venerdì 19 settembre 2014

Frana di Serina, altri ritardi

Immagine del Corriere della Sera

Comitato sul piede di guerra
Provinciale paralizzata da 9 mesi, 40 massi «instabili»
Si deve decidere se imbrigliarli o farli brillare.
Il sindaco: progetto tra un mese, lavori entro l’anno

Il Gendarme mostra la sua sagoma arcigna alla Val Serina, e non sa ancora che rischia di essere abbattuto o come minimo ingabbiato. I 6 mila metri cubi della grande roccia calcarea il cui profilo ricorda un soldato di guardia alla valle e che sovrasta la zona della frana di Rosolo è una di quelle tenute sotto massima osservazione dai tecnici che stanno decidendo come agire per risolvere il problema dello smottamento che da nove mesi paralizza la viabilità della zona.

Si è scoperto che la situazione è più complicata del previsto, e non è limitata al tratto di versante dal quale il 2 dicembre si sono staccati 1.800 metri quadrati di terra e pietre. Negli ultimi due mesi un geologo ha analizzato i 21.000 metri quadrati di parete, rilevando quaranta diversi punti di rischio, suddivisi fra due categorie.

La prima è quella dei massi che mostrano «instabilità palese» e che rischiano di cadere a valle: bisogna quindi decidere se farli brillare e favorire il loro distacco (cosa che, per blocchi come quello del Gendarme, potrebbe avere conseguenze disastrose sulla provinciale sottostante) oppure imbrigliarli. La seconda è costituita da fessurazioni anche molto grosse che riguardano interi pezzi di parete rocciosa, e per i quali si deve capire se rischiano di staccarsi e franare a valle.

I rilievi sono stati effettuati durante le operazioni di pulitura della parete, terminate ieri: l’impresa Orobica di Zogno ha lavorato su un tratto lungo 400 metri e alto fino a 85 radendola a zero, eliminando da 5.000 metri quadrati di boschi 400 tonnellate di alberi e piante, e facendo cadere a valle 100 metri cubi di pietre.

Ci sono stati anche 22 macigni che sono caduti per conto loro: è successo soprattutto di notte, ma una volta un masso di un metro cubo ha mancato di poco l’automezzo dell’impresa. Ora sarà possibile sottoporre il versante a un laser scanner, con il quale verrà realizzata una simulazione in 3D per capire il miglior tipo di intervento da effettuare e quali sarebbero le conseguenze dei distacchi.

Il tutto permetterà di mettere a punto un cronoprogramma, cioè stabilire quando si potranno finalmente effettuare i lavori di messa in sicurezza della montagna e arrivare alla riapertura della provinciale. «Cercheremo di usare tutti gli strumenti per fare più in fretta possibile con gli appalti - spiega il sindaco di Serina Giovanni Fattori, responsabile unico procedimento per il ripristino della viabilità sulla provinciale -. Contiamo di poter avere un progetto preliminare dei lavori tra un mese, e di poter assegnare l’opera nel giro di sessanta giorni affidando la progettazione esecutiva e definitiva a un unico soggetto.

I lavori potrebbero così partire entro fine anno, massimo inizio gennaio. Ma in questo momento non è possibile dire quando si potrà arrivare alla riapertura della provinciale, visto che non sappiamo ancora che tipo di intervento sarà necessario. Si comincerà con la zona del ponte, che sarà ricostruito dalla Provincia».

Il fatto che nel corso dell’anno fossero state annunciate delle scadenze poi ampiamente superate ha suscitato molti malumori tra la gente della valle. Lo si è visto anche ieri all’incontro convocato per fare il punto della situazione, dove si sono alzate le proteste del Comitato frana, che ha convocato un’assemblea pubblica per questa sera all’oratorio di Serina proprio per discutere della situazione.

Uno dei suoi membri, il gioielliere Luciano Faggioli di Serina, ha sottolineato i problemi dei commercianti penalizzati dal calo di turisti causato anche dalla chiusura della strada: «Ci sono molte microattività prossime alla chiusura - ha detto quasi in lacrime -. Siamo in una situazione di rischio totale, in cui abbiamo paura del futuro».

Il Corriere della Sera - 19 settembre 2014

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