito con la possibilità
di esprimere e ascoltare le altrui opinioni, anche contrarie. Rientra nel
sistema democratico dell’ascolto e della persuasione.
In verità i rappresentanti dell’Energia Minerals srl
Australia sono molto cauti nelle dichiarazioni ufficiali. Non si sbilanciano
sulle caratteristiche, sulle quantità e sulla qualità del minerale che
potrebbero trovare e conseguentemente sono altrettanto cauti nella previsione
occupazionale nel medio termine. Il tutto è diretta conseguenza del “tesoro”
che potrebbero trovare nelle buie profondità della montagna.
Le gallerie delle miniere, incluse nella Concessione, si
ramificano per diversi chilometri di raggio e su molteplici piani di livello,
interessando un’area che, partendo dalla Val Vedra (sotto le pendici del Monte
Menna a ovest) raggiunge a nord est le montagne sovrastanti Ponte Nossa
interessando le sorgenti della Nossana.
Foto di Vallebrembanaweb
Mancando attualmente una mappatura concernente le origini
delle falde idriche che convogliano il prezioso liquido in una delle principali
fonti d’acqua della provincia di Bergamo, sono comprensibili la preoccupazione
esistente e la richiesta di chiarimenti e assicurazioni in merito.
Per questo aspetto darebbe opportuno che fossero interessate
le Società Pubbliche, deputate alla distribuzione di acqua potabile in gran
parte della provincia e che utilizzano le due sorgenti in questione, Nossana e
Ponte del Costone, per verificare le possibili implicazioni che possono
alterare la potabilità dell’acqua.
Da ultima, e non secondaria, la preoccupazione che le
ricerche ora in atto possano preludere al ritrovamento e alla richiesta di
estrazione di “altro” minerale ben più richiesto sul mercato internazionale e
con scorie ancor più nocive per la salute della popolazione.
Ma su quest’ultimo aspetto, pensiamo si debbano porre tutte
le riserve del caso affidandoci non ai “si dice” ma a “che si sta facendo?”. E
crediamo siano doverose le risposte più esaurienti e veritiere possibile.
Gallicus