domenica 26 febbraio 2012

Si volta pagina


Tra poco più di due mesi, il 6 e 7 maggio, i residenti di Oltre il Colle saranno chiamati alle urne per eleggere i propri Amministratori Comunali.

19 sono i Comuni bergamaschi che rinnoveranno le amministrazioni e tra questi ben sette si riferiscono a comunità delle nostre vallate prealpine.
Abbiamo avuto modo di commentare su questo Blog le difficoltà che hanno accompagnato, in questi ultimi anni, la gestione del “bene pubblico” e, in particolare, più volte ci siamo soffermati specificatamente sulle notevoli carenze dell’attuale Amministrazione Comunale della Conca di Oltre il Colle.

Pur prendendo ampiamente atto delle oggettive difficoltà finanziarie dovute ai sempre più ristretti “trasferimenti” di denaro dallo Stato alle Amministrazioni Locali, ciò che ci siamo permessi di rilevare negativamente sono state l’inefficienza e la “personalistica” gestione del “potere” locale.

Gli inesistenti o difficili rapporti con la cittadinanza, con le Associazioni, con l’imprenditoria privata e con le altre Amministrazioni Pubbliche confinanti, unitamente ad una buona dose di “supponenza” e di “stato di conflitto” nei rapporti umani, sono stati alla base della generale insofferenza dimostrata dai cittadini, a tempo pieno o part time, della Conca nei confronti del Comune e dei suoi rappresentanti.

Non intendiamo ripetere ciò che abbiamo già scritto, tutti problemi noti e dimostrabili, ma questa tornata elettorale potrebbe essere l’opportunità per rimettere in primo piano la questione dei normali e civili rapporti che dovrebbero esistere tra Amministratori e Amministrati.

Mentre si hanno notizie e indiscrezioni su quanto, si sta muovendo in altri Comuni (vedere l’articolo pubblicato nella pagina  http://concablog.blogspot.com/p/notizie-della-valle.html ) a Oltre il Colle tutto tace. Senza dubbio si attendono le mosse di colui che, cinque anni orsono, sponsorizzò la candidatura dell’attuale sindaco Manenti come suo successore.
Il peso “politico” del Senatore sarà sicuramente determinante nella predisposizione delle “liste”, nell’adesione dei candidati e nello svolgimento della conseguente campagna elettorale. Auguriamoci che tale peso sia controbilanciato da una forte volontà di “autodeterminazione”.
Da queste righe abbiamo sempre sollecitato il coinvolgimento delle “nuove generazioni”, portatrici di entusiasmo e innovazione, ma per quanto è a nostra conoscenza, oltre l’interesse dimostrato nel “rinnovamento” della Pro Loco, null’altro si è mosso.
Cari cittadini aventi diritto di voto, il futuro della Conca di Oltre il Colle è ancora una volta nelle vostre mani, non gettate quest’opportunità alle ortiche.
Gallicus

giovedì 23 febbraio 2012

La somparsa di Padre Gino Enrico Ceroni



Un ricordo per la scomparsa  del nostro prete di Oltre il Colle : Enrico Ceroni ( padre Gino).

Nato nel 1927, da una conosciuta famiglia del paese si fece prete nei dehoniani e officiò la prima messa nel 1955.

Padre Gino è stato una figura particolarmente marcata di grande educatore e ha lasciato un vivo ricordo nella genti della nostra terra.

Di carattere mite ma acuto osservatore fu amante della Storia , delle tradizioni e dei costumi degli abitanti di Oltre il Colle e frazioni.

Ogni volta che lo incontravo per me era un piacere immenso discutere di Storia locale.

Il suo libro "Oltre il Colle- una perla fra le Orobie" in prima e seconda edizione è pressochè l'unico valido libro di Storia locale delle nostre genti.

Padre Gino ci mancherà soprattutto per la sua profonda umanità e perchè aveva un grande dono:quello di saper ascoltare. 

Che la terra ti sia leggera, caro padre Gino , uomo di profonda umanità,  grande educatore e curatore d'anime.

Alla famiglia le mie più sentite condoglianze

Pendughet

venerdì 17 febbraio 2012

L'allarme dei meteorologi:da marzo a luglio caldo record

Dopo il "grande gelo" avremo il "grande caldo" ?


I centri meteorologici mondiali annunciano una primavera-inizio estate con fiammate bollenti. Sulla base delle elaborazioni del Centro Europeo per le previsioni a medio termine, con sede a Reading (in Inghilterra) - si legge infatti in un comunicato scientifico fornito da Ilmeteo.it, meteorologo Antonio Sanò -, a partire dal mese di marzo e aprile e fino a giugno, su tutta l'Europa si registreranno temperature sopra la media.

Sull'Italia l'aumento della temperatura sarà di almeno 1 - 1,5°C , con picchi record sull'Europa dell'Est (fino a oltre +2°C) e sulla Spagna.

Tale previsione è confermata anche oggi, venerdì 17 febbraio, anche dal centro americano NCEP.

Intanto rra domenica e lunedì nuova fase di maltempo generale, tanta neve sulle Alpi anche a bassissima quota e fondovalle, neve in Piemonte e rilievi liguri a 300 metri. Altra neve
sull'Appennino Emiliano.
Anticipo di primavera la prossima settimana tra il 24-25, ma solo per poco: colpi di coda invernali tra fine mese e la prima settimana di Marzo

Riassunto sintetico: (previsioni a cura di Antonio Sanò).  

SABATO grigio specie su Liguria, Valpadana, Tirreniche, pioviggini su Liguria, coste tirreniche, nebbie su val-padana.
DOMENICA peggiora al centronord, poi attenzione: tra DOMENICA sera e
LUNEDÌ maltempo generale, neve sulle Alpi anche a fondovalle, 400m sulle Prealpi, 600m su nord Appennino, neve sino sul Cuneese- astigiano entro sera e a 200m su Appennino Emiliano la sera. 
MARTEDÌ: pioggia e neve a 400-500m al centrosud, più sole al nord.
VENERDI 17: Tempo buono tanto sole o poche nubi, nubi su basso Lazio, ultime nubi al sud, foschie al mattino sulle pianure del nord, venti da nord sulla Puglia e Otranto, gelate al mattino, poi 8/10°C di giorno quasi ovunque in pianura, meno freddo in montagna. Nubi in aumento su Sardegna e Liguria.
SABATO 18: Nubi in aumento, pioviggini su Liguria centro-est,  locali su coste campane e della Calabria tirrenica e sassarese, nebbie su pianure del nord e zone interne del centro. 
Deboli gelate notturne, ma meno freddo con 10-12°C di giorno. Attenzione: peggiora la sera su Prealpi, Friuli, est Liguria, alta Toscana, Cilento, Umbria.
DOMENICA 19: Il tempo peggiora. Subito piogge sulla Liguria di Levante, Toscana, Lazio, Umbria, deboli sulle Alpi e FriuliVG con neve a 4-500m.
Attenzione: Poi peggiora ulteriormente al nord, Toscana, Lazio, Umbria, Campania, infine resto del centro. Neve a 300m sulle Alpi, 4-500m sulle Prealpi, 700m su nord Appennino, 800-900m su Appennino centrale. Attenzione:  Peggiora sulla Sicilia la sera, maltempo  dalla notte al centronord e Sicilia e nord Campania e piogge anche in  Sardegna, tanta neve a 300m sulle Alpi, 500m su Prealpi, 700m su nord Appennino, 1000m su Appennino centrale.
LUNEDI 20: Circolazione depressionaria, Bora, maltempo, ingresso di aria fredda da est al nord, tramontana scura in Liguria. Maltempo generale, diffuso al nord, forte su Venezie, pavese, piacentino, poi Emilia e Cuneese, maltempo al centro anche con temprali e al sud specie Sicilia e settori Ionici.
MARTEDI 21: Circolazione depressionaria al centrosud,  dapprima piogge e neve a 6/800m dalle Marche alla Puglia, piogge su Calabria, Sicilia, temporali su nord Sardegna-Olbia.
Attenzione maltempo dalla Puglia verso Basilicata e Irpinia, neve a 5/600m, maltempo in arrivo su Calabria, Siclia, Sardegna specie orientale e Nuorese,  fino a sera/notte. Buono
altrove con gelate notturne.

LA NEVE: dapprima a 200m su est Alpi, 500m sulle Prealpi e FriuliVG, 400-500m in Piemonte, 500-600m su nord Appennino, ma neve in calo fino a 300m sul Piemonte ed Emilia
entro sera, neve fino al piano su astigiano e cuneese fino ai rilievi savonesi, neve la notte a quote basse su Cuneese ed Emilia centrale (100/200m). Neve a fino a 700m al centro
VENERDI 24 assaggio di primavera, 18°C su Valpadana. Poi colpi di coda invernali tra fine mese e inizio marzo.

L'Eco di Bergamo -17 febbraio 2012 Cronaca



martedì 14 febbraio 2012

Carrara vince senza tessera: “Abbiamo ripreso quello che era stato scippato”



Valerio Carrara ha vinto senza scendere in campo. Senatore, non iscritto al Popolo della Libertà, è a capo di una corrente che ha sostenuto il neo coordinatore Angelo Capelli. Domenica alla fiera non si è nemmeno presentato.

Valerio Carrara ha vinto senza scendere in campo. Senatore, non iscritto al Popolo della Libertà, è a capo di una corrente che ha sostenuto il neo coordinatore Angelo Capelli. Domenica alla fiera non si è nemmeno presentato per salutare gli “amici” del partito.
D’altronde non poteva nemmeno esprimere il proprio voto né tanto meno intervenire in quanto nel 2011 non ha rinnovato la tessera. Eppure è tra i vincitori di questo congresso che ha ridato potere alla
corrente capeggiata da Raimondi, gli ex di Alleanza nazionale e appunto Carrara. “Abbiamo ripreso quello che ci era stato scippato con un colpo di mano quando si sono fuse Forza Italia e Alleanza nazionale – spiega il senatore -.
Ora siamo tornati la vecchia maggioranza. Io ho schierato i miei ragazzi in questa competizione democratica. Non ho partecipato perché ho problemi a livello nazionale. E’ stata una scelta volontaria, per cui adesso sono cambiate le condizioni e quando avrò il mio chiarimento ci sarà il mio rientro ufficiale nel Popolo della Libertà”. Carrara non è dispiaciuto di non aver partecipato alla lunga giornata congressuale di domenica alla fiera. “Tanto un voto o un intervento non cambiano proprio nulla.
Conta il lavoro che è partito da lontano, ora dobbiamo capitalizzare tutto quello che è stato fatto negli scorsi mesi. Dobbiamo ricostruire le percentuali che avevamo e che abbiamo perso in questi anni”.
Secondo Carrara Capelli ora dovrà innanzitutto ascoltare la base. “Ha un’esperienza da sindaco importante. Saprà certamente intraprendere la strada giusta e ascoltare la base per portare avanti le direttive del gruppo dirigente che lo supporterà in questa esperienza”.
Isaia Invernizzi - Bergamonews - Martedì, 14 Febbraio, 2012

lunedì 13 febbraio 2012

Se fosse un normale inverno...giovedì sarebbe primavera inoltrata

Dalla Webcam del sito oltreilcolle.com - 13 febbraio 2012

Se fosse stato un normale inverno, giovedì sarebbe primavera inoltrata.
Sì, perché i 13 gradi in più che sono attesi a Bergamo, in un normale inverno (con massima di qualche grado sopra lo zero) avrebbero significato arrivare vicino a 18 gradi.
Invece semplicemente passeremo da una massima di -3 a 10 gradi. Che, visto l'andazzo delle temperature delle ultime settimane, tutto sommato non è male. Ma vediamo nel dettaglio cosa prevedono gli esperti di 3BMeteo.com per i prossimi giorni.
Lunedì
Bergamo
Cieli in prevalenza sereni o poco nuvolosi per l'intera giornata, con stratificazioni in transito serale
Alta pianura bergamasca
Al mattino sereno e clima gelido. Formazioni di brina. Al pomeriggio sereno con innocue velature, la sera poco o parzialmente nuvoloso per stratificazioni medio-alte, la notte nuvoloso per velature e stratificazioni anche compatte.
Lombardia
Il centro depressionario si allontana verso Sud Est e la Lombardia rimane interessata da fredde ma secche correnti settentrionali, garanti di una giornata abbastanza soleggiata, ad eccezione di residui addensamenti mattutini sul mantovano. Strati alti in transito da Nord a partire dal pomeriggio, con addensamenti più consistenti sulle Alpi Retiche settentrionali tra sera e notte, con qualche fiocco entro la notte possibile sul livignasco. Clima gelido, seppur con un lieve rialzo termico; minime vicine ai -10°C e massime di poco sopra lo zero.
Martedì
Bergamo
Cieli in prevalenza poco o parzialmente nuvolosi per l'intera giornata
Alta pianura bergamasca
Al mattino poco o parzialmente nuvoloso per stratificazioni medio-alte, al pomeriggio poco o parzialmente nuvoloso per stratificazioni medio-alte, la sera sereno con innocue velature, la notte sereno con innocue velature.
Lombardia
Le correnti si dispongono dai quadranti nordoccidentali sulla Lombardia, che rimane quindi sottovento al flusso atlantico.
Cieli in prevalenza parzialmente nuvolosi al mattino per strati alti in transito da Nord; addensamenti più consistenti sui settori alpini settentrionali, con qualche sparuto fiocco di neve su alta val Chiavenna e livignasco. In giornata rasserenamento generalizzato a partire da ovest, nuovi addensamenti notturni sui confini retici. Clima sempre molto freddo, seppure senza i valori estremi dei giorni precedenti, massime tra 1 e 5 gradi in pianura.
Mercoledì
Bergamo
Cieli in prevalenza sereni o poco nuvolosi per l'intera giornata
Alta pianura bergamasca
Al mattino poco o parzialmente nuvoloso per stratificazioni medio-alte, al pomeriggio sereno, la sera sereno con vento moderato o forte, la notte sereno con vento moderato o forte.
Lombardia
Tese correnti fredde da Nord Ovest investono la Lombardia, determinando addensamenti sui crinali alpini Retici con deboli nevicate, anche moderate su livignasco. Bello altrove salvo temporanee velature o strati al mattino, ma con tendenza a cieli sereni e a venti di foehn diffusi, anche intensi. Temperature stabili sulle Alpi, in aumento sulle pianure, con massime fino a 8 gradi ad ovest, inferiori ad est.
Giovedì
Bergamo
Bel tempo con sole splendente per l'intera giornata
Alta pianura bergamasca
Al mattino sereno, al pomeriggio sereno, la sera sereno, la notte sereno.
Lombardia
Giornata ancora dominata dalle correnti da Nord sulla Lombardia, con ancora residue nevicate nelle prime ore del mattino sulle Alpi retiche confinali, ma in rapido esaurimento. Bello altrove, con cieli sereni e tersi. Clima ancora freddo in montagna, più mitigato al piano a causa di venti di caduta, con massime fino a 11/12 gradi ad ovest, grazie a venti
favonici.

L'Eco di Bergamo - 13 febbraio 2012 Cronaca

venerdì 10 febbraio 2012

L'aquila reale è tornata nei nostri cieli


Dalla Val di Scalve all'Alta Val Brembana

Sorpresa? Per gli addetti ai lavori neanche un po'. Ma per chi non mastica la materia, altroché se è una sorpresa: erano secoli che sulle Orobie non «osavano» così tante aquile reali. «Sull'intero arco dalla Val di Scalve all'Alta Val Brembana – spiega Giacomo Moroni, esperto faunistico – le coppie nidificanti censite sono 11».

Tante? Tantissime: facendo due conti, sono almeno 22 gli esemplari stanziali che hanno colonizzato le Orobie, più 11 figli considerando che i genitori abitualmente covano due aquilotti e che poi ne sopravvive uno. La specie, infatti, pratica il «cainismo» (da Caino e Abele): il secondo nato diventa, generalmente, la riserva alimentare del primo quando c'è scarsità di altro cibo.

Particolare che renderà la regina delle vette alquanto meno simpatica, ma è così e stop. «Trent'anni fa – prosegue Moroni – l'aquila era sulla lista nera degli animali a rischio di estinzione. Oggi la popolazione è in forte e decisa ripresa. I guardiacaccia la vedono regolarmente volare sulle vette, a volte finisce nei pollai, capita di recuperarla debilitata, o purtroppo ferita, anche a basse quote.

Cos'è successo? Cos'è cambiato? Fino agli Anni '70 erano costantemente perseguitate dai bracconieri e dai pastori a cui decimavano le greggi. La sensibilità, però, da allora è profondamente cambiata insieme ai regimi di protezione e alla legislatura che tutela queste specie. Ma, soprattutto, è cambiato
l'habitat».

La regina, infatti, è all'apice di una catena alimentare che proprio a partire dagli Anni '70 è stata pian piano ricostruita. «Le marmotte – continua Moroni – sono la cosiddetta specie-foraggio, costituendo il 90% della dieta dell'aquila in estate. Ma in Bergamasca non ce n'erano più.

Sono state reintrodotte 30 anni fa dal Comitato caccia di Bergamo, poi assorbito dalla Provincia, che le andò a prendere in Val Chiavenna e le portò in Val di Scalve e in Alta Val Brembana. Perché erano sparite? Perché c'era la fame e la gente se le mangiava. Andava a scavare nei nidi sotto la neve d'inverno ed erano proteine se non gustose almeno necessarie. Insieme a tutti gli altri animali selvatici, le marmotte erano cibo prezioso in un ambiente così ostile come le Orobie. Un dato per tutti: i camosci erano forse 200 a fine Anni '60, oggi sono 6.000.

La presenza di fauna selvatica sulle nostre montagne, dunque, è enormemente migliorata negli ultimi decenni. E dopo le prede, sono arrivati "in massa" anche i predatori. L'aquila sta in cima alla lista, è lei la regina, è lei che chiude la catena». Ed è sempre lei che ormai si fa vedere, con il suo fantastico volo circolare, sempre più spesso anche a quote più basse: è presente, per esempio, in Val Vertova, ma la si può ammirare anche sopra i Colli di San Fermo.

È tornata, dunque, e stabilmente. Ma in verità non se n'era mai del tutto andata: «Un appassionato ornitologo – svela Moroni – ha scoperto recentemente un nido che risale a prima di Cristo. Come lo sappiamo? Premessa: le aquile frequentano nidi che magari sono vecchi di secoli, li sistemano, li aggiustano portando altri rami e li migliorano.

Sono fatti di legni posati su anfratti nelle rocce, possono avere un diametro di un metro e sono altrettanto alti. Alla base di quel nido antichissimo, che è in Alta Val Brembana ma là resterà (quindi bocche cucite sul punto preciso dove si trova), c'erano dei sedimenti fossilizzati. Con l'analisi al carbonio 14 è stato possibile datarlo: ha più di 2.000 anni. Un ritrovamento straordinario».

Beh, allora l'aquila regnava beata anche sulle nostre montagne senza temere i bracconieri. Né i pastori potevano certo fermarla. Ci ha messo un bel po', ma ora sta pian piano riprendendosi le sue Orobie.

Claudia Mangili - L'Eco di Bergamo - 10 febbraio 2012 Cronaca

giovedì 9 febbraio 2012

10 febbraio - Il giorno del ricordo

Foibe e profughi minori. La vergogna che fatico a perdonare 



Non ero sicuro di voler scrivere su questo argomento. Non lo sono nemmeno ora che lo sto facendo. Né lo sarò quando, nella mostruosa lingua della rete, “posterò” questo pezzo. “Pezzo” è invece una parola della lingua da giornale di carta, tra poco obsoleto quanto l’aoristo greco. Ma io resisto.

Dicevo, non sono sicuro sia giusto occuparmi di questo tema perché è personale e non ho fatto questo blog per farne la piattaforma di un cicaleccio privato.

Sono figlio di una profuga giuliano dalmata. Mia madre Giuliana Langendorff era nata a Fiume 77 anni fa ed era una patriota italiana. Il nome potrebbe far credere il contrario. Mio nonno Ludovico era austriaco, aveva combattuto la Prima guerra mondiale nella marina imperiale e quando il suo mondo crollò, decise di rimanere in Istria. Mia nonna Nives era croata ma detestava le due più importanti fazioni della sua etnia: i fascisti di Ante Pavelic e i comunisti di Tito.

Per libera scelta decisero di diventare italiani – un anno dopo aver tolto la divisa asburgica il nonno già partecipava all’impresa dannunziana di Fiume – e di far crescere i loro figli da italiani. Progressivamente, in casa si smise di parlare tedesco e si assunse il dialetto fiumano, simile al triestino. E’ stata una lingua della mia infanzia, quella delle mie vigilie di Natale che il nonno organizzava con un misto di fiaba austriaca e magia felliniana. Mia madre ha continuato fino all’ultimo a parlare il dialetto con le sorelle. Se sento dire “me son iozà la cotola”, capisco. I speak the language.

La famiglia di mia madre non visse direttamente la tragedia dell’esilio improvviso, delle persecuzioni e delle foibe.
Durante la guerra il nonno si era trasferito a Milano per lavoro. Ma persero la casa e tutto quel che avevano. Il loro piccolo appartamento di via Macedonio Melloni fu il primo rifugio per decine di parenti e conoscenti cacciati da Fiume. Almeno quelli che non erano finti nelle foibe e dei quali non si ebbe traccia per anni e anni.

Non sfuggirono tuttavia all’umiliazione e all’oblio ai quali l’Italia condannò i suoi stessi profughi. Nel dopoguerra gli ebrei hanno dovuto lottare contro il tentativo di rimozione dell’Olocausto. I giuliano dalmati anche contro l’umiliazione di essere profughi. Non mi sogno di paragonare il gigantesco massacro della Shoah con le foibe, un avvenimento minore dell’odio degli uomini. Ma per ogni popolo la sua tragedia è La Tragedia.

Gli istriani erano semplicemente dei “fascisti”. Gli attivisti del Pci andavano alla stazione Centrale per insultare i profughi, i ferrovieri della Cgil si rifiutavano di manovrare i treni che li portavano dall’esilio. Era vietato perfino usare questa parola, esilio. Per decenni il Partito comunista è stato responsabile di un comportamento vergognoso, avallato dai partitini vassalli di allora, socialisti compresi.

E anche la Dc, perché gli istriani ricordavano ai governi italiani l’umiliazione degli accordi di Osimo: territorialmente non c’era alternativa, forse. Ma i profughi italiani – perché erano italiani, appassionati di esserlo più dei comunisti e dei democristiani che li umiliavano – furono abbandonati al loro destino. Ignorati.

Non crediate che sia tutto finito. Solo l’anno scorso il Presidente Napolitano ha potuto dire che si era “posto fine a ogni residua congiura del silenzio”. Solo nel 2011. Ma c’è ancora chi continua a percepirli come fascisti. Quest’anno Napolitano ha nobilmente parlato di “visione europea che permette di superare derive nazionalistiche”. Gli italiani d’Istria non hanno mai avuto pretese revansciste, hanno perfino smesso di tornare. Mia madre non è mai tornata: si è sempre rifiutata di farlo.

Sarebbe bello se riuscissi a trovare negli archivi un intervento di Giorgio Napolitano a un congresso del Pci di quarant’anni fa e scoprire che le nobili parole di oggi le diceva già allora. Ci voglio provare perché oggi noi italiani dobbiamo molto a Napolitano. Ma ai giuliano dalmati dite una sola volta una sola parola. Ufficialmente, a un leggio, con un microfono, i corazzieri, le telecamere che filmano e le agenzie che riportano. Perdonateci.

Cosa vuol dire essere figlio di una profuga? Niente di particolare. Non ho mai votato Pci e ho incominciato a farlo per i partiti suoi eredi solo quando hanno tolto dal simbolo la falce e il martello. Non ho voluto seguire le guerre balcaniche degli anni Novanta perché in qualche modo mi sembrava di essere parte in causa e non avrei fatto bene il mio mestiere. Guerre da raccontare altrove, non mi sono mancate.

Niente d’importante dunque, se non una piccola cosa. Quel velo di tristezza del quale mia madre non si è mai liberata.

Perché un profugo resta profugo finché vive e a casa non torna mai più.

Ugo Tramballi - Il Sole 24 ore - 9 febbraio 2012 - 18:48

mercoledì 8 febbraio 2012

Il Corriere arriva a Bergamo


«Una città piena di valori»
Sedici pagine, dalla cronaca allo sport. Via anche al sito 

Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, aveva abbracciato con lo sguardo la platea del teatro Donizetti. Lì, dove stavano seduti i rappresentanti di tutta una terra e delle sue eccellenze. Era il 2 febbraio 2011 e Napolitano aveva parlato del «forte riconoscimento che merita, da parte di tutti gli italiani, la città di Bergamo, la complessiva realtà di quest'area.
Lo merita - aveva detto - la gente bergamasca, per quel che ha dato con laboriosità, dinamismo
imprenditoriale, dedizione operaia, allo sviluppo industriale, alla crescita economica e sociale dell'Italia». A un anno di distanza, nelle stesse sale, quelle parole sono risuonate di nuovo.
A citarle il presidente di Rcs Piergaetano Marchetti, spiegando che «il nostro gruppo editoriale ha deciso di essere qui, in una realtà importante, importantissima, come Napolitano ci ricorda». L'ha fatto rivolgendosi alla platea che ieri ha tenuto a battesimo il dorso di Bergamo del Corriere della Sera , in edicola da oggi.
Il debutto è avvenuto alla presenza dell'amministratore delegato di Rcs, Antonello Perricone, del direttore generale della divisione Quotidiani Giulio Lattanzi, e di molti esponenti del mondo politico, imprenditoriale e istituzionale orobico, dal prefetto Camillo Andreana al sindaco Franco Tentorio, al presidente di Confindustria-Bergamo Carlo Mazzoleni.Ferruccio De Bortoli (Fotogramma)
Esserci, partire da qui, ma anche imparare dalla Bergamasca. Il direttore Ferruccio de Bortoli ha parlato di «fiducia e orgoglio». «Oggi la fiducia è la materia prima che ci manca. Ma in Italia ci sono tante capitali. Capitali che devono convivere per segnare il futuro del Paese. Ecco: vogliamo imparare dalle comunità migliori, come Bergamo».
Raccontarla, osservarla, se necessario criticarla. «Ma sempre - ha aggiunto - con onestà, facendoci portatori dei suoi valori a livello nazionale e internazionale».
Aumenta la pluralità delle voci, come ha spiegato Fabio Finazzi, caporedattore del Corriere della Sera-Bergamo : «Sulla scena c'è un quotidiano locale, L'Eco di Bergamo , ben ancorato alla tradizione e che tuttavia esprime un giornalismo di largo respiro. Il Corriere arriva, credo, con il marchio riconosciuto del quotidiano europeo per cercare di cogliere in profondità anche il respiro dell'informazione locale.
Ci aspetta un confronto libero e reciprocamente stimolante». Ci sarà anche un sito internet dedicato ( bergamo.corriere.it ) «anche perché - è la conclusione - l'informazione locale è da sempre interattiva, il dialogo vivace con i lettori fa parte del suo Dna».

Il Corriere della Sera Bergamo sarà in edicola da mercoledì, con 16 pagine. L'edizione orobica rappresenta la nuova tappa della strategia adottata oltre tredici anni fa da Rcs Quotidiani con l'obiettivo di radicarsi sul territorio. Il riassunto lo fa ancora Marchetti: «Se non Bergamo, dove?».
Anna Gandolfi - Il Corriere della Sera - bergamo - 8 febbraio 2012

lunedì 6 febbraio 2012

Nanga Parbat - Moro lancia l'attacco alla vetta


Oggi il bergamasco e il kazako Urubko iniziano la salita finale: in cima nella giornata di venerdì lungo l'itinerario percorso solo da Messner

«Partiamo: andiamo sulla montagna». Fanno un certo effetto le parole con cui Simone Moro annuncia il tentativo alla cima del Nanga Parbat, nona montagna della Terra. Fanno un certo effetto perché arrivano da quota 4.230, dal campo base, e davanti i due scalatori (col bergamasco ci sarà come di consueto il compagno kazako Denis Urubko) ne hanno quasi altrettanti.
Una montagna intera, come dice Simone, quando sotto i piedi ne hai già un'altra. Tipo una Marmolada
con sopra un Bianco. Perché il Nanga è sì la nona montagna del pianeta per altezza, ma la prima per ampiezza ed estensione complessiva. Il tutto nel pieno dell'inverno pakistano, con temperature che possono toccare i – 50 e venti che soffiano oltre i cento chilometri orari.
Per raggiungere gli 8.125, di questa cima scalata per la prima volta da Hermann Bhul e indissolubilmente legata al nome di Reinhold Messner, protagonista di pagine alpinistiche esaltanti quanto drammatiche, serviranno almeno cinque giorni: oggi – dopo aver ritardato di 24 ore la partenza per evitare il rischio di valanghe – campo 1 (5.000 metri), domani campo 2 (5.800 metri), mercoledì campo 3 (6.600 metri), giovedì campo 4 (7.400 metri) e venerdì, finalmente, la vetta tanto sudata.
Simone ottimista? «In questo genere di ascensioni non puoi mai sapere. Qui al Nanga ciò che mi preoccupa particolarmente è proprio il tempo minimo indispensabile per affrontare il dislivello che, rispetto al GII ad esempio, dal campo base e di mille metri superiore. Cinque giorni sono molti, soprattutto per gli effetti della scarsa idratazione. Comunque vedremo, siamo molto motivati e anche l'acclimatamento è stato fatto con tutti i crismi».

Poi c'è sempre il meteo...«Assolutamente, le previsioni danno una finestra di bel tempo di un paio di giorni proprio tra giovedì e venerdì. Per questo partiamo mentre ancora fa brutto, contiamo di arrivare ai campi alti nel momento più propizio e cioè quando tornerà il sole. È una tattica che abbiamo già testato con successo lo scorso anno e che ci auguriamo possa rivelarsi vincente anche in questa spedizione, nonostante quei famosi mille metri di dislivello con l'aggiunta di un aspetto esplorativo che non va assolutamente sottovalutato.
Essendo la Kinshoffer, e cioè la via normale, impraticabile perché troppo rischiosa, abbiamo optato per un itinerario molto più lungo che è stato parzialmente percorso solo da Messner assieme al compagno Hans Peter Eisendle nel 2000. La prima parte si snoda attraverso lo Diama glacier e fa un certo effetto pensare che qui, oltre alla cordata di Messner, è passata solo un'altra persona e cioè l'inglese Mummery che purtroppo, nel 1895, proprio tra i meandri di questo ghiacciaio scomparve».
In montagna i rischi non mancano mai.
Ne abbiamo avuto una tragica conferma con il fatale incidente occorso a Mario Merelli. Come avete appreso la notizia e che riflessi ha avuto sulla vostra spedizione?
«L'abbiamo saputo mentre eravamo a campo 2, e sia io che Denis siamo rimasti esterrefatti: "No Mario!", abbiamo esclamato mettendoci le mani tra i capelli. Davvero una brutta botta. Così non ce la siamo sentita di proseguire: di fronte alla morte bisogna riflettere per poi rilanciare eventualmente la propria progettualità.
Questo è ciò che ho sempre cercato di fare, privilegiando certe modalità a quelle della semplice commemorazione. Nel mio caso è un percorso dettato anche dalla fede: ritengo che ogni essere umano rappresenti una penna mossa da una mano più grande, quella del Padre Eterno e che l'alpinismo rappresenti, nella sua essenza più profonda, un gesto d'amore, una pulsione lontana dalla razionalità.
Noi abbiamo solo deciso di scendere e riflettere, focalizzando la nostra attenzione sul fatto che se la
situazione fosse stata ribaltata, e cioè se al nostro posto fosse stato qui Mario, si sarebbe quasi certamente comportato allo stesso modo».

Ma adesso ha più paura?
«Chiaro che adesso siamo ancora più accorti, abbiamo le antenne ancora più alzate perché questo ti fa capire quanto la nostra presenza in questo contesto sia fragile. Adesso stai parlando, un secondo dopo non ci sei più. Portare avanti il proprio progetto; ciò in cui si crede resta però fondamentale, per lasciare un segno a chi resta. Per questo sono estremamente contento che la famiglia Merelli abbia già annunciato di voler proseguire nelle iniziative avviate da Mario che non erano solo alpinistiche, ma
avevano anche molti risvolti umanitari di grande generosità».

C'è qualcosa che questa spedizione la costringe a rimpiangere?
«Si ed è ovviamente la mia famiglia e, in particolare, il mio figlio più piccolo Jonas che ha solo due anni. A questa età i bambini cambiano in maniera repentina e anche se lo sento quasi quotidianamente via Skype, sono consapevole di perdermi delle cose importanti. Per questo non devo assolutamente pensare al fatto che il 27 marzo dovrò ripartire per l'Everest. Sono solo 50 giorni e a casa so già che non ne trascorrerò molti. Poi però vorrei fermarmi almeno per un anno, dedicandomi ad altri progetti e ai miei cari. Dopo 45 spedizioni credo proprio che sia arrivato il momento di farlo».

Emanuele Falchetti - L'Eco di Bergamo - Lunedì 06 Febbraio 2012 CRONACA, pagina 18

mercoledì 1 febbraio 2012

Ognuno, Qualcuno, Ciascuno, Nessuno.


Questa è la storia di quattro persone chiamate: Ognuno, Qualcuno, Ciascuno, Nessuno.

C’era un lavoro da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno l’avrebbe fatto.
Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece.
Qualcuno si arrabbiò perché era un lavoro di Ognuno.
Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Ognuno non l’avrebbe fatto.
Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

(Dal Web- Autore sconosciuto)

Auguriamoci che per l'imminente tornata elettorale amministrativa nella Conca, nessuno si comporti in questo modo.
Gallicus


Pista di fondo in piena attività


Battuto l'intero percorso

Da oggi 1 febbraio la pista di fondo della Conca dell'Alben è completamente agibile. I gestori, "Sci Club Valserina",  grazie alla nevicata e alla bassa temperatura hanno svolto un ottimo lavoro predisponendo l'anello completo del classico percorso.

Pertanto la pista è accessibile sia da Oltre il Colle, sia dal Passo di Zambla.