giovedì 26 febbraio 2015

Ennesima chiusura. Rischio slavine a Oltre il Colle. Chiusa la via verso l’Arera.


Scesa una valanga sulla strada. Dopo un sopraluogo in elicottero stop del Comune a pedoni e auto.

Chiusa per pericolo slavina è chiusa, da lunedì scorso, a pedoni e auto, la strada comunale che da Zambla Alta porta lla località Plassa di Oltre il Colle e da qui verso l’Arera.
L’ennesimo stop, di quest’ultimi anni, lungo il percorso che, ormai ogni inverno, è minacciato o invaso dalle valanghe.


Così è successo domenica scorsa, di mattino, quando al noto canalone che s’incontra poco prima di arrivare alla Plassa, si è scaricata una valanga che ha invaso la strada. “Abbiamo provveduto subito a ripulire il tracciato – spiega il Sindaco di Oltre il Colle Valerio Carrara – poi domenica è arrivato dalla Regione il report sul sopralluogo effettuato dall’elicottero che ha messo in evidenza la situazione di pericolo derivante sia dall’accumulo di neve in quota, sia dal previsto aumento delle temperature”.

Da qui l’ordinanza di chiusura, ufficialmente di circa un chilometro di strada, a cavallo del canalone di scarico. Dall’altra parte, quindi, “isolati” seppure la strada sia comunque libera per eventuali emergenze, il titolare del Campeggio Arera, 144 seconde case in un maxi condominio con un solo residente,e i gestori del Rifugio Capanna 2000.

“Sono strati Tutti avvisati – dice il Sindaco – d’altronde il pericolo è effettivo e non avevamo altra scelta”.

La zona della Plassa, oltre che dai villeggianti o nproprietari delle seconde case o diretti al Campeggio, è frequentata soprattutto nei fine settimana da escursionisti e scialpinisti che da qui raggiungono la zona dell’Arera e il Rifugio Capanna 2000. Lo stop di questi giorni, peraltro, potrebbe essere l’ultimo di una lunga serie.

“Il progetto per il paravalanghe, lungo una sessantina di metri e con un costo di circa 700 mila euro, è pronto - dice il Sindaco – e a breve faremo il bando per i lavori. Il cantiere aprirà in primavera e per l’autunno dovrebbe essere pronto”.


Givanni Ghisalberti – L’Eco di Bergamo  26 febbraio 2015

mercoledì 25 febbraio 2015

Sci, il regno del fondo f i salti mortali ma resiste alla crisi.

Fotografia di Vallebrembanaweb

Alben di Oltre il Colle: con 12 chilometri di piste da 40 anni è una fucina di maestri e campioni.
Per aprire ogni anno 20 mila euro dai Comuni.

Senza quei 20 mila euro che ogni anno arrivano dai Comuni, probabilmente sarebbe già chiuso.
Il regno bergamasco degli sciatori di fondo, aperto nel 1975, lotta da alcune stagioni con la scarsità di neve, temperature, difficoltà varie anche di natura burocratica e aperture ritardate. Ma resiste.
E, alla fine, il gestore, lo Sci Club Val Serina, che l’ha in carico da due anni fino alla stagione 2016 – 1017, riesce a pareggiare i conti.

“Si fa fatica – dice Paolo Maurizio, Presidente dello Sci Club, ma per il turismo, la storia e l’immagine della valle queste piste sono importanti. I cannoni  sparano ma coprono solo in parte del tracciato e poi per lo sciatore la neve vera è un’altra cosa”.C’è poi il problema dell’approvvigionamento d’acqua: arriva dal territorio di Premolo, dopo 7 chilometri con tubazioni sotterranee, a volte in perdita, e una fonte che a quelle altitudini è spesso gelata. E poi prima si riforniscono le abitazioni, solo l’avanzo va all’innevamento artificiale.

Se poi la neve arriva, arrivano anche gli sciatori, soprattutto dalla Valle del Riso, raggiungibile dalla Valle Seriana, dalla Brianza e dalle scuole, per queste ultime a prezzi scontati.

C’è poi lo skilift, in funzione dal 2002, dopo 14 anni di fermo  a causa di una frana precipitata dall’Alben, che serve un tracciato di 800 metri, strategico per dare una possibilità di sciare ai ragazzi..
A Zambla Alta c’è poi un altro skilift accanto al Ristorante neve.

Alla fine i conti tornano all pari, ma solo grazie ai 7500 euro ciascuno che ogni anno arrivano dai Comuni di Oltre il Colle e Serina, dove si sviluppano le piste di fondo , più altri 5000 euro da Oltre il Colle per lo skilift.

“Riusciamo ad andare alla pari- continua Maurizio – e sarebbe un peccato chiudere una stazione storica dello sci in cui si svolgevano già grandi eventi negli anni trenta. E che ha sfornato campioni: oggi, per esempio, ci sono tecnici delle nazionali di fondo e biathlon e Luigi Parravicini è allenatore della nazionale di Fondo di Monaco – Monntecarlo. Tra due anni, nel 2017, scadrà la convenzione ventennale con il privato sul cui terreno passa il 20 % delle piste, ma indispensabili (compresa la partenza). Per continuare sarà necessario trovare un accordo”.
Info sulla Stazione su www.sciclubvalserina.it

Giovanni Galimberti – L’Eco di Bergamo 25 febbraio 2015

sabato 21 febbraio 2015

Appropriarsi degli altrui meriti


Una notizia positiva: l’indizione della Gara d’Appalto per i lavori di ripristino della Strada Provinciale 27 della Valle Serina. Una notizia vergognosa: sono passati tre mesi per indire la Gara d’Appalto. Una notizia ridicola: il Sindaco di Costa Serina, in un’intervista ai Quotidiani locali, annuncia con enfasi l’inizio della procedura, ringraziando Regione e Amministrazione Provinciale, dimenticandosi clamorosamente dei cittadini della Valle che con il loro impegno pressante sotto la regia del Comitato Frana S.P. 27 hanno, in buona sostanza, sopperito all’inadeguatezza  delle Amministrazioni Locali.

Il Sindaco di Costa Serina, Fausto Dolci, dimentica che da oltre un anno la Regione Lombardia aveva stanziato 1 milione e 200 mila euro e l’Amministrazione Provinciale 600 mila euro per procedere ai necessari lavori di ripristino della strada provinciale. Dimentica che le Amministrazioni locali, coordinate dal Sindaco di Serina Fattori, hanno assistito impassibili alla loro inerzia e alle lungaggini delle procedure e dei conseguenti primi lavori di perizia e d’indagine.

Dimentica che solo e grazie alla pressione del Comitato Frana S.P. 27, finalmente si sono trovati gli accordi con l’Amministrazione Provinciale per sopperire alla latitanza di strutture tecniche locali che potessero redigere un “Progetto”  credibile e cronologicamente accettabile.
Dimentica la sopportazione della Comunità Valserinese, residenti, operatori economici e turisti, che nel frattempo hanno sopportato disagi  e finanziari.

Il Sindaco di Costa Serina è lo specchio di una cultura amministrativa incapace e inadatta a difendere gl’interessi dei propri cittadini e elettori e non è il solo, purtroppo.

Se tutto procederà nel verso giusto, senza impicci di carattere burocratico, solo nel tardo autunno i cittadini della valle vedranno terminare il loro calvario, nel frattempo ringrazino i loro Amministratori e lascino nell’oblio chi per difenderli si è pure “guadagnato” denunce per turbativa dell’ordine pubblico.

Così va il mondo

Gallicus

giovedì 19 febbraio 2015

Frana Valserina, gara d’appalto con 10 Imprese.


I lavoro inizieranno a maggio.

E’ partita la gara d’appalto per i lavori di messa in sicurezza della strada provinciale della Valle Serina, chiusa dal dicembre 2013 a causa di una frana in località Rosolo.
Una decina le Imprese che sono state invitate a partecipare.

I lavori a base d’asta sono per 825 mila euro e l’avvio del cantiere è previsto per aprile – maggio. L’Impresa aggiudicatrice avrà poi tempo 240 giorni per la conclusione dell’intervento.
Contemporaneamente a tali lavori (per i quali sono disponibili un milione e duecentomila euro) la Provincia provvederà alla ricostruzione del ponte danneggiato dalla frana.

“Per consentire un’ottimizzazione dei tempi – spiega il Sindaco di Costa Serina, Fausto Dolci – sono stati inseriti nel capitolato, oltre alla penale giornaliera per eventuali ritardi da parte dell’Impresa, anche un premio di accelerazione giornaliero dei lavori da computarsi per ogni giorno risparmiato rispetto alle tempistiche del crono programma”. “I tempi rimangono quelli che già sapevamo – dice il rappresentante del Comitato di cittadini Pietro Berbenni – ovvero tre mesi per sapere chi farà i lavori. Sperando che non vi siano ricorsi”.

L’Eco di Bergamo – 19 febbraio 2015

venerdì 13 febbraio 2015

I soccorritori: più consapevoli pagando

In montagna con responsabilità: le considerazioni del presidente del Soccorso alpino e speleologico lombardo sul pagamento degli interventi di soccorso in montagna.

«Un grande senso di responsabilità è essenziale per chi va in montagna: uno degli argomenti più dibattuti è quello del pagamento del servizio di soccorso, in particolare con l’eliambulanza, dati i costi in carico al Servizio sanitario nazionale, quindi alla collettività, che possono essere molto elevati». Lo dice Danilo Barbisotti, presidente del Servizio regionale lombardo del Corpo nazionale di Soccorso alpino e speleologico.
In Trentino Alto Adige, in Veneto e in Val D’Aosta è un criterio già applicato: ora anche la Commissione Sanità della Regione Lombardia ha approvato il progetto di legge che prevede il pagamento di una quota per i soccorsi non classificati come sanitari per emergenze e urgenze. «È una questione annosa anche all’interno del Soccorso alpino, che siamo valutando con molta attenzione - spiega Barbisotti -. L’approvazione del provvedimento è certamente un passaggio determinante per far capire quanto sia indispensabile una consapevolezza maggiore per i frequentatori della montagna» prosegue e aggiunge: «I nostri tecnici compiono oltre mille interventi l’anno solo in Lombardia e purtroppo, in alcuni casi, si trovano in presenza di situazioni in cui le persone soccorse non avevano nemmeno l’attrezzatura minima richiesta per quel tipo di escursione, mancavano dell’equipaggiamento e dell’abbigliamento adeguati, oppure erano privi di competenze alpinistiche e fisiche e senza alcuna cognizione delle condizioni meteorologiche o dell’ambiente alpino».
Imprudenze che, oltre a costare in termini di denaro pubblico, possono persino arrivare a mettere a rischio l’incolumità dei soccorritori.
I cittadini pagano le tasse e quindi hanno diritto al soccorso: quando c’è davvero la necessità, quindi, è meglio chiamare, anche per evitare di aggravare la situazione. Ma per quali interventi? «Ogni intervento è complesso, un caso a sé - precisa Barbisotti -. In alcune circostanze è abbastanza chiaro se si tratta di chiamate ingiustificate oppure no. Il Cnsas è un’associazione di tecnici volontari, selezionati, formati e addestrati secondo criteri molto rigorosi. Continueremo a svolgere gli interventi come è sempre avvenuto: ora vedremo in che modo la Regione attuerà le modalità di pagamento. La compartecipazione alle spese dovrebbe però essere tale da non inibire la richiesta di soccorso in caso di reale necessità. I soldi non andranno comunque al Cnsas ma al Servizio sanitario regionale. Non spetterà quindi a noi decidere se il ticket sia dovuto o meno ma riferiremo sui dettagli dell’operazione, sulla dinamica dell’incidente e in merito alle effettive condizioni di urgenza. Per altre considerazioni, restiamo in attesa di conoscere la versione definitiva del regolamento che stabilisce il piano tariffario dei servizi di soccorso sanitario e non sanitario; per quanto riguarda invece il ruolo del Cnsas nei confronti di altri enti o istituzioni, esiste già una normativa nazionale di riferimento molto dettagliata, per salvaguardare il rapporto di fiducia già in atto».
Il tecnico di elisoccorso fa parte dell’equipaggio presente sull’eliambulanza insieme con il pilota, il medico e l’infermiere. Ogni volta che l’elicottero non può intervenire, di notte o perché le condizioni meteorologiche non lo permettono, operano le squadre territoriali delle cinque Delegazioni lombarde (Bresciana, Orobica, Valtellina - Valchiavenna, Lariana e Speleologica). In Lombardia il servizio di elisoccorso è gestito dall’Azienda regionale di emergenza e urgenza, con cinque basi di volo regionale che hanno sede a Caiolo - Sondrio, a Milano - Bresso, a Como- Villa Guardia, a Brescia - Spedali Civili e a Bergamo - Ospedale Papa Giovanni XXIII.
Uno dei compiti principali del Cnsas è proprio quello di promuovere costantemente la cultura della prevenzione del rischio, anche attraverso campagne di comunicazione e informazione, come il progetto permanente «Sicuri in montagna», che mette a disposizione di tutti informazioni e materiale divulgativo, tra cui opuscoli specifici scaricabili gratuitamente, sul sito www.sicurinmontagna.it.

L’Eco di Bergamo – 13 febbraio 2015

giovedì 12 febbraio 2015

Pronto soccorso in montagna. Primo via libera alla nuova legge


Un tema scottante e molto dibattuto: approvato il progetto di legge a maggioranza in Commissione Sanità, contrari PD e Patto Civico, astenuto M5Stelle.

Le attività di soccorso prestate in montagna e in zone impervie senza che vi sia riscontro di una reale situazione di emergenza, d’ora in poi in Lombardia, in caso di negligenza o assenza di necessità di cure, potranno comportare un esborso economico a carico del richiedente. È quanto prevede il progetto di legge di cui è relatrice Lara Magoni (Lista Maroni) e primo firmatario Francesco Dotti (Fratelli d’Italia) approvato mercoledì 11 febbraio in Commissione Sanità con il voto favorevole di Lega Nord, Lista Maroni, Forza Italia, NCD, Fratelli d’Italia e Gruppo Misto, contrari PD e Patto Civico, astenuti i rappresentanti del Movimento 5 Stelle.
In particolare nel testo si stabilisce che gli interventi di soccorso e di elisoccorso in ambiente di montagna o in zone impervie comprensivi di recupero e di trasporto saranno considerati onerosi a carico dell’utente se non sussiste la necessità di accertamento diagnostico e se la prosecuzione di cure presso un Pronto Soccorso dovesse essere registrata con codice bianco: analoghe disposizioni saranno attuate anche nel caso l’attività di soccorso dovesse essere prestata a seguito di comportamenti imprudenti o negligenti da parte del richiedente. Certificare la sussistenza dei requisiti necessari a giustificare gli interventi di soccorso sarà compito della Centrale Operativa sede dell’elisoccorso che effettua l’intervento, in coordinamento con l’equipe di soccorso sanitario: l’eventuale compartecipazione alle spese potrebbe essere dovuta anche nel caso l’intervento di soccorso fosse effettuato dalla sola componente tecnico alpinistica. Come parametri di riferimento saranno utilizzate le linee guida del CAI (Club Alpino Italiano) sul comportamento in montagna.
La Giunta regionale, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, sentiti l’Areu (Agenzia Regionale per l’emergenza urgenza) e il Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico), stabilirà con apposito regolamento il piano tariffario dei servizi di soccorso sanitario e non sanitario. In ogni caso il richiedente non potrà pagare più del 50% del costo effettivo del servizio e saranno esentati dal pagamento coloro che già allo stato attuale lo sono per le prestazioni sanitarie di pronto soccorso; per i residenti in Lombardia è prevista una ulteriore riduzione del 15% sul costo a carico.
Nel Veneto già dal 2011 l’utilizzo dell’elicottero costa 25 euro al minuto se il ferito è grave (fino a un massimo di 500 euro), ma il costo può salire fino a 7.500 euro se il ferito è lieve. In Trentino Alto Adige chi chiama i soccorsi senza aver subito danni rilevanti paga un ticket di 750 euro. In Valle d’Aosta per richieste di soccorso immotivate o dovute a attrezzatura inadeguata il costo al minuto per l’utilizzo dell’elicottero è fissato in 137 euro.
Alcuni Consiglieri di maggioranza e Dario Violi (M5Stelle), durante i lavori di questa mattina, hanno stigmatizzato la lettera inviata lunedì a tutti i Consiglieri regionali dalla Presidente del Cai Lombardia Renata Viviana, nella quale erano contenute alcune eccezioni e osservazioni critiche al provvedimento. «Questa lettera inviata alla vigilia del voto in Commissione – hanno evidenziato - si presta a possibili strumentalizzazioni politiche ed è poco coerente con quanto dichiarato sinora dal Club alpino italiano, considerando che in tutte le precedenti occasioni di confronto il Cai si era sempre espresso favorevolmente».
«Rispetto delle regole e più sicurezza per tutti. Il rimborso a carico dell’utente negligente deve essere considerato un deterrente per sensibilizzare le persone ad affrontare attività escursionistiche in sicurezza –ha spiegato la relatrice Lara Magoni-. Il recupero in zone impervie è caratterizzato da notevole complessità e costi elevati e comporta l’assunzione di molti rischi anche per i soccorritori. Inoltre i mezzi e le risorse umane impiegate in attività di soccorso non necessarie, sono inevitabilmente sottratte alla possibilità di prestare soccorso laddove in contemporanea dovesse invece verificarsi una situazione di effettiva necessità con gravi rischi per gli escursionisti coinvolti».
«Soprattutto nei mesi estivi –ha sottolineato Francesco Dotti- si moltiplicano le richieste di intervento in zone impervie da parte di escursionisti che, in alcuni casi presi da momenti di panico e di smarrimento, chiedono l’intervento della struttura di soccorso impegnando inutilmente personale e mezzi. In molti casi tali chiamate sono dovute a imperizia e superficialità. È bene pertanto introdurre misure che fungano da deterrente per queste situazioni, a vantaggio della tempestività degli interventi di soccorso laddove veramente indispensabili e urgenti».
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«Questo provvedimento accoglie e fa proprie molte osservazioni e sollecitazioni che ci sono pervenute dai responsabili del Cai, del Soccorso Alpino e dell’Areu –ha evidenziato il Presidente della Commissione Fabio Rizzi-, cercando di favorire nelle persone che vanno in montagna maggiore consapevolezza e senso di responsabilità. Il testo potrà essere ulteriormente migliorato in sede di esame da parte dell’Aula, ma già costituisce un importante punto di partenza».
«L’azione preventiva di formazione è importante ed è riconosciuta e contenuta in questo provvedimento – hanno detto Fabio Fanetti (Lista Maroni) e Fabio Rolfi (Lega Nord) -: con questa legge non si introduce un nuovo ticket a carico di chi va in montagna, ma si vuole educare e responsabilizzare la gente che va in montagna ad assumere comportamenti idonei ed avere attenzione e rispetto per gli altri».
Dario Violi (M5Stelle) ha motivato l’astensione del suo gruppo evidenziando come le finalità educative e formative della legge dovevano essere maggiormente espresse e rafforzate, «mentre così il rischio è che questo provvedimento alla fine serva solo a fare cassa, prevedendo un costo di compartecipazione troppo elevato a carico di richiede l’intervento di soccorso».
Per Gianantonio Girelli (PD) «il progetto di legge approvato oggi dalla Commissione Sanità lascia troppi interrogativi irrisolti, è lacunoso e affida molti aspetti a successive regolamentazioni senza alcuna chiarezza, in particolare su cosa si intenda effettivamente per compartecipazione alle spese. Alla fine, così facendo, per risolvere il problema di qualcuno –ha aggiunto Girelli- si finisce con il crearne di nuovi a tutti gli altri».
Parere negativo è stato espresso infine pure da Jacopo Scandella (PD), intervenuto anche a nome di Umberto Ambrosoli e del Patto Civico, che ha sottolineato come «un costo di compartecipazione così elevato potrebbe disincentivare la chiamata dei soccorsi anche da parte di chi ha invece una necessità di cure reale e teme di non vedersela riconoscere dai soccorritori. Inoltre –ha concluso Scandella- non è giusto lasciare in toto la responsabilità di stabilire la sussistenza di una effettiva necessità ai soli volontari e soccorritori, e introdurre per legge il principio di negligenza nell’erogazione di un servizio pubblico costituisce un precedente pericoloso che in teoria potrebbe poi essere esteso anche ad altri ambiti».

L’Eco di Bergamo – 12 febbraio 2015