Far convivere le aspettative degli escursionisti che vanno in montagna con quelle dei motociclisti è difficile ma non impossibile. È quello che sostiene un lettore de L'Eco di Bergamo: «Si potrebbero destinare percorsi appropriati per solo moto».
Ecco la sua proposta
«Buongiorno a tutti i lettori e un grazie per l’ospitabilità al nostro giornale della provincia di Bergamo.
Sono un Artigiano di 53 anni da sempre appassionato di montagna, passione trasmessa da mio padre ,e di moto da enduro passione che è nata insieme a me.
Sono iscritto al Cai di Bergamo e ho avuto la fortuna di arrampicare con due grandi maestri di Alpinismo, il compianto Alberto Consonni e Simone Moro che non ha di certo bisogno di presentazioni.
Nel mio curriculum alpinistico ci sono montagne come il Dente del Gigante,Cresta di Rochford, Dom de Rochford, Piramid de Tacul, Monte Bianco, Monte Rosa, Zumstein,Punta Giordani,Liskamm,Bernina, Nord della Presanella, Dent DHerens, Chimborazo in Ecuador e tantissime altre
Montagne, vie,ferrate, colour, arrampicate, concatenamenti, il tutto solo per dimostrare che per “fare” alcune montagne bisogna frequentarle assiduamente.
Sono iscritto anche al Motoclub Norelli e molte volte, soprattutto al sabato, esco con la moto da enduro sui sentieri che molte volte percorro la domenica con i miei figli.
Quando vado a piedi in montagna, quando incontro le moto mi danno fastidio. Così al sabato quando sono in moto e incontro qualche escursionista, mi fermo, spengo la moto e mi scuso con loro per la mia presenza.
Di certo le due cose insieme hanno una difficile convivenza che secondo me si potrebbe facilmente regolamentare con dei percorsi appropriati per solo moto.
Ricordo che all’anno si vendono circa 4500 moto da fuoristrada con un indotto di circa 45 milioni di euro senza contare il parco moto esistente e tutto l’aftermarket che ne deriva.
Già, il problema è complesso:ma cominciamo a pensare che chi compra una moto da fuoristrada non lo fa per andare sull’asfalto. E quindi le case costruttrici vanno coinvolte; diciamo anche che gli appassionati così come quando vanno a sciare sarebbero disposti a pagare un permesso giornaliero per praticare il loro sport in aree adatte a questa pratica che non è il motocross e contribuirebbero in maniera concreta alla sistemazione dei sentieri che inevitabilmente verrebbero erosi.
Si creerebbe un business nelle valli bergamasche, così famose anche per i vari campioni del mondo di regolarità prima e di enduro, che ci hanno saputo regalare proprio per la loro conformazione.
Segnalo che il fenomeno è addirittura internazionale: facilmente se vi recate ad Onore o a Songavazzo sentirete parlare tedesco; infatti provate ad andare su internet a cercare la possibilità di andare con moto da fuoristrada nelle nostre valli e troverete guide pronte ad accompagnarvi sui percorsi più suggestivi, e naturalmente nel pacchetto è compresa anche la moto da enduro a noleggio.
Certamente noi che usciamo in moto da fuoristrada abbiamo contro tutto il mondo. Ma quanto stiamo subendo: siamo trattati come dei delinquenti, eppure abbiamo regolarmente comprato una moto, immatricolata, assicurata, pagata la tassa di proprietà; e anche noi vogliamo salvaguardare il nostro territorio per noi e per i nostri figli.
Volevo citare, anche per completezza al riguardo, i proprietari di quelle caselle che si sono trasformate in ville, e che per il loro accesso hanno cementato tonnellate di sentieri e mulattiere, da percorrere con i lussuosi fuoristrada. Un esempio su tutti la mulattiera del Falecchio diventata oggi una vera “autostrada”.
Voglio insomma sensibilizzare l’opinione pubblica e i legislatori che se la convivenza è impossibile fra escursionisti e motociclisti, delineando dei percorsi poco adatti all’escursionismo, ma adatti alle moto da fuoristrada, ci può essere spazio per tutti e anche con dei vantaggi alle comunità montane anche in termini economici e di visibilità.
Concludo dicendo che ci sono esempi di percorsi motoristici da fuoristrada approvati ad esempio nella regione Emilia Romagna che si snodano sugli Appennini fino al confine della Toscana. Qui hanno trovato un accordo fra le parti.
Grazie ancora per lo spazio e un arrivederci fra una passeggiata in montagna e una smanettata in moto».
Claudio Fiorendi
L'Eco di Bergamo - 5 giugno 2014
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