sabato 30 aprile 2011

«Fu popolare la Resistenza in Val Brembana»

«Onesto» il libro di Bottani, Giupponi, Riceputi. Ricorda l'aiuto della gente e la partecipazione di giovani nati sotto il fascismo. Ma anche gli abusi.

Della nuova, terza edizione, «corretta e ampliata» (Corponove, pp. 316, euro 16) de La Resistenza in Val Brembana e nelle zone limitrofe, di Tarcisio Bottani, Giuseppe Giupponi e dello scomparso Felice Riceputi, ha già riferito, sulle pagine di questo giornale, Paolo Aresi, il 3 novembre 2010. Ma contributi di notevole interesse sono emersi dalla viva voce degli autori, e del presidente Isrec, Angelo Bendotti, che il volume hanno presentato alla Sala Ubik di via Sant'Alessandro 1, in questi giorni dedicati al ricordo della Liberazione.

Un lavoro «ponderoso, capillare», introduce Bendotti, eseguito da «un ricercatore, studioso, insegnante» come Bottani, e da un «partigiano, uno che la Resistenza l'ha vissuta in prima persona, quando era solo un ragazzo», come Giupponi. La Resistenza, infatti, sottolinea con forza il presidente, «fu fatta in larga misura da giovani, riguarda principalmente i giovani. In alcuni casi i giovanissimi. Le classi che hanno dato più partigiani sono il '24, '25 e '26. Giovani nati e cresciuti sotto il fascismo. Che avevano studiato nelle scuole fasciste, su libri fascisti, ascoltato la radio fascista…». Una ricostruzione attenta, quella di Bottani e Giupponi, «di una situazione complessa, sia sul piano geografico che "ideologico".

La Resistenza in Val Brembana è una realtà poliedrica, fatta di orientamenti profondamente diversi: Fiamme Verdi, Giustizia e Libertà, comunisti ispirati alla Garibaldi, piccole formazioni non inquadrabili in queste categorie». Una realtà partigiana «corposa». Il tessuto che l'ha resa possibile è «il rapporto molto stretto con la popolazione, che, nel suo complesso, ha dato un aiuto forte». Soprattutto «la gente più umile, povera: sono quelli che hanno meno a dare di più». Di qui il «carattere popolare della Resistenza, che non vuol dire che l'ha fatta il popolo, ma che, senza questo tipo di retroterra culturale, essa sarebbe stata qualcosa di completamente diverso».

Un libro, infine, «onesto, che non ha paura di toccare anche gli aspetti "scomodi", come le violenze commesse anche dai partigiani».
«La Resistenza è stata durissima», esordisce Giupponi. «La gente ci ha aiutato continuamente, ma dopo tanti mesi diventi pesante, la gente comincia a fartelo sentire, capire. Quando requisisci una mucca, a cui i contadini tenevano incredibilmente, e dai in cambio un biglietto, un pezzo di carta con scritto "pagherò a guerra finita", diventa difficile anche stare insieme.

La convivenza è diventata difficile nelle difficoltà. Nella continuità pericolosa di una presenza – venti mesi – che richiede attenzione, cibo…». E però «senza la gente saremmo stati come i pesci senz'acqua. Nei momenti duri chi ci avrebbe dato da mangiare? Se non queste persone che rischiavano tremendamente. Quando salivano i rastrellamenti, tedeschi o fascisti, bruciavano le stalle, le case di chi ci dava ospitalità. E c'era sempre qualcuno che parlava troppo. Ci hanno detto: "È stato tutto facile. Scappavate sempre". E per fortuna. La guerra partigiana doveva essere quella dei gappisti: colpire e sparire. Ogni azione con la sicurezza di una via d'uscita. Molti invece hanno peccato di coraggio inutile.

A comandare, in Val Taleggio come altrove, c'erano militari che venivano dalla Grecia, dalla Russia… Pensavano di fare la guerra normale. Ma non c'erano trincee, mitragliatrici, cannoni. I camion tedeschi portavano davanti sempre un paio di prigionieri che venivano fucilati al primo sparo dei partigiani. La gente veniva messa nelle chiese perché per ogni tedesco ucciso ci sarebbe stata rappresaglia. Noi sapevamo queste cose. La libertà, con i partigiani, andava conquistata con la disciplina. Con l'organizzazione. Solo con la disciplina siamo diventati uomini. E mai toccare le cose degli altri. Quel rubacchiare che poi è stato sfruttato dai denigratori. Ci hanno chiamato anche "grattigiani". Anche nell'ambiente partigiano ce n'erano tanti che meritavano di essere allontanati. Molti lo sono stati. Molti si sono allontanati da soli. Per la paura dei rastrellamenti. I comandanti che non sapevano fare i comandanti, o troppo coraggiosi o inutili, li abbiamo pagati cari».

Un ottimo comandante, invece, «è stato Vitalino Vitali, un contadino della Val Taleggio. Conosceva i posti come le sue tasche. Non ha nemmeno accettato gradi e promozioni». La Resistenza «vera, come intende qualcuno, non era possibile. La gente non l'ha mai capito, ma nemmeno l'ambiente partigiano è stato capace di spiegarlo a tutti». Altra critica: «"Avete fatto la lapide dei fascisti". I caduti vanno riconosciuti tutti. C'è in giro chi dice che sono morti tanti fascisti.

Abbiamo voluto dare un nome a ciascun caduto. Abbiamo cercato la verità storica».

Vincenzo Guercio - L'Eco di Bergamo - Sabato 30 Aprile 2011 TERZA, pagina 56

giovedì 28 aprile 2011

Elicottero si schianta

Muore pilota di Oneta Danilo Ricuperati, 32 anni, era con un collega
La tragedia sui monti sopra Sulmona, in Abruzzo

Urtato cavo dell’elettrodotto, non hanno avuto scampo. L’elicottero ha urtato i cavi dell’elettrodotto ed è precipitato in una zona impervia, prendendo fuoco. I due occupanti sono rimasti incastrati tra le lamiere: i loro resti carbonizzati sono stati trovati ieri mattina sui monti sopra Sulmona, in Abruzzo.

Una delle due vittime è di Oneta, in Val del Riso, Danilo Ricuperati di 32 anni. L’altro è Matteo Franchini, 27 anni, di Modena.
Rilievi sul gasdotto I due erano a bordo di un elicottero modello Robinson R22 Marche I-Etec della società Elicompany diCarpi (Modena), per conto della quale stavano effettuando dei rilievi, commissionati dall’Eni, sulla linea di un metanodotto.

La tragedia si è consumata sul monte Mitra, a 620 metri di quota, in località Vallone Grascito, tra Sulmona e Campo di Giove. L’elicottero, pilotato da Ricuperati, dovrebbe essere precipitato alle 19,30 di martedì, perché a quell’ora, in quella zona, si è registrato un calo di tensione dell’energia elettrica. Un calo che potrebbe essere stato causato dall’impatto del velivolo con i cavi dell’alta tensione. Martedì le condizioni meteo non erano ottimali e la visibilità era ridotta.
 
Fatalità, dunque, anche se non si esclude l’avaria.
Nel pomeriggio Ricuperati e Franchini avevano compiuto un rifornimento di carburante alla base dell’Eljsem di Sulmona, che dista non più di 4 chilometri in linea d’aria dal punto della tragedia. A dare l’allarme, non avendo ricevuto notizie, è stata la società per la quale i due lavoravano. L’allerta è scattato anche dall’Agenzia nazionale sicurezza volo (Ansv), dopo che erano arrivati alcuni segnali anomali dal sistema di emergenza Elt dell’elicottero.

Erano le 20 di martedì. Nella zona di Sulmona sono cominciati a confluire carabinieri, corpo forestale e vigili del fuoco. Le ricerche sono iniziate alle 22,30. All’una e mezzo della notte tra martedì e ieri è stato richiesto l’intervento delle squadre del Soccorso alpino. Che hanno seguito il tracciato dell’elettrodotto, inoltrandosi in zone impervie.
Il velivolo è stato individuato alle 6 di ieri mattina. I resti dell’elicottero, assicura chi era sul posto, erano ancora fumanti.
Dentro, purtroppo, c’erano i corpi carbonizzati di Danilo Ricuperati e di Matteo Franchini.

La scatola nera
Le salme sono state recuperate e trasferite nella morgue dell’ospedale di Sulmona. Il procuratore della Repubblica di Sulmona, Federico De Siervo, sull’incidente ha aperto un’inchiesta e ha disposto l’autopsia, in programma domani. I soccorritori hanno anche recuperato la scatola nera del velivolo e un telefonino: saranno esaminati per capire la causa di questa tragedia. Anche l’Ansv ha aperto una propria indagine.


L'Eco di Bergamo - giovedì 28 aprile 2011

mercoledì 27 aprile 2011

Il Cai Bergamo rinnova le cariche


Marcolin eletto presidente

Piermario Marcolin, 60 anni, già vicepresidente del Cai Bergamo, è stato eletto presidente del sodalizio e succede così a Paolo Valoti. L'elezione si è avuta in occasione della riunione del Consiglio Direttivo della Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano svoltasi martedì 26 aprile 2011.

Vice presidenti sono stati nominati: Chiara Carissoni (che era stata candidata alla presidenza) , Massenzio Salinas, Andrea Sartori.
Segretario: Stefano Morosini
Vice Segretario: Maria Rosa Moretti
Tesoriere: Angelo Diani
Vice Tesoriere: Antonio Corti
Consiglieri: Arrigo Albrici, Alessandro Colombi, Renzo Ferrari, Gian Camillo Frosio Roncalli, Paolo Lorenzo Gamba, Marco Luzzi, Riccardo Marengoni, Gianni Mascadri, Luca Merisio, Emilio Moreschi e Luca Pellicioli.
Revisori dei Conti: Silvia Bassoli, Giovanni Castellucci.

L'Eco di Bergamo - 7 aprile 2011 Cronaca

Costa Serina, rubati 600 litri di gasolio da due escavatori

Ancora furti di gasolio in provincia

Seicento litri di gasolio: questo il bottino di un furto commesso nel periodo pasquale da ignoti malviventi, ai danni della ditta Cortinovis di Costa Serina, in località Trafficanti, che si occupa di scavi.

Il colpo è stato messo a segno lo scorso fine settimana. Ad accorgersi è stato il titolare dell'azienda, alla ripresa delle attività: i serbatoi di due escavatori che si trovavano sul piazzale della ditta, infatti, sono stati trovati privi di gasolio.

Eppure erano stati lasciati con il pieno di carburante. Evidentemente qualcuno se n'era impossessato illecitamente, sfruttando l'assenza dei lavoratori. Quando poi il titolare si è accorto che dalla sua proprietà mancavano anche dieci bidoni da 40 litri ciascuno, non ha più avuto alcun dubbio: la ditta era stata visitata dai ladri. L'imprenditore ha chiamato i carabinieri, che hanno raccolto la denuncia e avviato indagini sul caso.

I precedenti
Non si sa esattamente quanto gasolio sia stato portato via dagli escavatori. I serbatoi hanno una capienza di 300 litri ciascuno. Si ipotizza che i ladri si siano impossessati di circa 600 litri, dato che uno dei due mezzi era pieno di carburante, e anche l'altro era quasi a pieno carico (dopo l'ultimo rifornimento era stato utilizzato una volta).

Il gasolio e il carburante in genere è sempre più nel mirino dei ladri, di questi tempi. Spesso i malviventi lo prelevano direttamente dai camion che sostano in strada, nelle zone industriali o nei piazzali delle ditte. Ma di recente (a fine marzo) il furto più consistente in provincia è stato messo a segno al deposito di carburanti «Tamoil» di Azzano San Paolo, in via San Martino, dove i ladri sono riusciti a portare via 60 mila litri di gasolio.

L'area industriale si trova non distante dalla provinciale Cremasca, ed è uno dei siti italiani dove la compagnia stocca e distribuisce i prodotti petroliferi destinati ai piccoli consumatori. I malviventi, forse utilizzando delle autocisterne, hanno prelevato il gasolio dall'area di stoccaggio, fuggendo con un bottino di notevole valore.

L'Eco di Bergamo - Mercoledì 27 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 35

martedì 26 aprile 2011

Anche i quad sfrecciano sulle Orobie

"Ogni commento è vano, basta la foto"

Una frase che manifesta tutta l’indignazione di un appassionato di montagna nel vedere tre quad sfrecciare su una collina al pian della Palù.

L’unico commento allegato alla mail con la foto inviata dal nostro lettore Gianluigi Bonomelli è “Ogni commento è vano!!”


Una frase che manifesta tutta l’indignazione di un appassionato di montagna nel vedere tre quad sfrecciare su una collina al pian della Palù, vicino al rifugio Magnolini, a Castione della Presolana. Dopo il vivace dibattito tra i sostenitori e i detrattori delle motocross sulle Orobie ecco una foto che punta a sensibilizzare i tanti bergamaschi convinti che motori e montagna vadano a braccetto. Un’immagine che vale più dei mille botta e risposta tra le associazioni ambientaliste e i fedeli delle due o quattro ruote dentate. Nei mesi scorsi infatti più voci si sono levate per impedire questo sport sulle Orobie bergamasche. Da una partel’associazione Orobievive e il Cai, dall’altra il Motoclub Bergamo, che ha cercato più volte il dialogo senza cadere nei giudizi troppo affrettati.

Il Cai si mobilita: ora basta danneggiare con le moto i sentieri di montagna
Il Cai di Bergamo chiede a gran voce un intervento di controllo e di sensibilizzazione per contrastare il danneggiamento dei sentieri da parte dei mezzi motorizzati che scorrazzano indisturbati in montagna.
Il Cai di Bergamo, vale a dire i presidenti delle sezioni e di tutte le sottosezioni, chiede a gran voce (alla Regione, alla Provincia, all'Arpa, alle Comunità montane, all'Asl...) un intervento di controllo e di sensibilizzazione per contrastare il danneggiamento dei sentieri da parte dei mezzi motorizzati che scorrazzano indisturbati in montagna.
 

La ricchezza dei sentieri nella bergamasca e il loro buono stato di conservazione è il frutto del lungo e duro lavoro di chi ci ha preceduto, e attualmente viene salvaguardato solo con l’impegno di volontari di varie sezioni e sottosezioni del Club Alpino Italiano e altre associazioni coinvolte nella gestione della estesa e fitta rete di sentieri e percorsi, come ben rappresentata nella nuova 'Cartografia Turistico - Escursionistica della Provincia di Bergamo', un patrimonio comune fondamentale per sostenere la promozione del turismo naturalistico, storico-cultuale, rurale e agroalimentare di montagna di ogni valle bergamasca.
 

Da anni, ormai, i frequentatori della montagna bergamasca alpinisti, escursionisti, sportivi e turisti segnalano e documentano ripetuti incontri e testimonianze del passaggio di motocross e mezzi motorizzati e dei gravi danni conseguenti del loro transito su numerosi sentieri, itinerari e mulattiere del nostro territorio provinciale.
Nonostante la Legge Regionale 5 dicembre 2008, n. 31 all’art. 59 comma 3 affermi che “Sulle strade agro-silvo-pastorali, sulle mulattiere e sui sentieri è vietato il transito dei mezzi motorizzati, ad eccezione di quelli di servizio e di quelli autorizzati in base al regolamento comunale di cui al comma 1”, i sentieri rientranti sia nel Parco Orobie Bergamasche, nel Parco dei Colli di Bergamo enelle Aree Protette, sia quelli esterni ad esse, sono spesso frequentati dai motociclisti e da altri mezzi
meccanici non di servizio e non autorizzati.
 

Ciò comporta onerose conseguenze di carattere:
· TECNICO:
con distruzione talvolta irreparabile dei sentieri sottoposti al passaggio improprio e ripetuto dei mezzi meccanici, danni in particolare su terra battuta e con fondo bagnato, nelle zone prative e nei boschi, pregiudicando queste infrastrutture fondamentali per la frequentazione, conoscenza e protezione del territorio montano bergamasco.
· AMBIENTALE:
con notevoli disagi sia agli escursionisti, camminatori e appassionati alla ricerca diun ambiente salutare, integro e sicuro sia di coloro che vi si trovano per attività professionali o economiche di montagna
A quanto sopra si aggiunga la distruzione di flora e vegetazione oltre al disturbo sempre estremamente dannoso per la fauna, in particolare nei periodi di riproduzione.
· SICUREZZA:
con motocross innanzitutto, ma anche motoslitte, quad, mountain bike e pratica del
down-hill, rendono molto precaria ed esposta a rischi e pericoli la pratica di ogni forma dell’escursionismo, sia estivo che invernale, con il numero di incidenti a persone in continuo aumento.

Di fronte alla situazione e alle conseguenze precedentemente descritte, causate da frequentatori
della montagna che, violando palesemente la legge, provocano ingenti danni e non li riparano, tutte
le Sezioni e Sottosezioni del CAI della Provincia di Bergamo, sollecitate anche da numerose
segnalazioni e proteste di cittadini, sulla base anche degli indirizzi del CAI nazionale sull’utilizzo dei mezzi meccanici in montagna, tra i quali il documento approvato dal Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo in data 15 luglio 2006 allegato alla presente, dopo attenta e ponderata riflessione interna
INVITANO E SOLLECITANO FERMAMENTE TUTTI GLI ENTI COMPETENTI
·
a realizzare un’adeguata segnaletica su percorsi di montagna vietati al traffico delle moto;
· a svolgere efficaci controlli del transito dei mezzi motorizzati non autorizzati su sentieri, fuori strada e mulattiere;
· a ricercare le soluzioni più idonee per impedire i rischi alle persone e limitare il negativo impatto ambientale del fenomeno, anche attraverso lo studio e la creazione di aree e percorsi adatti alla pratica dell'intero sport del fuoristrada;
· a realizzare fattivi interventi per ridurre i pesanti danni sui sentieri e tracciati di montagna, che vanificano il faticoso lavoro svolto da centinaia di volontari per il mantenimento dell’intera rete sentieristica bergamasca al servizio di tutti;
· a contribuire tangibilmente alla gestione, manutenzione e promozione dell’intero capitale sentieristico bergamasco, affiancando, sostenendo e integrando l’indispensabile lavoro dei volontari;
· a sviluppare interventi di sensibilizzazione che possano concretizzarsi anche in una campagna
permanente di educazione, rispetto e promozione dell’ambientale, del territorio e dell’intera rete sentieristica della Provincia di Bergamo.

Disponibili a un confronto aperto e fiduciosi di un accoglimento della richiesta, si ringrazia per l’attenzione e considerazione prestati e si porgono i migliori saluti.
I Presidenti delle Sezioni e Sottosezioni Bergamaschedel Club Alpino Italiano

"Moto in montagna: troppi pregiudizi"
Paolo Sesti, presidente della Federazione Motociclistica Italiana interviene e replica alla lettera aperta del Cai che chiedeva un intervento di controllo e di sensibilizzazione per contrastare il danneggiamento dei sentieri da parte dei mezzi motorizzati che scorrazzano indisturbati in montagna (leggi la lettera del Cai).

L’obiettivo di salvaguardare il patrimonio della montagna e dalla sua rete sentieristica rappresenta uno degli obiettivi prioritari per i Motoclub, affiliati alla Federazione Motociclistica Italiana, allo scopo di promuovere il turismo naturalistico, storico culturale, rurale e agroalimentare, in piena sinergia con l’ambiente così come viene promosso dal CAI nella lettera.

In particolare, nella Provincia di Bergamo e nel resto del territorio nazionale, vengono organizzati numerosi eventi sportivi ed amatoriali che, con l’uso consapevole delle motociclette, portano un significativo contributo all’economia della comunità locale ove, con la presenza degli appassionati in moto, si ha la possibilità di far conoscere i prodotti nati dalla montagna e le attrattive naturalistiche locali.
 

Lo stesso Motoclub Bergamo ha fatto conoscere il nome della sua provincia a livello Mondiale organizzando eventi titolati a livello internazionale sul suo territorio ma ha anche “esportato” la sua professionalità oltre oceano per contribuire alla gestione dei medesimi eventi in altri continenti portando ai massimi livelli il nome della Provincia che ha visto nascere campioni sportivi nella disciplina motorizzata “fuoristrada”

Tale contributo positivo però vede anche il mantenimento in vita della rete dei sentieri e delle mulattiere dovuto alla presenza delle escursioni motorizzate amatoriali che, prevalentemente, vengono effettuate sui tracciati più impervi e meno utilizzati dall’escursionismo pedonale.
In moltissimi casi di questi particolari tracciati, senza la presenza dei motociclisti, se ne perderebbe la fruibilità, il ricordo e con essa anche la storia rurale del territorio che li ha visti nascere.

Le segnalazioni dei nostri associati riportano infatti situazioni sempre più evidenti di accettazione dell’escursionismo motorizzato da parte dei reali abitanti del territorio, le Amministrazioni pubbliche vedono positivamente la presenza di manifestazioni organizzate che valorizzano il territorio tanto che, per le stesse, se ne ottengono i patrocini dalle stesse amministrazioni.

Dal punto di vista della sicurezza si sono verificate situazioni in cui la presenza dei motociclisti è stata fondamentale per la salvezza di cercatori di funghi o di persone smarrite che sono state ritrovate prima che fosse troppo tardi.
Dal punto di vista etico invece può essere meno condivisibile la posizione espressa dal CAI circa la necessità di avvicinarsi alla montagna solo a piedi per “godere appieno di tutto il benessere fisico e spirituale che ci trasmette” perché esistono modi e situazioni compatibili con la montagna che non necessariamente escludono l’uso di attrezzature moderne.

L’arrampicata in montagna, gli impianti di risalita per lo sci, la presenza dei rifugi alpini (tra l’altro molti gestiti dal CAI), la mountain bike, il parapendio, l’equitazione permettono alle persone di vivere la montagna però prevedono lo sfruttamento di combustibili fossili, l’utilizzo di mezzi a motore per avvicinarsi alla montagna, la presenza significativa e permanente di infrastrutture che probabilmente sono molto più incisive sull’ambiente montano rispetto all’escursionismo motorizzato.
Per il frequentatore della montagna in moto o a piedi la possibilità di trovarsi in un contesto naturalistico incontaminato è prevalente rispetto all’esigenza di mutare le caratteristiche dello stesso per creare condizioni di utilizzo in altri modi della stessa montagna.

Per natura però lo spirito di tolleranza che ci contraddistingue non ci porta a pensare che l’uso etico della montagna sia esclusivo solo di una determinata porzione di persone e solo per un fine esclusivo.
Certo, siamo consapevoli che un uso indiscriminato del mezzo a motore può essere critico, infatti questa Federazione sta attivando iniziative specifiche finalizzate alla mitigazione di possibili impatti derivanti dall’attività motociclistica su viabilità a fondo naturale.
Obiettivo prioritario è perciò la riduzione delle emissioni dei mezzi a motore, la condivisione pubblica della natura sportiva di parte dell’attività motorizzata che trova una sua precisa collocazione nell’ambito delle attività del CONI, la promozione di borse di studio finalizzate a creare una nuova figura di esperti che possano generare ulteriori soluzioni indirizzate alla di riduzione dei potenziali impatti che si creerebbero da un uso indiscriminato dei veicoli a motore.

Siamo certi che quanto rappresentato dalla nota del CAI sia dovuta ad una visione incompleta del contesto dell’utilizzo dei mezzi meccanici in montagna, purtroppo probabilmente dovuta ad una visione etica che tiene conto di determinati aspetti pregiudiziali che, in realtà, trova meno riscontro tra le persone che “abitano” e conoscono la montagna ed il territorio.

In rete, in occasione dell’approvazione del Documento del Comitato Centrale nel 2006, lo stesso CAI promulgò un sondaggio sull’uso dei mezzi a motore che vide un netto vantaggio per questi ultimi rispetto a chi invece era contrario.

Nonostante ciò questa Federazione rimane disponibile ad aprire con gli organismi interessati un momento di confronto e concertazione sull’utilizzo dei mezzi a motore in montagna con l’obiettivo di condividere un percorso di ulteriore miglioramento sulla sostenibilità delle nostre discipline sportive ed escursionistiche in moto.

Cordialità
Paolo Sesti

Bergamonews - martedì 26 aprile 2011

L'intervista Paolo Valoti Presidente uscente del Cai

«Col Palamonti il Cai è più aperto e abbiamo portato le Orobie in città»

Paolo Valoti, 50 anni, dal 2001 presidente del Cai, si appresta a passare il testimone ...
Alle spalle il ritratto di Antonio Curò, sulla scrivania le foto del Palamonti. Paolo Valoti, classe 1961, ricercatore agronomo, se ne sta lì, nel mezzo, seduto tra questi due estremi che rappresentano per intero la storia della sezione bergamasca del Cai. Ed entro i quali si gioca anche quella della sua presidenza ormai agli sgoccioli. Perché tra poche ore scadrà definitivamente pure il suo terzo mandato. Questa sera il Consiglio rinnovato del Cai (con l'ingresso di sette nuovi consiglieri, di cui 4 giovani) eleggerà il suo successore. Questi dieci anni – dal 19 aprile 2001 con uno stop nel 2004 per consentire la rielezione l'anno seguente – resteranno quasi certamente nella storia del Cai come la sintesi tra la grande tradizione del sodalizio, quella che si rifà direttamente al fondatore Antonio Curò, e la sua evoluzione ben rappresentata dalla sede di via pizzo della Presolana, il Palamonti appunto.
 
Allora presidente che Cai ha trovato e che Cai sta lasciando?
«Quello di dieci anni fa era il Cai di via Ghislanzoni, un Cai in fase di ripiegamento soprattutto per via della mancanza di spazi adeguati. L'idea della nuova sede, avviata già durante la presidenza di Nino Calegari e maturata attraverso la battuta d'arresto del progetto a Longuelo, ha rappresentato una svolta sia dal punto di vista logistico, ma anche della filosofia del sodalizio. Un vero e proprio salto culturale che ha portato all'attuale casa della montagna e a una mentalità di grande apertura verso il mondo esterno con una dimensione sociale, culturale ed educativa di grande respiro. I risultati non sono mancati: oggi lasciamo una famiglia rinnovata, accresciuta numericamente (oltre diecimila soci, ndr) e consapevole del ruolo dell'associazione come strumento di progresso all'interno della comunità».

Resterà quindi come il presidente del Palamonti?
«Sicuramente è stato un progetto che ha assorbito moltissime energie e se il Livrio aveva rappresentato un'intuizione felicissima per la sezione dal punto di vista alpinistico e patrimoniale, il Palamonti, la cui prima pietra è stata posata quasi in concomitanza con la dismissione del rifugio allo Stelvio, ne rappresenta l'evoluzione: una struttura dedicata alla montagna in città. Una ventata d'aria fresca che ha contribuito a far conoscere tutte le potenzialità del mondo in quota, sgombrando il campo da quell'idea un po' polverosa di un Cai eccessivamente concentrato su se stesso e autoreferenziale».

All'inizio però non tutti erano d'accordo e anche oggi c'è chi sostiene che si è persa un po' di vista l'anima alpinistica del sodalizio.
«Nel lavoro di preparazione che era durato più di un anno, avevamo cercato di coinvolgere tutte le sezioni affinché le stesse si identificassero nel progetto. L'idea era ed è quella di considerare l'alpinismo come la punta di diamante dell'attività dell'associazione, non a caso l'inaugurazione del Palamonti era coincisa con la spedizione al Nanda Devi, la prima organizzata dalla sezione dopo uno stop durato parecchi anni. Contemporaneamente si è cercato però di sviluppare tutte le potenzialità della montagna operando su molti altri fronti grazie a un corpo sociale che in questo modo si è fatto conoscere e che ha messo in risalto la vera forza del sodalizio: quel volontariato fatto di giovani, uomini e donne in grado di incarnare al meglio i valori di solidarietà e generosità che sono la vera essenza della gente di montagna e al quale deve andare necessariamente il mio grazie più sentito».

Palamonti a parte, quali sono gli altri progetti che l'hanno appassionata?
«Tra i tanti non posso dimenticare la costituzione all'interno dell'associazione di nuove scuole dedicate alla montagna, a partire da quella di escursionismo dedicata a Giulio Ottolini fino ad arrivare all'ultima nata di alpinismo giovanile. Per il resto uno dei fronti di maggior impegno è stato quello dei rifugi intesi come presidi culturali e ambientali aperti a tutti. Gli interventi di adeguamento e valorizzazione non sono mancati, ma vorrei ricordare soprattutto la ristrutturazione dell'Alpe Corte, diventata la prima struttura a misura di disabile, senza dimenticare l'Orobieskyraid, iniziativa in grado di promuovere l'intera rete dei rifugi sul sentiero delle Orobie grazie allo spettacolo di una gara che si rifà comunque alla tradizione escursionistica».

Una gara che tra l'altro l'ha vista partecipare più volte.
«Sì, una grande soddisfazione. In tutti questi anni ho sempre cercato di coniugare l'attività istituzionale con quella alpinistica e di frequentazione della montagna, come nel 2007, quando ho affrontato la traversata delle cosiddette "sei sorelle" in dieci ore. Una passione personale, ma anche la volontà di valorizzare ulteriormente il grande patrimonio delle Orobie».

Il futuro del Cai Bergamo?
«Mi auguro che il percorso avviato col Palamonti possa proseguire attraverso una federazione bergamasca di tutte le sezioni orobiche con una forma giuridica in grado di tenere unite anche quelle che oggi non appartengono al Cai di Bergamo. Una sorta di Sat (Società alpinisti trentina, ndr) adeguata alla nostra realtà».
 
Mentre quello di Paolo Valoti?
«Resterò a disposizione del Cai e in quel mondo della montagna legato al territorio bergamasco dove ho avuto modo di conoscere gente concreta che mi piace definire con una triplice A: alpinisti, alpini e amici».

Emanuele Falchetti - L'Eco di Bergamo - Martedì 26 Aprile 2011 CRONACA, pagina 22

lunedì 25 aprile 2011

Il 25 Aprile a Bergamo a difesa di Costituzione e Magistratura






"La nostra Costituzione non può essere cambiata, ce lo impongono i morti per la Resistenza che abbiamo celebrato poco fa al cimitero" ha sottolineato Salvo Parigi, presidente dell'Anpi.

Gli attacchi alla magistratura, la riforma della Costituzione, il ruolo della donna, l’immigrazione e i tagli alla scuola pubblica sono alcuni dei temi che sono entrati nei discorsi per le celebrazioni del 66° anniversario della Liberazione. Si è calato quindi nell’attuale dibattito politico la celebrazione del 25 Aprile.

Il corteo è partito alle 10.15 da piazzale Marconi a Bergamo, accompagnato dalla banda di Mapello, dai quattro gonfaloni dei Comuni di Albino, Nembro, Paladina e Villa d’Adda e da centinaia di persone, ha sfilato lungo viale Papa Giovanni XXIII fino a giungere in piazza Vittorio Veneto.

Davanti alla Torre dei Caduti e al monumento al partigiano sono state deposte corone di alloro da parte del sindaco di Bergamo Franco Tentorio, del prefetto Camillo Andreana, del consigliare regionale Maurizio Martina, del presidente del Consiglio provinciale Roberto Magri e del presidente del Comitato bergamasco antifascista Carlo Salvioni.
“La nostra Costituzione non può essere cambiata, ce lo impongono i morti per la Resistenza che abbiamo celebrato poco fa al cimitero – ha sottolineato Salvo Parigi, presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia aprendo i discorsi celebrativi –. La democrazia e la Repubblica in Italia sono nati dall’esperienza della Resistenza, quella Resistenza che ha battuto il nazifascismo e batterà nel futuro ogni forma di dittatura simile. Se nel Paese aleggia una certa indifferenza, si sappia che quando si andranno a discutere attorno a un tavolo certi temi, gli italiani non mancheranno di far sentire la propria voce per difendere la libertà".

A ricordare il ruolo delle donne nella Resistenza è stata Marcella Messina che, dopo aver ripercorso in alcuni passaggi l’impegno delle giovani partigiane, ha esortato le donne di oggi a battersi contro le ingiustizie. “Penso alle donne che insegnano nelle scuole e che devono far fronte alle offese e ai tagli all’Istruzione – ha affermato Messina – alle madri con figli diversamente abili che si vedono ridurre le ore di sostegno per i propri figli, alle donne migranti che si devono battere per non essere considerate di serie B, alle giovani che hanno dei contratti di lavoro precario e che per questo sono penalizzate nei loro progetti di vita, e ancora alle donne che hanno perso il lavoro e che si trovano con un welfare inadeguato ad affrontare le loro esigenze”.

Un parallelo tra Risorgimento e Resistenza è stato invece tracciato da Carlo Salvioni, presidente del Comitato bergamasco antifascista. “Centottanta dei Mille che seguirono Garibaldi erano bergamaschi, perlopiù giovani – ha evidenziato Salvioni –. Partirono volontari perché avevano raccolto quel senso di libertà e di riscatto che la società di allora aveva seminato con i moti carbonari. Anche oggi dobbiamo batterci perché certi principi e valori sui quali si fonda la nostra Italia non vengano mai meno”. Salvioni ha sollecitato una riflessione più ampia per affrontare con “il giusto sguardo della solidarietà e della civiltà il tema dell’immigrazione, che non si risolve con i respingimenti e con l’isolazionismo comunitario”.

Poi il presidente del Comitato bergamasco antifascista è partito in difesa della magistratura. “Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad attacchi demenziali contro l’autonomia della magistratura, attacchi che sono arrivati persino a paragonare le procure alle Brigate Rosse - evidenzia Salvioni – un’offesa a chi ogni giorno si batte perché la Legge sia uguale per tutti e perché ci sia una società più giusta”. Infine ha lanciato un appello in difesa della Costituzione: “La Costituzione si può cambiare – ha ammesso Salvioni – ma non si può stravolgere. Una riforma non può decostituzionalizzare le regole e gli equilibri sui quali si fonda la democrazia”.

DAVIDE AGAZZI - BergamoNews -Lunedi 25 Aprile 2011

25 aprile 2011 - Per non dimenticare

domenica 24 aprile 2011

'Sentieri creativi', ultimi giorni per il progetto

“Sentiero delle Orobie”
Scade il 29 aprile il bando per over 30 per presentare progetti artistici che saranno realizzati in montagna

Ultima settimana per presentare il proprio progetto di installazione o esposizione da realizzare sul sentiero delle Orobie durante la prossima stagione estiva. Scade, infatti, il 29 aprile il termine ultimo per partecipare all’iniziativa “Sentieri creativi”, il nuovo progetto al via grazie alla collaborazione tra l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Bergamo e il CAI-Club Alpino Italiano.
 

Il tema del progetto è il connubio tra arte e montagna. Il bando aperto è rivolto a giovani artisti e creativi (singoli o gruppi compresi tra i 16 e i 30 anni) e richiede la predisposizione di progetti artistici che saranno realizzati in montagna, da esporre lungo il “Sentiero delle Orobie” o lungo i sentieri di accesso ai singoli rifugi e bivacchi, o all’interno degli stessi.
 

Le installazioni e le mostre selezionate saranno realizzate nel cuore della stagione estiva, creando un percorso che costituirà un ulteriore elemento di interesse per gli appassionati del trekking sulle Orobie.
A tutti i proponenti dei progetti selezionati e realizzati, sarà corrisposto:
- un buono spesa da 100 euro da utilizzare per l’acquisto di libri, materiale artistico o sportivo (attrezzatura e abbigliamento da montagna);
- un fine settimana per due persone con trattamento di mezza pensione, da scegliere in uno dei Rifugi CAI di Bergamo;
- un abbonamento stagionale di ingresso alla palestra di arrampicata al Palamonti oppure, in alternativa, lo sconto del 50% su uno dei corsi organizzati dal CAI di Bergamo;
- un abbonamento annuale alla rivista 'Le Alpi Orobiche', notiziario sezionale del CAI di Bergamo.
 

Come presentare i progetti. La candidatura dovrà pervenire entro il giorno 29 aprile 2011 alle ore 17.00 presso lo Spazio Informagiovani del Comune di Bergamo (via del Polaresco, 15 – 24129 Bergamo), aperto nei giorni: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16.00 alle 19.00; martedì e giovedì dalle 14.30 alle 17.30. Il bando è pubblicato sul sito www.giovani.bg.it
Informazioni: e-mail mbaronchelli@comune.bg.it  tel. 035.399.656

BergamoNews - Venerdi 22 Aprile 2011

sabato 23 aprile 2011

Buona Pasqua

Mal di pancia pasquale

Da tempo discuto, qualche volta litigo, con un sacco di gente, perché la immagino di sentimenti ed idee simili ai miei e poi, inevitabilmente, scopro che non è così. Probabilmente sono io che mi sono costruito, ovviamente dentro di me, un mondo tutto mio, un mondo dove i valori sono quelli dei diritti della gente, diritti semplici come, per esempio, andare in un ufficio pubblico e trovare cortesia ed efficienza, dove "l'ente pubblico" ti riconosce e ti da ciò che è tuo diritto avere solo perché è tuo diritto, senza fartela sembrare una concessione (o peggio), dove i cittadini siano considerati protagonisti non sudditi da convocare e gestire secondo necessità di chi governa, dove il popolo sia rispettato e non considerato una massa di manovra.

Un mondo dove l'aggettivo "precario" sia riferito sempre e soltanto all'equilibrio instabile di qualche oggetto e non ad un sistema di vita umiliante, dove il posto di lavoro sia garantito solo dall'impegno e dal corretto e onesto scambio tra quantità e qualità del lavoro richiesto e quantità e puntualità del compenso pattuito, dove "il lavoratore" possa davvero vedere il datore di lavoro, l'imprenditore, o il manager, come una controparte onesta ed attendibile.

Un mondo dove i servizi siano tali, anche a costo di pagare più tasse (anche se sarebbe meglio pagarne di meno perché le paghiamo tutti), che le donne e gli uomini possano scegliere liberamente se dedicarsi al lavoro ed alla carriera o seguire da vicino la crescita dei figli o assistere i parenti anziani.

Un mondo dove la giustizia sia davvero uguale per tutti ed i processi si istruiscano e si svolgano nell'arco di qualche settimana, dove chi è innocente rimanga tale per tutti fino a quando non venga condannato definitivamente, dove chi riceve una condanna definitiva, la sconti tutta intera.

Un mondo dove le diversità, dalla lingua al colore della pelle, dalla religione ai gusti sessuali, siano considerate patrimonio e non motivo di discrimine, dove non esista la paura del "diverso" e la solidarietà sia la norma.

Dove "restiamo umani" non sia solo una frase per ricordare una vittima della follia ma "il" modo di vivere di tutti.Un mondo dove dire che sei di sinistra sia inutile, perché tutti, intorno a te, lo sono.

pubblicata da Carlo Sangalli il giorno sabato 23 aprile 2011 alle ore 11.15

«Il 25 Aprile, difendiamo la Costituzione»

Per la prima volta sarà l'avvocato Salvioni a tenere il discorso in piazza Vittorio Veneto
«La divisione dei poteri è in pericolo: i cittadini ci siano perché la Carta non vada stravolta»

«Il 25 Aprile ha sempre un grandissimo senso ed è ancora più attuale nel momento in cui esiste un pericolo non piccolo per gli equilibri tra i poteri sanciti dalla Costituzione. I cittadini devono esserci anche per dire con forza che questi equilibri non si alterano».

Il discorso
È l'appello di Carlo Salvioni. Quest'anno sarà lui a tenere il discorso celebrativo del 66° anniversario della Liberazione (lunedì dalle 10,45 in piazza Vittorio Veneto). Presidente del Comitato bergamasco antifascista e avvocato di professione, per la prima volta farà la parte che fu di Eugenio Bruni e Salvo Parigi. Salvioni è stato scelto anche come grande appassionato di storia del Risorgimento: è infatti presidente dell'associazione Amici del museo Storico e membro della Fondazione Bergamo nella storia. «Essendo il 150° dell'Unità d'Italia – anticipa – il discorso toccherà anche il rapporto tra il processo risorgimentale e la Resistenza nella nostra città e provincia». Due i cardini attorno a cui ruoterà l'intervento: la Costituzione del 1948, che ha consacrato i diritti universali e la divisione dei poteri; e il concetto di «identità».

La divisione dei poteri
«Qualsiasi attentato agli equilibri sanciti dalla Costituzione e il prevalere di un potere sull'altro – ribadisce Salvioni, in linea col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – è un fatto profondamente negativo, che qualsiasi maggioranza, di destra, centro o sinistra, dovrebbe respingere. Sarebbe una follia tornare indietro verso forme totalitarie di Stato che non considerano la divisione tra i poteri». La Costituzione si può modificare (con le procedure che essa stessa prevede), «ma alterare gli equilibri tra i poteri è uno stravolgimento inammissibile e dannoso».

L'identità
L'«identità» è un altro tema centrale. «Riscoperto – ricorda Salvioni – negli anni Novanta dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dopo un periodo in cui esso era arrivato persino a nauseare e ci si ricordava di essere italiani solo per le Olimpiadi o il Campionato del mondo». Oggi è indubbio che ci sia una riscoperta del valore identitario. «Una riscoperta che ha anche sorpreso: basta pensare alla grande partecipazione alle manifestazioni del 150°, alla risposta dei bergamaschi alla visita del presidente Napolitano o alla giornata del 17 marzo, quando al museo Storico abbiamo registrato 1.700 presenze». Ma bisogna stare attenti ai suoi risvolti negativi: «Ad esempio lo ius sanguinis che dà diritto di cittadinanza solo a chi è figlio di italiani è un limite molto grande per un'Italia che sta invecchiando e ha bisogno di giovani per sperare e andare avanti».

L'antifascismo
In questo contesto serve ancora un Comitato bergamasco antifascista? «Il Comitato – ricorda Salvioni – è nato agli inizi degli anni Settanta, quando le istituzioni democratiche erano minacciate dalla politica stragista. Oggi non viviamo più questa grave tensione, però esistono altri problemi su cui vigilare: oltre alla minaccia alla divisione dei poteri, i razzismi e certi settori di estrema destra». Ecco perché, quindi, «certe provocazioni fatte per eccitare gli animi nella ricorrenza del 25 Aprile - come il disegno di legge costituzionale presentato da alcuni senatori del Pdl per abolire la XII norma transitoria e finale della Costituzione che vieta "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista" - vanno
respinte nel modo più fermo. La nostra Costituzione nasce dalla lotta antifascista ed è antifascista. Il fascismo è stato una dittatura che ha umiliato gli italiani per 20 anni e gli italiani non ne vogliono più sapere».

Benedetta Ravizza - L'Eco di Bergamo - Sabato 23 Aprile 2011 CRONACA, pagina 22

venerdì 22 aprile 2011

Ritorno all'Everest con il progetto Share

La posa nel 2008 della stazione meteorologica al Colle Sud, sull´Everest

L'eccellenza italiana sale in quota. Da anni la piramide-laboratorio situata a 5.050 metri di altezza, sulle pendici dell'Everest, è un punto di riferimento nella ricerca scientifica sulla montagna più alta del mondo. E proprio nell'anno del 150° anniversario dell'unità viene organizzata una nuova spedizione scientifica per il controllo del clima e dell'ambiente nella catena dell'Himalaya.

Gli obiettivi sono stati presentati ieri a Roma nel corso di una conferenza stampa aperta da Agostino da Polenza,
presidente del Comitato EvK2Cnr e capo della spedizione, e alla quale ha preso parte anche il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini. La spedizione, che partirà domani, si propone di ripristinare la stazione meteorologica installata nel 2008 a Colle Sud sull'Everest, a oltre 8.000 metri di altezza. Questa stazione è la più importante, per quota e dati raccolti, tra quelle messe in opera nell'ambito del progetto di monitoraggio climatico internazionale Share (Stations at High Altitude for Research on the Environment).

La missione Share Everest 2011 ha come obiettivo l'installazione di sensori meteo a Colle Sud, dove erano già stati
eseguiti test nel 2008. Saliranno fin lassù portando nuove apparecchiature e molto più avanzate Gianpietro Verza, responsabile, delle stazioni di monitoraggio del Comitato EvK2Cnr, con gli alpinisti Daniele Bernasconi, presidente dei Ragni di Lecco, e Daniele Nardi, di Sezze. La stazione a Colle Sud fornirà dal Tetto del Mondo dati meteorologici in tempo reale.

L'Eco di Bergamo - Venerdì 22 Aprile 2011 SPECIALI, pagina 74

giovedì 21 aprile 2011

Lunedì 25 aprile, 66° anniversario della Liberazione


Lunedì 25 aprile si celebra il 66° anniversario della Liberazione.

Questo il programma delle iniziative organizzate:

- ore 8.45, Cimitero Civico:
Campo dei Caduti per la Libertà: celebrazione della S. Messa e deposizione delle corone d’alloro
- ore 09.45, Rocca:
Deposizione di corone d’alloro alle lapidi che ricordano i Caduti per la Libertà, ai Caduti nei Campi di Concentramento ed al monumento ai Caduti della Divisione Legnano e dell’Esercito di Liberazione Italiano 1943-1945
- ore 10, piazzale Marconi (antistante la stazione ferroviaria):
Concentramento dei partecipanti al Corteo
- ore 10.15, partenza del Corteo:
Percorso lungo viale Papa Giovanni XXIII, con arrivo in Piazza Vittorio Veneto
- ore 10.45, piazza Vittorio Veneto:
Omaggio delle Autorità e delle rappresentanze alla Torre dei Caduti e al Monumento al Partigiano, con deposizione di corone d’alloro. Intervento della dott.ssa Marcella Messina: “La liberazione oggi: uno sguardo di genere”. Discorso celebrativo dell’Anniversario della Liberazione da parte dell’avv. Carlo Salvioni, Presidente del Comitato Bergamasco Antifascista.

Come è tradizione, inoltre, Palazzo Frizzoni sarà aperto ai cittadini con due visite guidate, con inizio rispettivamente alle ore 15.30 e alle ore 17.30, alla presenza del Presidente del Consiglio comunale Guglielmo Redondi.

Infine, ISREC Bergamo, l'Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, organizza le seguenti inziative:
- ore 16, a partire dalla sede ISREC Bergamo di Via Tasso 4:
Percorso in Città sui luoghi della Resistenza e della memoria del Risorgimento
- ore 18, sede ISREC Bergamo:
Interventi dei collaboratori dell’ISREC accompagnati da canzoni, a cura di Araucaìma Teater
- ore 21, Auditorium in piazza della Libertà:
Proiezione del film “Achtung! Banditi!” di Carlo Lizzani, in collaborazione con Lab 8

sabato 16 aprile 2011

Lampade a led per illuminare le vie di Lenna

Il ponte di Lenna illuminato come il Tricolore foto Andreato

Risparmio energetico

C'è una luce nuova a Lenna dopo la realizzazione dei nuovi impianti di illuminazione pubblica a led. Si tratta di una tecnologia che sta avanzando rapidamente e che, con la scelta dell'amministrazione comunale, porta il piccolo comune dell'alta valle a essere capofila in Valle Brembana e fra i primi in provincia nel promuovere questa innovazione. Con i 267 nuovi punti luce a led «Archilede» installati da Enel Sole, il paese ha assunto un volto diverso e ha compiuto un passo fondamentale nella sfida del risparmio energetico e del rispetto per l'ambiente.

Consumi ridotti
I nuovi impianti riducono il consumo del 40% e vengono sensibilmente ridotte le emissioni di CO2, in linea con le direttive dell'Unione europea. Le lampade installate a Lenna, con intensità luminosa diversa secondo le zone del paese, sono fra le più innovative. Enel Sole ha realizzato impianti in tutta Italia, partendo dal Quirinale fino ai piccoli centri, pianificando ed eseguendo un progetto adeguato a ciascun luogo.

Oltre che per le strade urbane, a Lenna i led sono stati impiegati anche per la valorizzazione del patrimonio artistico e storico, regalando una luce particolare al santuario della Coltura e al vecchio ponte ferroviario che, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, è illuminato da alcuni giorni con un grande fascio di luce tricolore. Gli impianti a led sono stati inaugurati e illustrati durante una serata pubblica, alla quale sono intervenuti Marco Pessina e Manuel Carminati di Enel Sole. Il sindaco Stefano Ambrosioni ha spiegato i vantaggi della nuova illuminazione. «Tecnologia, risparmio e cura dell'ambiente – ha detto – sono gli ingredienti di questa scelta che include anche il miglioramento della qualità della vita.

La nuova luce garantisce maggior sicurezza grazie alla miglior visibilità, rappresenta un sensibile risparmio economico ed energetico, riduce l'inquinamento luminoso e l'impianto è costituito da componenti riciclabili che, in fase di smaltimento, non gravano sull'ambiente».

Il taglio del nastro
Alla serata è intervenuto Gino Quarteroni, assessore della Comunità montana, che ha espresso apprezzamento per l'iniziativa. «In futuro sarà sempre più necessario – ha affermato – occuparci di queste questioni. Quella di Lenna è una valida iniziativa pilota per il futuro della nostra valle e della nostra società».
«La firma sul tassello dell'energia, del risparmio e della salute ce l'abbiamo messa – ha dichiarato Ambrosioni –. Lenna oggi comincia da qui, con una scelta giovane e innovativa che vuole guardare al futuro con speranza». Al termine della serata le autorità hanno raggiunto la via centrale del paese per il taglio ufficiale del nastro sulla strada illuminata dai led.

Monica Gherardi - L'Eco di Bergamo - Sabato 16 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 47

venerdì 15 aprile 2011

Meteo: venerdì con tempo incerto- Ma sabato e domenica sarà bello


Nel weekend tornerà il sole, ma non sarà un caldo afoso

La depressione in arrivo dall'Atlantico è transitata giovedì 14 aprile sul Nord Italia, ma ha causato ben pochi effetti associati, se si esclude la prevista estesa nuvolosità, che peraltro a tratti mostrava «il posto del sole».

L'aria piuttosto fredda ed asciutta degli strati inferiori, ha limitato le precipitazioni a un po' di nevischio sulle creste e a qualche goccia sparsa nelle Valli, perché la maggior parte delle «virghe» che scendevano dalle nubi, si dissolveva nel vento. Maggiori fenomeni, anche intensi, si sono invece avuti fra Toscana e Liguria, nel contrasto dell'aria fredda con il tepore del mare.

La piccola zona di bassa pressione scivolerà venerdì 15 più a Sud, ma ancora stamattina muoverà dei passaggi nuvolosi da Nord-Est, di solito incapaci di precipitazione, ma che fino a metà giornata potrebbero anche rilasciare qualche goccia, in ogni caso di poco conto.

Intanto, l'anticiclone europeo torna alla carica, dopo questi due giorni di temporanea ritirata verso la Spagna, e sarà garanzia di stabilità per la fine della settimana. Avremo maggior soleggiamento da sabato, e la temperatura recupererà ogni giorno, dal fresco attuale fino alla normalità della prossima settimana.

Non c'è più il flusso tropicale di prima, per cui il tempo di Pasqua non dovrebbe patire eccessi di caldo.


Roberto Regazzoni - L'Eco di Bergamo - 5 aprile 2011 Cronaca

L'Unità d'Italia anche in cucina


E a Serina suona la Fanfara

Pizza, panzanella (pane raffermo condito) e risotto alla milanese: sono tre dei piatti eletti a simbolo dell'Unità d'Italia nel progetto realizzato dall'Istituto alberghiero di San Pellegrino con la Consulta provinciale degli studenti.
Iniziativa presentata mercoledì scorso in un incontro-confronto con alcuni rappresentanti della Consulta, il «parlamentino» degli studenti composto da due rappresentanti per ogni istituto superiore della provincia. Gli studenti, tramite proiettore, hanno presentato una ricerca dal titolo «150 anni di unità nella nostra diversità. Italia in cucina».

Il progetto all'Alberghiero
«Non c'è, in realtà, nel nostro Paese – hanno detto gli studenti dell'Alberghiero – un piatto che unisca realmente tutta l'Italia. Ciò che fa da collante è la povertà con cui sono partiti tanti pianti, poi arricchiti dalla fantasia tipica italiana. E poi ci sono piatti che uniscono ingredienti tipici del nord o del sud».
Il progetto è stato realizzato dagli studenti Letizia Zaganelli e William Vezzoli, componenti della consulta studentesca, da Debora Bessi, Vanessa Rampinelli, Alice Fugamalli, Martina Torri, Mirko Baraldi e Alessandro Cecchi. Alla presentazione hanno partecipato anche la preside Silvana Nespoli che ha ringraziato la consulta studentesca auspicando nuovi appuntamenti a San Pellegrino, Luigi Spuri, docente dell'Alberghiero, quindi i docenti Mario Martorana e Claudio Parimbelli. Per l'Ufficio scolastico provinciale sono intervenuti Giorgio Lanzi e Marco Fumoso, Guglielmo Benetti, Teresa Capezzuto e Giusy Arioldi.

Serina, maglietta agli studenti
E domani il Comune e la scuola di Serina organizzano, al cineteatro, una giornata dedicata al 150° dell'Unità d'Italia. Alle 10 verranno presentati i lavori realizzati dagli studenti e saranno lette alcune poesie. Quindi l'esecuzione dell'Inno nazionale e di alcuni canti.
Alle 21 la proiezione e il commento degli elaborati realizzati dagli alunni e coordinati dai professori Domenico Strano e Irene Costa. Seguirà il concerto della fanfara «Bersagliere Guglielmo Colombo» di Lecco a cui parteciperanno anche gli alunni delle medie, diretti dalla professoressa Miriam Pesenti. Infine il comune donerà a tutti gli studenti una maglietta ricordo che sarà o bianca o rossa o verde.


L'Eco di Bergamo - Venerdì 15 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 44

giovedì 14 aprile 2011

Serina - ditte esentate da oneri, Ici e rifiuti


Per le aziende che hanno almeno 30 dipendenti Il caso Serbaplast: dopo gli sconti ora si amplia


Niente Ici, tasse sui rifiuti e oneri di urbanizzazione. A Serina lo sconto per le aziende che vogliono investire è quasi totale.

Dal 2006, per gli oneri, dal 2010 per Ici e rifiuti. Il 2006 è l'anno in cui la Serbaplast, la principale azienda del paese, decise di «sbarcare» a Serina. L'azienda di serramenti in plastica pvc, con sede a Zorzone di Oltre il Colle, era alla ricerca di nuovi spazi. Difficile però trovarli in alta Valle Serina e il rischio era quello di delocalizzare e lasciare la montagna.

Lo stabilimento di Rosolo
Venne allora in soccorso il Comune di Serina. Il posto si trovò a Rosolo, lungo la strada provinciale, all'ingresso del paese, in una vecchia struttura di 1.800 metri quadrati, realizzata per essere stalla da ingrasso da bovini, ferma però da anni. Qui, a fine 2006, si iniziò la costruzione dei capannoni per 4.900 metri quadrati, con un investimento di oltre tre milioni di euro.

Il Comune, contemporaneamente, approvò il regolamento: le ditte con oltre 30 dipendenti assunti a tempo indeterminato (il caso di Serbaplast, finora unica a Serina) non avrebbero pagato oneri di urbanizzazione, Ici, acqua e tassa rifiuti.

Senza particolari clausole, per esempio l'obbligo di permanenza per un tot di anni.
Il titolare della Serbaplast Ubaldo Balzi, oltrecollese doc, non si lasciò sfuggire l'occasione. Oggi l'azienda continua a crescere (nel 2010 il fatturato è stato di sette milioni) e, da alcune settimane sono in corso i lavori per un ulteriore ampliamento dello stabilimento di Rosolo, per altri 1.200 metri quadrati coperti e un investimento da 350 mila euro.

Naturalmente senza pagare alcun onere di urbanizzazione.
Ma il sindaco Michele Villarboito (Lega Nord) ricorda anche come nel 2006 «il Comune pagò 80 mila euro per le indagini geologiche e ambientali necessarie per avere le autorizzazioni alla costruzione dello stabilimento. Ce ne facemmo carico noi, sempre per andare incontro alla Serbaplast».

Altro ampliamento
E i frutti di quella politica, a quanto pare, si vedono. Già dopo cinque anni da quel primo insediamento. «Ora la Serbaplast ha una sessantina di dipendenti – continua il sindaco – e si sta ulteriormente ampliando».
Gli sconti del Comune si applicano a tutte le aziende con almeno 30 dipendenti. Per ora, quindi, solo la Serbaplast. Ma a breve potrebbe esserci qualcun altro a beneficiarne.
«Oggi la cooperativa "Contatto" di Valpiana – prosegue Villarboito – non supera ancora i 30 dipendenti. Ma è probabile che, con l'arrivo del nuovo centro socio sanitario possa dare occupazione ad altre persone, toccando così la soglia dei 30 dipendenti». E quindi accedere alle agevolazioni fiscali e tariffarie del comune. Ma la possibilità di insediarsi a costo zero potrebbe portare anche nuove realtà industriali da fuori.
«A Serina – conclude il sindaco – abbiamo vecchi laboratori tessili ormai chiusi da anni. La ditta si è spostata altrove, lasciandoli vuoti. Siamo in contatto con un'azienda tessile campana che potrebbe insediarsi in strutture già pronte. Qui troverebbe manodopera di qualità superiore, seria e professionale».

Giovanni Ghisalberti - L'Eco di Bergamo - Giovedì 14 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 36

mercoledì 13 aprile 2011

Ospedale di S. Giovanni Bianco, no a mozione






L´ospedale di San Giovanni Bianco continuerà a dipendere da Treviglio

L'ospedale di San Giovanni Bianco continuerà a dipendere dall'Azienda ospedaliera di Treviglio. Lo ha deciso ieri il Consiglio regionale, respingendo la mozione presentata da Valerio Bettoni.
Il consigliere bergamasco dell'Udc si era fatto portavoce di oltre novemila cittadini della Valle Brembana, che riuniti in comitato avevano firmato una petizione per chiedere l'afferimento dell'ospedale di San Giovanni Bianco all'Azienda ospedaliera di Bergamo. Nella mozione, Bettoni specificava che «la Valle Brembana e il suo ospedale non hanno nulla a che vedere con la realtà di Treviglio, oltre che per motivazioni di carattere storico-culturale, per evidenti ragioni di carattere geografico e per la rete dei collegamenti del trasporto pubblico che hanno influito direttamente sullo stesso processo di marginalizzazione e impoverimento della struttura ospedaliera».

Inoltre sottolineava la mancanza della terapia intensiva a San Giovanni Bianco e la possibilità che i pazienti psichiatrici acuti venissero dirottati all'ospedale di Calcinate. Nel dibattito in Regione, si sono schierati contro la mozione Carlo Saffioti (Pdl) e i leghisti Giosuè Frosio e Stefano Galli. Parere favorevole invece da Mario Barboni (Pd), Gabriele Sola (Idv), Partito pensionati e Sinistra ecologia libertà. «Abbiamo votato convintamente – affermano i consiglieri del Carroccio Giosuè Frosio e Roberto Pedretti – contro le richieste dell'Udc. È una questione che risale al 1997 ma le antiche perplessità si sono fortemente attenuate, grazie soprattutto al grande lavoro svolto per l'integrazione fra le Valli Brembana e Imagna con Treviglio.

I casi di pazienti operati nel presidio di San Giovanni Bianco che poi necessitano della rianimazione dell'ospedale di Treviglio sono veramente pochi e di breve durata (non più di 1-2 giorni), poi rientrano a San Giovanni Bianco. Gli ammalati psichiatrici acuti dovrebbero trovare ospitalità presso una terza struttura psichiatrica, che è in fase di programmazione nella nuova Azienda ospedaliera di Bergamo. Sarebbe dunque un errore andare a vanificare gli sforzi fatti per riprendere una verosimilmente ormai superata vertenza. La mozione dell'Udc avrebbe avuto come risultato l'affossamento dell'ospedale di San Giovanni Bianco».

La replica di Bettoni: «La volontà degli oltre novemila cittadini della valle che hanno sottoscritto una petizione rappresenta un atto di democrazia e va comunque sostenuto e rispettato». Ha aggiunto che continuerà «l'impegno in favore di questa soluzione per venire incontro alle esigenze dei cittadini e per valorizzare questo fondamentale presidio per la comunità».

L'Eco di Bergamo - Mercoledì 13 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 33

martedì 12 aprile 2011

Migliorano i due tecnici caduti sul Pizzo Arera


Sono ancora ricoverati in ospedale, ma stanno meglio i due tecnici della VI delegazione orobica del Soccorso alpino e il tecnico Sagf caduti domenica sul Pizzo Arera mentre stavano partecipando a un'esercitazione.

«I tecnici secondo le informazioni che abbiamo ricevuto sono fuori pericolo – dichiara Renato Ronzoni, delegato della VI Zona Orobica –, anche se restano sotto osservazione in terapia intensiva, ancora in prognosi riservata. Non sono state riscontrate lesioni a livello cerebrale e questo ci fa ben sperare per il miglioramento di entrambi».

Ronzoni è stato tra i primi a intervenire: «Abbiamo curato ogni aspetto dell'esercitazione, sia sul piano organizzativo sia su quello tecnico, in tutti i dettagli, e in particolare la scelta dell'itinerario, che doveva rappresentare situazioni reali d'intervento su infortunati, era adeguata a tutti i tecnici che vi hanno partecipato. Tutte le squadre, coordinate da nostri istruttori nazionali, erano in contatto radio tra loro e con l'elicottero della Guardia di Finanza, che ha dato un forte sostegno, sia nelle fasi dell'esercitazione sia nelle primissime fasi dell'intervento, in attesa dell'arrivo dell'elisoccorso 118 di Bergamo e Milano.

Quando ho visto la cordata scivolare verso valle ho dato subito l'allarme sia al centro operativo Cnsas che ha subito allertato la centrale operativa 118 sia all'elicottero della Guardia di finanza e con la mia squadra a terra ci siamo diretti immediatamente sugli infortunati prestando le prime cure».

Il capocordata non era un tecnico della Guardia di Finanza. Ronzoni su questo punto vuole far chiarezza: «È doveroso ribadirlo e oltretutto è tecnicamente scorretto, come sanno bene gli alpinisti, cercare di individuare a priori eventuali responsabilità. La cordata va oltre l'unione fisica dei compagni di salita; in egual misura vengono distribuiti meriti e responsabilità e ognuno contribuisce, seppure in modo diverso, alla sicurezza di tutti».

L'Eco di Beramo - Martedì 12 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 35

lunedì 11 aprile 2011

Paura sull'Arera

«Non era mai capitato. Decisiva la pendenza»


«Poteva risolversi tutto con un grosso spavento, invece la roccia su cui sono andati a sbattere ha aggravato la situazione. Non è la prima volta che eseguiamo esercitazioni sul monte Arera e, in particolare, sulle pareti rocciose di quella zona vicino alla vetta. Non è mai capitato un fatto simile».

Sono le parole di Renato Ronzoni, delegato provinciale del Soccorso alpino, presente sul luogo dell'incidente che ieri ha coinvolto tre volontari. «Il campo base si trovava nei pressi del rifugio Capanna 2000 – prosegue Ronzoni –. La mattina l'elicottero della Guardia di finanza ci ha trasportato tutti in vetta, in prossimità della cima, per effettuare l'esercitazione. Tutto è andato per il verso giusto fino all'incidente, che ha lasciato tutti molto scossi. Abbiamo tempestivamente avvertito il 118, chiamando l'elisoccorso di Bergamo, poi vista la gravità di un altro uomo, s'è contattato anche Brescia, Como e Sondrio, ma purtroppo tutti gli elicotteri erano già impegnati. Quindi è intervenuto l'elisoccorso di Milano». La squadra in addestramento è la Sesta delegazione orobica di Soccorso alpino, formata da soccorritori esperti.

L'esercitazione è iniziata di prima mattina, quindi a gruppi di tre hanno affrontato l'ascesa in cordata di alcune guglie dell'Arera parzialmente innevate. Ogni gruppo, oltre a un vestiario adatto con ramponi e picozza, aveva corde, moschettoni e rinvii per eseguire l'esercitazione in sicurezza. «Alcuni hanno visto scivolare i tre in cordata – prosegue il delegato provinciale – e compiere il salto di roccia che hanno incontrato mentre scivolavano a valle, lungo una scarpata particolarmente ripida che alternava tratti di neve con altri di roccia. Una volta fatto il salto roccioso, sono nuovamente precipitati su uno strato di neve che li ha bloccati».

Probabilmente il colpo che ha causato le contusioni più gravi è stato sulle parti rocciose incontrate nel corso della caduta di 200 metri circa. Particolarmente spaventati alcuni dei volontari del Soccorso alpino che hanno assistito all'incidente; sono stati loro i primi ad avvisare le altre squadre in addestramento, quindi i soccorsi. «Hanno cercato in tutti i modi di trattenere la corda per evitare la caduta a valle – conclude Ronzoni –, ma il peso e la forte pendenza non hanno lasciato scampo, coinvolgendo gli altri due volontari legati alla cordata».

Renato Ronzoni

L'Eco di Bergamo - Lunedì 11 Aprile 2011 PROVINCIA, pagina 17