domenica 20 maggio 2012

L'orso nelle nostre valli: paura e rassicurazioni


Se l’orso si fa molesto pronti a sparare gomma
Forestale e polizia dotate di proiettili speciali in caso diventasse pericoloso
Trentino, uccisi asini e polli: è entrato in casa, mi sono rifugiato in solaio

Proiettili di gomma.
Anche così Forestale e agenti della Polizia provinciale potranno allontanare dai centri abitati l’orso,
qualora l’esemplare che da alcuni mesi stanzia sulle Orobie dovesse diventare pericoloso.

Il personale addetto ai controlli sulle nostre montagne sta partecipando ai corsi di formazione
della Regione proprio per affrontare l’eventuale pericolosità del plantigrado: si apprende la biologia, il comportamento e, come agire in caso di presenza ravvicinata.
Ma se, tra gli allevatori c’è preoccupazione, di vera emergenza, fino a oggi non si può parlare. Tanto che i fucili coi proiettili di gomma sono ancora rimasti a casa.

Il progetto Life arctosLe nostre montagne, comunque, sembra che nei prossimi anni dovranno abituarsi alla presenza di questo grosso predatore rimasto lontano dalle Orobie per oltre un secolo.
Il ritorno avvenne, con gran clamore, il 21 maggio 2008. Proveniva dal Trentino dove, dal 1999 al 2002, erano stati introdotti nove esemplari, nell’ambito di un progetto europeo di ripopolamento delle Alpi («Life arctos», www.lifearctos.it). JJ5, così si chiamava l’orso che per due anni girovagò sulle Orobie, era figlio di due plantigradi trentini. Fotografato ad agosto dello stesso anno, rimase nelle nostre valli fino al giugno 2009. Quindi fece ritorno in Trentino, dove si trova ora.

Per due anni, a parte qualche segnalazione al confine col Bresciano e al passo San Marco, pare che gli orsi siano stati lontano da noi. Il ritorno a fine marzo scorso, con la prima incursione a Vilminore.
I raid, quindi, a pochi giorni di distanza, da una parte all’altra delle Orobie: a inizio aprile a Branzi e Valleve, quindi a Piazzatorre, ancora a inizio maggio a Vilminore, dove per la prima volta viene avvistato da un camionista mentre attraversa la strada. Capre e pecore, animali che hanno perso l’istinto «antipredatorio», sono le vittime principali.

Le ultime incursioni a Oltre il Colle, Gandellino e Roncobello.
Raid che, negli ultimi casi, sono stati ravvicinati da un punto di vista temporale e lasciano ipotizzare la presenza di due esemplari. Se il ritorno dell’orso – è stato detto – rappresenta un segno di estrema naturalità delle Orobie, dall’altra sta sollevando le preoccupazioni del mondo agricolo e in particolare degli alpeggiatori che, nei prossimi giorni raggiungeranno l’alta montagna.
«Siamo preoccupati» «Non siamo certo tranquilli – dice Alfio Cattaneo di Branzi che a giugno raggiungerà l’alpeggio a Foppolo –. Abbiamo centinaia di capi e recintarli è praticamente impossibile perché ci spostiamo continuamente.
Di fronte all’arrivo dell’orso non sapremmo proprio come comportarci. A Foppolo miele e vegetazione per l’orso non ce n’è, solo i nostri animali. Potrebbe attaccare un vitello e poi spaventare le altre mucche e qui siamo in alta montagna, il rischio è che cadano in qualche dirupo.
Il risarcimento? Penso che se dovesse diventare troppo pericoloso l’unico risarcimento sarebbe quello di allontanarlo». «Vogliamo che sia monitorato negli spostamenti – aggiunge il presidente della Comunità montana Val Seriana Eli Pedretti –. Non deve essere di pericolo a chi lavora in montagna». Se sulle Orobie c’è preoccupazione da parte degli allevatori, la situazione non appare tranquillissima anche nel resto dell’area in cui l’animale ma è ricomparso: in Valtellina, Val Chiavenna (qui nei giorni scorsi c’è stato un avvistamento in strada) e in Trentino dove di esemplari pare ce ne siano oltre 30.

Le predazioni in TrentinoI
n Val Rendena, in Trentino, l’orso ha sbranato due asini e, notizia sempre recente, ha assalito un pollaio. «Ho visto l’orso nel mio pollaio, nel quale ha fatto un’autentica razzia facendo sparire la ventina di galline che avevo – ha raccontato l’allevatore al quotidiano "L’Adige" – poi ha provato a scappare devastandomi il recinto con una forza inaudita.
Stava venendo verso di me e sono riuscito a raggiungere il solaio del mio casolare: sono riuscito a rifugiarmi lì, altrimenti non so come sarebbe andata a finire». E nella stessa azienda l’orso aveva già ucciso un asino. «Ho quest’attività dal 1980 e fino all’arrivo dell’animale mi sembrava di essere in paradiso – racconta l’allevatore –. Poi la situazione è cambiata e sono esasperato: così non si può andare avanti, ora dovrei andare a prendere nuovi polli, ma non saprei dove metterli visto che l’orso qui è di casa. Gli indennizzi liquidano il costo vivo dei danni, ma non il lavoro per ristabilire la normalità.

GIOVANNI GHISALBERTI _ L'Eco di Bergamo 19 maggio 2012


«Non attaccherà più le pecore»
Il responsabile della Regione: è in prevalenza vegetariano e fugge davanti all’uomo
In Lombardia forse tre esemplari, cuccioli maschi, destinati a tornare in Trentino

«Sono decenni, forse dal 1800, che non si hanno segnalazioni di attacchi diretti dell’orso contro l’uomo. E in caso di incontri ravvicinati, come l’ultimo accaduto recentemente in Trentino, è l’orso che se ne va».
A rassicurare sulla presenza del plantigrado in Lombardia è Antonio Tagliaferri, responsabile regionale del progetto «Life arctos» per la reintroduzione dell’orso sulle Alpi. A preoccupare gli agricoltori, però, è soprattutto la recente predazione di ovicaprini.

Dieta animale ancora per poco «L’orso ha una dieta per il 70% vegetariana, in particolare frutta – continua Tagliaferri – ma in questa fase della stagione in cui la disponibilità vegetale è ridotta si ciba di carne, soprattutto se l’esemplare è giovane e in fase di sviluppo». Da qui gli attacchi a capre, pecore e, come successo in Trentino – seppure il caso pare essere raro – anche ad asini.

«È una fase, però – prosegue il dirigente regionale – che dura poco. Appena troverà altre fonti di sostentamento vegetale lascerà quelle animali. E quando gli alpeggi saranno caricati, la disponibilità alimentare vegetale sarà sicuramente più ampia. Rari, peraltro, sono i casi di attacchi agli masini e, su bovini, a oggi non ci sono segnalazioni».

La coesistenza allora è possibile?
«Sulle nostre montagne gli animali sono gestiti in modo molto diverso da zona a zona – prosegue Tagliaferri –. C’è chi lascia le greggi allo stato brado incustodite e, aziende invece, che le tengono sotto controllo. Con questo progetto cercheremo di dare indicazioni agli allevatori sulle modalità più idonee per garantire sicurezza agli animali.

Già lo scorso anno sono stati fatti incontri con apicoltori e allevatori e, prossimamente, in quattro aziende di Bergamo e Brescia sperimenteremo concretamente la gestione del pascolamento e la custodia del gregge. Sempre quest’anno saremo nelle province interessate dalla presenza dell’orso, in diversi appuntamenti, dalle gare coi cani da pastore alle fiere. Spiegheremo il suo comportamento,
le possibilità di risarcimento in caso di danni e di avere le recinzioni elettrificate.
Ed entreremo nelle scuole di montagna facendo formazione agli insegnanti e attività didattiche coi ragazzi».

Proprio sui risarcimenti la Regione tiene a precisare che «qualcuno tende ad approfittarne segnalando predazioni non avvenute a causa dell’orso. La Polizia provinciale accerta innanzitutto quello che vede. Se poi ci sono capi andati persi per colpa sempre del plantigrado questo va dimostrato e i capi eventualmente potranno essere risarciti».

Il monitoraggio
C’è poi la formazione di Polizia provinciale e Forestale. «Sono state organizzate squadre d’intervento
in caso di orsi problematici e confidenti – continua il responsabile regionale – ovvero di esemplari che dovessero avvicinarsi troppo alle case. Ci sono stati casi, in Trentino, di orsi che alimentavano cercando dai cassonetti dell’immondizia tornando spesso sul posto. In queste situazioni le squadre di Polizia provinciale e Forestale sono state dotate di fucili a proiettili di gomma per allontanare gli orsi.
Ma si tratta di casi da noi non ancora verificatesi e la previsione teorica d’intervento è regolata da
un protocollo operativo già stabilito».

Nel frattempo gli spostamenti dell’orso, o degli orsi, sulle Orobie, sono costantemente monitorati.
«Vengono raccolti escrementi e peli che poi sono esaminati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Saranno poi le analisi genetiche a dirci con certezza se si è trattato di una predazione, di un passaggio dell’orso o di un altro animale. L’analisi genetica, in alcuni casi, ha dato esito negativo, laddove, invece, si pensava fosse stato l’orso ad agire».

E il futuro degli orsi presenti in Lombardia?
«Forse sono tre, probabilmente giovani maschi – conclude Tagliaferri – e, per la riproduzione, sono destinati a tornare nell’area d’elezione di provenienza, il parco Adamello- Brenta».

L'Eco di Bergamo - 19 maggio 2012

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma gli orsi lo sanno che in caso di incontro con l'uomo devono essere loro ad andarsene?