domenica 14 luglio 2013

Dietro-front, più fresche le estati

 
Se ne è discusso al 3° convegno del Centro meteo lombardo che gestisce 47 stazioni in Bergamasca
La raccolta dei dati conferma: onde di calore meno incisive, siamo tornati al clima degli Anni ’90

«Che tempo che fa»: no, non ci riferiamo alla nota trasmissione televisiva, ma al terzo convegno promosso dall’associazione Ultracollem e dal Centro meteo lombardo - che raduna studiosi e appassionati di meteorologia -, che si è svolto ieri a Oltre il Colle
e che a distanza di sette anni dall’ultimo ha fatto il punto sulla situazione climatica lombarda e bergamasca. Tra gli elementi che delineano il trend degli ultimi anni, la sensibile diminuzione della temperatura primaverile e gli episodi estremi che si registrano in primavera e autunno.

Insomma «le stagioni non sono come una volta» e «non esistono più le mezze stagioni» non sono solo modi di dire per intavolare una conversazione sul tempo, ma descrivono una realtà. A discuterne dal punto di vista scientifico con dati alla mano, il meteorologo Massimo Mazzoleni e Bruno Grillini, esperto di modelli e statistiche meteo.

Sempre più fresco «Innanzitutto la lunga fase di riscaldamento che si è registrata a partire dagli Anni ’90 si è andata progressivamente spegnendo – spiega Mazzoleni –; così dopo la stabilizzazione, pare che si vada verso una diminuzione lenta e impercettibile, ma misurabile».

I dati che confermano questa nuova tendenza sono legati alla minore incisività delle onde di calore estivo: «Per esempio nel 2011 e 2012 le onde di calore si sono verificate soprattutto in agosto. L’aumento che si era registrato durante tutti i mesi estivi
ha subito una decisa frenata». Dal confronto dei dati riferiti ai mesi di marzo, aprile, maggio degli ultimi tre anni, Grillini ha rilevato una diminuzione nel 2013 di 2,9 gradi rispetto al 2012 e addirittura di 3,9 gradi rispetto al 2011.

I dati confrontati si riferiscono alla stazione posta a Capanna 2000 (a 2.000 metri di altitudine), ma la stessa tendenza si è verificata ad Olmo al Brembo (400 metri) e Zambla (1.200). Buone notizie per l’area delle Orobie dove dal 2007 a oggi la piovosità è stabile e il riscaldamento in diminuzione e la nevicate non mancano: sull’Arera a 2.000 metri dal 31 agosto 2012 al 24 maggio  sono stati garantiti nove mesi di neve.

L’incremento della temperatura di due gradi (rilevata a giugno) ogni dieci anni, è ridotto a 1,6 gradi: si può dire quindi che le estati sono e saranno meno calde. «Quest’anno l’anticiclone subtropicale latita e se non subentra a fine luglio o inizio agosto, non si avrà molto caldo» aggiunge Mazzoleni, quindi un’estate più fresca che ricorda quelle del passato: «Negli Anni ’70 e ’80 quando in estate andavo dallo zio in montagna, a quota 1.200 metri, era consuetudine accendere la stufa».

Le irregolarità Rispetto alle mezze stagioni si notano variazioni estreme: per esempio, il picco di calore nell’aprile del 2010, in cui si è raggiunto la massima temperatura del periodo estivo, e i 40 centimetri di neve al 28 ottobre in Valtellina:
«Questi fenomeni sembrano sempre più frequenti, ma manca la possibilità di valutare il fenomeno su un arco di tempo di 50 anni» spiega Maurizio Andreozzi, tra i promotori del convegno, «non meteorologo, ma appassionato» che gestisce la centralina meteo posizionata a Zambla Alta. Tra gli eventi sempre meno rari, le grandinate come quella che non più tardi di ieri mattina si è abbattuta nel Bresciano e la violenta pioggia nel Mantovano e Cremonese che ha causato danni e disagi.

Sul modo in cui si raccontano questi eventi, Mazzoleni avanza una critica: «Spesso il grande interesse manifestato delle persone per il meteo è veicolato dai media in modo non corretto, perché si mira alla spettacolarizzazione, dando risalto a eventi estremi».
La conseguenza è anche il proliferare di siti amatoriali dove le previsioni sono compiute da non professionisti.

I meteoappassionati
Andreozzi fa parte dell’esercito di oltre 350 volontari del Centro meteo lombardo, che «gestiscono » la rete delle stazioni per la raccolta dei dati meteo. In Bergamasca sono 47 dislocate su quasi tutto il territorio, «meno coperta è la fascia dell’alta pianura dal confine con Milano fino all’estremo opposto. La questione non è solo di quantità di stazioni – specifica Mazzoleni –, ma di come vengono gestite: necessitano infatti di manutenzione».

L'Eco di Bergamo - 14 luglio 2013

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