martedì 30 novembre 2010

Rischio neve su tutta la Regione dalla mezzanotte di martedì 30


Maltempo - Arriva l'inverno, Francia e Gb sotto la neve In Gb scuole chiuse e voli a rischio. Ok al piano per il rischio valanghe La Provincia punta sulla prevenzione.


Rischio neve su tutta la Regione dalla mezzanotte. Lo comunica il Centro funzionale di Protezione civile della Regione Lombardia, la cui attività è coordinata dall'assessore Romano La Russa. Una vasta area depressionaria associata ad aria fredda di origine nordeuropea interesserà la Lombardia e ciò favorirà deboli precipitazioni in prevalenza nevose, anche a bassa quota, in special modo sui settori occidentali (accumuli medi attesi tra 1-5 centimetri, con picchi di 10-20 su medio-bassa Valtellina e Pavese).


La fase acuta è attesa dalle ore 3 alle 20 di mercoledì 1° dicembre. Giovedì e venerdì non si escludono deboli precipitazioni nevose anche a quote basse. Il Centro funzionale di Protezione civile suggerisce la necessità di predisporre un'attenta sorveglianza del traffico da parte della polizia stradale e di tutte le altre forze operanti sul territorio. Analoga sensibilizzazione è espressa nei confronti degli enti gestori delle strade (Anas, Province, Comuni), affinché dispongano nei punti più opportuni tutti i mezzi di rimozione della neve e gli spargisale.


L'Eco di Bergamo - 30 novembre 2010 Cronaca

Rovetta svegliata dai boati


Tra le cause la Luna piena. Due «scosse» tra mercoledì e giovedì, udite alla Conca Verde. La pioggia gonfia la faglia e il satellite attrae la massa d'acqua


A Rovetta sono tornati i boati e stavolta sul banco degli imputati c'è anche la Luna. Dopo il primo forte «brontolio» di mercoledì sera, giovedì alle 5,18 diverse persone della Conca Verde e delle zone vicine hanno avvertito un nuovo intenso rumore, accompagnato dalle solite vibrazioni provenienti dal sottosuolo. Alcuni residenti sono stati addirittura svegliati. Tra le cause dei fenomeni, oltre alla faglia di Clusone che attraversa la zona e alle piogge degli ultimi giorni che hanno gonfiato i terreni, anche la 
vicinanza della Luna alla Terra, che con la sua gravitazione attrae l'acqua della Terra. Ipotesi che deve essere ancora avvalorata da studi approfonditi, ma che non è da escludere.


Fenomeno noto da anni
«Anche questi due ultimi boati confermano gli studi già effettuati in collaborazione col Cnr – spiega il geologo Daniele Ravagnani –: le masse rocciose lungo la faglia di Clusone sono imbevute d'acqua ed è probabile che, con la pressione, si siano generati scricchiolii nel sottosuolo. Non c'è niente di preoccupante per la popolazione, sono microsismi che la gente normalmente non sente. In alcune zone di Rovetta, per via dell'eterogeneità del terreno, tante persone non li avvertono, altre sì».
Il fenomeno dei boati di Rovetta è noto da anni. L'ultimo episodio prima di quelli dei giorni scorsi risale al gennaio 2009, ma altri erano stati registrati nel 2006, 2001 e 2000. Dopo i boati del 2001 erano stati eseguiti dei monitoraggi del terreno e l'epicentro della microattività sismica è stato circoscritto all'area appena sopra la Conca Verde. E tra le ipotetiche concause, spunta la forza attrattiva della Luna. Il satellite giovedì distava circa 372.000 chilometri dalla Terra, in più la Luna domenica scorsa era piena.


Tra le concause
«Che la Luna influenzi le masse d'acqua è un dato di fatto, l'intensificarsi di questi fenomeni potrebbe essere collegato alla prossimità della Luna alla Terra. Ma è comunque una concausa, che deve essere verificata da ulteriori studi. Sembra tuttavia che non sia la prima volta che questi fenomeni si verificano con la Luna piena».
E c'è poi una leggenda locale. L'epicentro dei boati, con le ricerche del Cnr, è stato individuato nella zona della Valle del Carletto, così denominata per una leggenda locale che narra di un omonimo giovane sepolto in quella zona, che durante le notti di Luna piena si gira nella sua sepoltura causando forti brontolii, i cosiddetti boati.


 Andrea Filisetti - L'Eco di Bergamo - Martedì 30 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 41

lunedì 29 novembre 2010

Visite nel "Nostro Blog"



Le visite nel nostro Blog sono in costante aumento. Questo "fenomeno ci sprona ad essere sempre più presenti e puntuali nell'informazione dei gentili visitatori che  ci seguono.
Dall'inizio della pubblicazione del Sito abbiamo registrato una media di 1000 visite mensili e, riteniamo che tale afflusso sia importante.
Non intendiamo fare confronti, tuttavia ci sentiamo onorati dell'interesse destato tra i nostri "visitatori" che ringraziamo per la loro attenzione.

La Redazione

Passione per i monti, sempre con prudenza

«Ero più indietro perché senza ciaspole, ma la valanga ha travolto anche me: mi sono salvato soltanto perché ho nuotato nella neve e sono riuscito a riemergere

Treviglio - «Ero più indietro perché senza ciaspole, ma la valanga ha travolto anche me: mi sono salvato soltanto perché ho nuotato nella neve e sono riuscito a riemergere. I miei tre amici erano spariti: c'erano solo i loro zaini. Ho pensato: cosa faccio adesso? Scavare da solo non posso, non mi resta che gridare aiuto. E pensare che, poco prima, Angelo mi aveva detto: io torno indietro. Poi avevamo proseguito...».
«Sono corso a chiamare aiuto»

È il drammatico racconto dell'unico superstite della spedizione maledetta di sabato sul Mortirolo, nella quale hanno perso la vita Enzo Riganti, Angelo Lazzarini e Giuseppe Parigi, tutti di Treviglio. Paolo Belotti, elettricista di 49 anni, è l'unico dei quattro che, sabato sera, è tornato vivo a Treviglio. Ancora sotto choc – ha saputo soltanto alle 23 che i tre compagni d'escursione non ce l'avevano fatta – ieri si è chiuso nel suo dolore, ospite da alcuni familiari, lontano dalla casa di via Case Operaie dove vive con la 
madre Lucia Invernizzi.

Soltanto ad alcuni parenti ha voluto raccontare, nei dettagli, il dramma che ha vissuto, l'essersi trovato all'improvviso da solo, aver compreso la tragedia e il non saper come fare per aiutare i suoi tre amici. Ai parenti ha raccontato di non aver indossato le ciaspole «perché non me la sentivo», quasi avesse un presentimento. Per questo è rimasto indietro di qualche decina di metri rispetto a Enzo, Angelo e Giuseppe.
Ma non abbastanza da essere risparmiato dalla furia della valanga, che ha travolto anche lui, però sul lato e dunque in maniera meno intensa. «Ho messo in atto tutte le mie conoscenze – ha raccontato ieri ai familiari – e ho praticamente nuotato nella neve finché ho visto una luce e sono riemerso». A quel punto Belotti ha visto soltanto gli zaini degli amici e ha raggiunto il suo, recuperando i suoi occhiali da vista (quelli da sole, che indossava, si sono persi nella neve). Non aveva il cellulare, lasciato in auto 
assieme alle sue ciaspole, e ha subito capito che mettersi a scavare, da solo, era del tutto inutile. Non gli restava che iniziare a chiedere aiuto. «Ho iniziato a correre, sprofondando con le gambe nella neve – ha riferito ai familiari – e intanto a gridare aiuto». 

Le sue grida sono state sentite, molto flebili da lontano, da due ragazzi che stavano passando nella zona con una motoslitta: i due lo hanno raggiunto. Caricato a bordo, si sono portati fino a una baita, da dove hanno chiamato i soccorsi.

Sotto choc in baita
Dieci minuti dopo la zona era già sorvolata dall'elicottero e passata al setaccio dai soccorritori, che hanno poi recuperato i tre escursionisti travolti. Intanto Paolo Belotti è rimasto nella baita: sotto choc, i soccorritori gli hanno acceso un fuoco, gli hanno dato un asciugamano e lasciato un cellulare per contattarli. Ha riportato soltanto una escoriazione a una gamba. Il gruppo si è trovato sul percorso troppa neve: uno dei quattro ha detto, prima di partire, di conoscere il percorso e che non era pericoloso. Invece la realtà si è purtroppo rivelata del tutto diversa. La valanga che ha ucciso i tre trevigliesi aveva un fronte di circa duecento metri. 

Secondo Guido Salvetti, volontario del Soccorso alpino della Quinta delegazione bresciana, all'origine della valanga che ha travolto i tre ci sarebbe stata un'errata valutazione delle condizioni del manto nevoso. Salvetti è stato tra i primi a intervenire per i soccorsi: «Alle 16 abbiamo avviato le ricerche – spiega –, alle 17 è arrivato il buio, ha ripreso a nevicare e non abbiamo potuto fare tutte le valutazioni del caso per capire come abbia fatto la neve a staccarsi dalla montagna. Forse una valanga spontanea, o indotta dal sovraccarico dovuto alle persone che salivano. Una nostra unità cinofila ha fiutato la presenza di una persona sotto la neve: abbiamo iniziato a scavare, estraendo il primo uomo».
«Il secondo – prosegue – lo abbiamo trovato a una distanza di circa due metri. Entrambi erano sotto un metro di neve. Il terzo, invece, era nove metri più a monte, coperto da uno strato di 60/70 centimetri di neve. Purtroppo erano dotati solo di ciaspole e scarponi: non avevano né Arva, né pala da neve né sonda per le ricerche, strumenti che noi consigliamo vivamente a tutti gli escursionisti e scialpinisti».


I parenti: vista la notizia ai tg, chi pensava a loro?
«Esperti da anni, non erano degli sprovveduti»

Ripensano agli ultimi istanti passati con loro, ma anche a tutta la vita dei loro cari finita così drammaticamente, i familiari di Enzo Riganti, Angelo Lazzarini e Giuseppe Parigi, nelle case di via Santa Lucia, dei Mille e Petrarca a Treviglio. Angelo Lazzarini era nato il 7 gennaio del 1942 a Treviglio e da giovane aveva abitato in via Portaluppi: fin da subito aveva seguito le orme del padre Antonio, storico meccanico della città. «Lo aveva affiancato fin da ragazzo – racconta la moglie Elena Fornasier –, poi era subentrato alla guida dell’officina dal 1973».

Da almeno cinquant’anni l’officina si trova in via dei Mille, al pianterreno della palazzina dove Angelo abitava con la moglie. Angelo lascia tre figli «Amava la montagna – racconta –, ma in generale era un uomo molto sportivo e dinamico. Era anche grande appassionato di immersioni subacquee, per anni era stato il presidente dell’associazione Asso Sub, con la quale ancora collaborava. 
Era appena tornato da Sharm El Sheik, dove aveva partecipato a delle immersioni con dei ricercatori del Cnr e dell’Università di Pisa, ottenendo anche un attestato. Appena poteva, poi, andava in montagna con il gruppo di amici del Cai: era appassionato da una decina d’anni. Due anni fa era salito sul Bianco».

Sabato mattina Lazzarini era partito attorno alle 6,15: «Paolo, il superstite, ha poi raccontato che erano in orario con la tabella di marcia quando è scesa la valanga che li ha travolti», riferisce la moglie, che sabato pomeriggio, appreso della tragedia, si è recata a Edolo con i familiari. Angelo Lazzarini lascia tre figli: Adriano, di 32 anni, che lavora nell’officina di famiglia, Alessio, di 33, e Alessandro, di 38. Giuseppe e l’impegno in Africa. Lo stesso dolore si respira anche nella casa di via Petrarca dove Giuseppe Parigi abitava con la madre, Bambina Aloardi. Parigi era nato a Treviglio il 22 luglio del 1963 e da ragazzo aveva studiato come meccanico. Da diversi anni lavorava alla Same, il colosso trevigliese dei trattori: entrato come operaio, da qualche anno era diventato impiegato del reparto tecnico. Giuseppe era il terzo di cinque tra fratelli e sorelle: Enrico, Antonietta, Fausto e Camilla.

Oltre alla passione per la montagna, che aveva coltivato soprattutto negli ultimi due anni, Parigi dedicava parte del suo tempo anche al volontariato, aderendo a diversi progetti. «Era venuto diverse volte con me in Africa – racconta il fratello Enrico – per portare a termine un progetto in Mali del Celim di Bergamo, per la costruzione di una scuola professionale, mentre più di recente aveva aderito a un progetto del comitato Banantoumou per l’acquisto di un’ambulanza per la popolazione del Mali. Era inoltre impegnato con gli scout». «Sabato abbiamo sentito la notizia della valanga al tg, senza lontanamente immaginare che fosse coinvolto il gruppo di Giuseppe – spiega ancora il fratello –, anche perché, oltre a essere attrezzati, erano sempre molto prudenti. 
Avevano deciso giovedì sera di fare questa escursione. Giuseppe era una persona molto socievole: amava stare con gli altri e stare in contatto con la natura. Di qui la sua passione per la montagna». ■

Fabio Conti - L'Eco di Bergamo - Lunedì 29 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 16

domenica 28 novembre 2010

Da mezzanotte revocato rischio neve

Foto del Portale di Oltre il Colle  http://www.oltreilcolle.com/


Il rischio neve è revocato dalla mezzanotte di domenica. Lo comunica il Centro funzionale di Protezione civile della Regione Lombardia.


Il rischio neve è revocato dalla mezzanotte di domenica. Lo comunica il Centro funzionale di Protezione civile della Regione Lombardia la cui attività è coordinata dall'assessore Romano La Russa.
La rapida perturbazione atlantica sta determinando su tutta la Regione deboli nevicate oltre i 500 metri e pioggia o pioggia mista neve in pianura. Nelle ore serali di domenica il limite della neve tenderà a risalire a partire dai settori orientali. Sotto i 500 metri si attendono 0-5 centimetri di neve in pianura e fino a 15 sui rilievi.

Il report del Centro funzionale di Protezione civile suggerisce alla Polizia Stradale e a tutte le altre Forze operanti sul territorio di mantenere un'attenta sorveglianza del traffico. Analoga sensibilizzazione è rivolta agli enti gestori delle strade (Anas, Province, Comuni) affinché dispongano nei punti più opportuni tutti i mezzi di rimozione della neve e gli spargisale.

BergamoNews - Domenica 28 Novembre 2010

sabato 27 novembre 2010

Il ricordo dei Caduti della Brigata Giustizia e Libertà


Domenica 28 novembre la giornata di commemorazione dei partigiani col presidente del Comitato antifascista Carlo Salvioni.

Ecco il programma della giornata:
ore 8,30 Bergamo: Ritrovo al Palazzetto dello Sport, partenza autocolonna.
Omaggio alle lapidi dei partigiani Caduti a Zogno, Ambra, Algua e Rosolo.
ore 10,15 Cornalba: S. Messa di suffragio.
ore 11 Cornalba: Discorso dell’ Avv. Carlo Salvioni, Presidente del Comitato antifascista  bergamasco
ore 12 Serina: Omaggio alle tombe dei Caduti Russi


Per coloro che non ricordassero le vicende del 25 novembre 1944, nella pagina  http://concablog.blogspot.com/p/le-storie.html  possono leggere un breve riassunto tratto dal libro "La mitraglia sul campanile".

venerdì 26 novembre 2010

La neve c'è, impianti aperti: si scia da sabato 27

La Neve nella Conca dell'Alben. Foto del portale www.oltreilcolle.com/


Inizierà in grande anticipo, quest'anno, la stagione sciistica bergamasca. Grazie alla neve caduta abbondante nelle ultime settimane da sabato 27 novembre apriranno infatti le seggiovie di Carona, Foppolo, San Simone, Colere e Spiazzi di Gromo

Riportiamo di seguito il comunicato stampa di Bremboski, la società che gestisce ilc omprensorio dell'Alta Valle Brembana:

"Sabato 27 novembre prende il via la stagione invernale 2010/2011 nel comprensorio sciistico Brembo Ski San Simone - Foppolo e Carona.
Le nevicate dell’ultima settimana hanno portato oltre 40 cm di neve fresca che è andata ad aggiungersi a quella programmata portando così la neve a 60/70 cm con punte di oltre 100 cm in quota. Queste quote ci permettendo così di aprire la maggior parte delle piste da sci per la gioia di tutti gli appassionati di neve e sci.
Gli impianti a Foppolo e Carona apriranno alle 08.30 fino alle 16.45 mentre a San Simone chiuderanno alle 16.30. Naturalmente aperti tutti i centri di emissione skipass per permettere, a chi lo volesse, di acquistare lo stagionale Brembo Ski.
Gli impianti di risalita chiuderanno poi lunedì 29 novembre per riaprire in modo definitivo e continuativo da venerdì 3 dicembre in coincidenza con il lungo ponte dell’Immacolata.

Il paesaggio si presenta completamente imbiancato, la voglia di sci è davvero tanta e l’attenzione di tutti è puntata ancora una volta sui lavori fatti questa estate in tutto il comprensorio.
In particolar modo quest’anno suscitano interesse e curiosità gli interventi fatti a San Simone dove si è lavorato sulle piste da sci e in particolar modo sulle piste: Camoscio con la nuova variate che arriva direttamente al piazzale; Arale con importanti movimenti terra a beneficio anche dello Orobik Snow Park e Colla che oggi è una pista blu di oltre 800 metri di lunghezza con una larghezza media di 50 metri che unita alla pista Camoscio diventa di oltre 1200 metri di lunghezza.
Sempre a San Simone è stato ultimato il nuovo impianto di innevamento programmato commissionato alla ditta Snowstar; un opera considerata da tutti fondamentale dal punto di vista di sviluppo della stazione. Si tratta di un impianto misto a giraffe ad alta pressione, torri e cannoni a bassa pressione, indispensabili per assicurare un perfetto innevamento sulle piste.
Anche a Carona sono proseguiti i lavori di miglioramento e ammodernamento della skiarea: entro Natale entrerà in funzione il nuovo campo scuola coperto che sostituirà il vecchio skilift Bimby.
Si tratta di un nastro trasportatore coperto sorvegliato da un sistema video e comprende inoltre un impianto audio attraverso il quale viene normalmente diffusa della musica ma che, in caso di necessità, consente di trasmettere agli sciatori varie informazioni.
Il nastro trasportatore coperto funziona perfettamente, assicurando agli sciatori un comodo viaggio con o senza sci ai piedi, al riparo dal vento e da altri fenomeni atmosferici. Con le sue caratteristiche, rappresenta inoltre una vera e propria attrazione per la nostra area sciistica"

Bergamonews - 26 novembre 2010

giovedì 25 novembre 2010

In Valle del Riso riapre la casa di Babbo Natale


Alla Fattoria Ariete di Gorno torna la casa di Babbo Natale


Gorno - Sarà inaugurata alle 14 di domenica, in località Riso, in Valle del Riso, la casa di Babbo Natale, che giunge alla sua quarta edizione. Come in passato viene organizzata dalla Fattoria didattica Ariete, in collaborazione, quest'anno, con il Gruppo San Rocco – Riso di Gorno e con il patrocinio della Provincia di Bergamo, della Comunità montana Valle Seriana e dei Comuni di Gorno e Oneta.

La casa di Babbo Natale sarà poi visitabile il 5, 6, 7, 8, 12, 19, 24 e 26 dicembre, sempre dalle 14 alle 19, al costo di 4 euro a persona.

L'iniziativa ha riscontrato grande interesse nelle passate edizioni e Mauro Abbadini, titolare della Fattoria didattica Ariete di Gorno e Roman Ceroni, suo coadiutore, affermano: «Il percorso avrà inizio in contrada Riso. Si snoderà per le viuzze della contrada dove parecchie abitazioni, appositamente affittate, sono state addobbate secondo i temi natalizi. Qui i bambini potranno sbizzarrirsi in diverse attività».
Lungo il percorso troveranno infatti la casa dove scrivere la letterina a Babbo Natale (le più belle saranno premiate con visite gratuite alla fattoria Ariete e una visita alle miniere per la classe dei bambini vincitori), quindi un'altra casa nella quale si è allestito un laboratorio dove usando legno, lana e rami d'abete ogni bambino potrà costruirsi oggetti da portare a casa. Vi sarà poi la «casa dei regali» dove i commercianti della valle esporranno i loro prodotti, mentre nella chiesetta di San Rocco saranno esposti presepi artistici, alcuni messi a disposizione dal Gruppo Trinità di Parre. Lungo l'itinerario si potranno inoltre vedere animali come pecore, caprette, asinelli, galline e conigli: tutto prima di giungere alla casa di Babbo Natale.

«Nella casa – continuano gli organizzatori – i visitatori troveranno la falegnameria dove Babbo Natale costruisce i regali da portare ai bambini. Tutto il percorso sarà illuminato con luci, addobbi natalizi e piccoli falò. Ricordiamo infine che nei ristoranti della valle del Riso, nei giorni della manifestazione, si potrà pranzare o cenare al prezzo convenzionato di 15 euro».

Enzo Valenti - L'Eco di Bergamo Giovedì 25 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 41

mercoledì 24 novembre 2010

San Giovanni Bianco - Ospedale - Faremo la proposta tra 6 mesi -

Unire San Giovanni Bianco a Bergamo, lasciando Treviglio?
Lega e Pdl chiedono tempo


Continua lo scontro politico sul futuro dell´ospedale di San Giovanni Bianco


Sei mesi per presentare una proposta sul futuro dell'ospedale di San Giovanni Bianco. È il tempo che il gruppo di maggioranza (Pdl, Lega nord e Indipendenti) in Comunità montana Valle Brembana dice di aver preso, «per incontri, contatti e approfondimenti» sulla dibattutissima questione della gestione dell'ospedale.
Dopo l'assemblea della Comunità montana è stato un continuo botta e risposta a colpi di lettere e comunicati. A scatenare la bufera ci ha pensato il voto prima favorevole dato dall'Assemblea dei sindaci (organo del distretto Asl) e poi contrario della Comunità montana, a una stessa mozione: documento in cui si chiedeva alla Regione di valutare la possibilità di unire l'ospedale di San Giovanni Bianco all'Azienda ospedaliera di Bergamo (oggi, invece, fa capo a Treviglio). Battaglia che un comitato porta avanti da anni, con una petizione che ha raggiunto le 9 mila firme.

Sì e no nel giro di 48 ore
Nell'Assemblea dei sindaci il presidente Ezio Remuzzi (assessore in Comunità montana) presenta il documento che viene approvato con 16 sì. Dopo 48 ore lo stesso documento, presentato dalle minoranze (Vittorio Milesi e Carmelo Goglio) in sostituzione di una mozione più esplicita sulla richiesta di afferimento a Bergamo, viene invece bocciato (dicono sì solo Bracca, Costa Serina, Isola di Fondra, Olmo, San Pellegrino, Ubiale e Branzi).
E si scatena la bagarre. Con la minoranza che accusa Pdl e Indipendenti di essere in ostaggio della Lega.

«Proposta condivisa»
Ma per la maggioranza l'Assemblea dei sindaci è solo «un organo tecnico che ha chiesto di avere risposte tecniche» mentre alla Comunità montana spettano le mosse «politiche». E accusa il consigliere di minoranza Vittorio Milesi, vicesindaco di San Pellegrino. «Su un tema di tale importanza non è ammissibile alcun gioco politico delle "tre carte" fine a se stesso, volto solo a garantire la propria visibilità attraverso la domanda retorica "è meglio afferire l'ospedale di San Giovanni a quello di Bergamo o a quello di Treviglio?».
«La richiesta, responsabile, di tutte le altre forze politiche – prosegue la maggioranza in un comunicato – è stata invece quella di dare sei mesi di tempo al presidente e all'assessore affinché, attraverso tutta una serie di contatti, incontri e approfondimenti, possano portare all'attenzione dell'assemblea della Comunità montana una proposta gestionale condivisa con tutte le istituzioni e comprensiva delle necessarie garanzie di investimenti e sviluppo».

«La pressione della Lega»
Ma la «Lista Bettoni» (gruppo presente in consiglio provinciale a cui fa capo Milesi) risponde per le rime poche ore dopo: «Dell'ospedale di San Giovanni se ne parla da dieci anni ma abbiamo bisogno di sei mesi per approfondire? E allora perché questa esigenza non c'era 48 ore prima? Vorremmo poi sottolineare come l'Assemblea dei sindaci è per definizione un organismo politico».
«È evidente – conclude il comunicato della lista Bettoni – anche perché ammesso chiaramente dagli stessi protagonisti, che la mozione in Comunità montana è stata unicamente bocciata perché è prevalsa la posizione della Lega, fortemente contraria all'afferimento di San Giovanni a Bergamo, per ragioni esclusivamente riconducibili a un'insensata e scandalosa difesa del potere e dell'operato dei direttori generali di espressione leghista».

«Sia la Regione a decidere»
Ma non finisce qui. Ancora interviene con un comunicato Remuzzi: «Pur considerando logico un afferimento a Bergamo, siano gli amministratori regionali a valutare e maturare una decisione in merito». Quindi gli assessori ai Servizi sociali di Bracca Erica Rondi, di Costa Serina Matteo Persico, di San Pellegrino Gianandrea Camozzi e il vicesindaco di Olmo Carmelo Goglio. Che scrivono: «Siamo sconcertati di fronte alla mancanza di coerenza», «sono entrate in gioco pressioni politiche», «il ruolo degli amministratori è stato ridicolizzato» e si «è preferito fare la figura di amministratori pasticcioni». Non resta che attendere la proposta sull'ospedale che entro sei mesi proporrà la Comunità montana.

Giovanni Ghisalberti - L'Eco di Bergamo Mercoledì 24 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 43

martedì 23 novembre 2010

Salvo' famiglia ebrea Compie cent'anni

Battista Scanzi, 100 anni, di Bagnella di Serina

Serina - Sarà una festa tutta in famiglia quella per Battista Scanzi di Bagnella di Serina che, attorniato dai quattro figli, dai tre nipoti e dai due pronipoti, taglierà oggi il traguardo dei cento anni.
La sua è stata una vita intensa, caratterizzata anche da tanti anni di lavoro all'estero: la prima esperienza all'età di 12 anni quando, per due anni, svolge il lavoro di contadino in Francia.
 
In Abissinia come operaio
A 25 anni si aggrega a una spedizione in Abissinia in appoggio all'esercito come operaio nella costruzione di strade e pozzi. Lì rimane oltre un anno e con il guadagno riesce a far fronte a tutti gli impegni economici che la sua numerosa famiglia comportava: Battista era infatti primo di sei fratelli ed era rimasto orfano di padre all'età di 10 anni. Al ritorno si adatta a vari lavori. Si sposa nel 1942 con Bambina Cortinovis di Frerola di Algua.
Dal matrimonio nascono Lucia, Domenico, Olimpia e Ulisse. Poi lavora per parecchi anni in Francia, in Svizzera e infine ritorna a Bagnella. Rimane vedovo all'età di 73 anni e viene accolto dalla figlia Lucia. Attualmente vive a Busnago, nel Milanese, assistito dalla figlia Olimpia.
 
Quel dicembre del 1944
Tra gli episodi particolari della sua vita il contributo che Battista ha dato, nel dicembre del 1944, nel salvataggio di una famiglia di ebrei, composta da padre, madre e dalla loro figlia, ricercata dai tedeschi. Per portarla in salvo attraversò di notte insieme a loro la montagna che separa Rosolo da San Pellegrino dove giunsero stremati il mattino successivo.
I particolari di cui ancora oggi riferisce Battista sono raccontanti anche da Regina Zimet – la bambina della famiglia che ha aiutato – nel suo memoriale intitolato «Oltre il ponte». «È sempre ottimista, serio ma anche allegro e ama divertirsi stando in compagnia – dicono i figli –. Lo vogliamo ringraziare per ogni gesto e insegnamento che ci ha donato».

Davide Cortinovis  - L'Eco di Bergamo Martedì 23 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 38

lunedì 22 novembre 2010

Nasce PromoSerio, scommessa sul turismo

Domenica a Gandino la nascita ufficiale dell'associazione che ha già l'adesione di 200 realtà istituzionali, associative e imprenditoriali della valle.


Nasce PromoSerio, scommessa sul turismo

Domenica 21 novembre, a Gandino, in via Castello 19, nel suggestivo scenario del chiostro delle suore Orsoline, è nata ufficialmente l’Associazione PromoSerio, con sede a Ponte Nossa (via Europa, 111/C).

 Guido Fratta è stato eletto presidente della neonata società PromoSerio, la cabina di regìa che, costituita ufficialmente domenica scorsa, intende lanciare la Valseriana mettendo al bando divisioni e  concorrenze interne per finalmente giocare come una squadra unica e unita. 

Nella giornata del lancio è stato nominato il Consiglio di amministrazione dell'agenzia che conta già 200 soci tra enti, associazioni di categoria, imprenditori del turismo e non solo, banche. Ecco come è composto il Cda che poi ha scelto l'assessore di Songavazzo e della Comunità montana Guido Fratta a leader: Giorgio Bonassoli, assessore al Turismo della Provincia, Paolo Olini, sindaco di Clusone, Giovanni Balduzzi, presidente del consorzio alberghiero Astra di Clusone, Cristian Messa, rappresentante della Cooraltur di Castione, Andrea Chiesa, assessore alla Cultura di Albino,  Maurizio Forchini di Confcooperative, Paolo Cassina della Gipsy di Comenduno e Amedeo Tomasoni, assessore a Castione, a  rappresentare il gruppo dei cinque Comuni a maggior attività turistica della Valle (Castione, Clusone, Gromo, Valbondione e Selvino).

Sugli obiettivi, le strategie, le speranze di PromoSerio abbiamo sentito il neo presidente Guido Fratta.

Presidente, non è che si sta creando un nuovo carrozzone?
Il rischio c'era, ma non è il caso di PromoSerio, per due motivi. Il primo è che questa agenzia è stata creata dal territorio, non c'è nulla di calato dall'alto: sono le tante realtà della vallata ad averla voluta e a essersi impegnate per realizzarla. E il secondo motivo è che per la prima volta chi opera in questa vallata, tutta, si è messo insieme: non era mai accaduto.

Nei vostri obiettivi c'è quello di cambiarla la Valseriana o soltanto di lanciarla?
Diciamo che il futuro della valle si gioca su come si riesce a promuoverla, praticamente la valle si cambia se c'è un lancio adeguato.

E quali sono dunque i primi passi di PromoSerio?
Il primo è lo studio con conseguente realizzazione di un marchio della valle, un marchio che veicoli  la zona e che si possa abbinare anche alle aziende locali. Un marchio che tramite internet dia visibilità unitaria al patrimonio, alla ricettività alberghiera e agli eventi del territorio. Poi costituiremo lo Iat, che non c'è.

Il progetto Valseriana in qualche modo riguarda PromoSerio?
Diciamo che la spinta iniziale è la stessa, anche se noi abbiamo bruciato le tappe e siamo già operativi. Certo, col manifatturiero in crisi è d'obbligo tentare di rafforzare e rendere competitiva la seconda stampella economica della zona, il turismo.

Che rapporti con l'aeroporto di Orio al Serio?
Ecco, diciamo che la valle è accessibile facilmente da Milano e lo è altrettanto dall'aeroporto di Bergamo, però finora la promozione da Orio verso questo territorio è stata solo briciole: invece vogliamo potenziarla, eccome. 

La recente unificazione delle due Comunità della valle Seriana è stata un incentivo a unificare anche i progetti di promozione?
Il vantaggio è stato per me, assessore della nuova Comunità, poter spaziare da Villa di Serio a Valbondione. Però questa fusione è stata fatta dall'alto, a freddo. Mettiamola così: noi daremo cuore e spirito a questa unificazione. 

Bergamonews 22 novembre 2010


domenica 21 novembre 2010

43enne di Parre travolto al Curò da una valanga - e' gravissimo

Con l'imprudenza iniziano le tragedie




Le avverse condizioni meteo nella Bergamasca stanno creando diversi problemi. Il più grave al Curò, dove un 43enne di Parre è stato travolto stamattina, domenica 21 novembre, poco prima delle 9, da una valanga. L'uomo, recuperato dai volontari del Soccorso alpino, è molto grave.

Dalle prime informazioni, l'uomo stava salendo con due compagni verso il rifugio Curò, quando è stato improvvisamentre travolto da una valanga con un amico che peraltro si è subito liberato dalla neve. Il terzo escursionista ha subito avvisato il 118 che a sua volta ha allertato il Soccorso alpino.

Venti volontari del Soccorso alpino, aiutati da cinque unità cinofile, hanno  cercato a piedi il 43enne trovandolo dopo circa 4 ore sepolto sotto la neve. L'uomo è stato trasportato con l'ambulanza del 118 agli Ospedali Riuniti di Bergamo in stato di ipotermia acuta. Le sue condizioni sono molto gravi. Non è stato possibile utilizzare l'elisoccorso, restato sulla piazzola di Valbondione, per la critica situazione meteorologica.

L'escursionista che si è liberato subito dalla neve, un trentottenne, è stato condotto per precauzione all'ospedale di Piario, ma per lui nulla di preoccupante.

Da segnalare che, sempre stamattina, due persone sono rimaste bloccate dalla neve nella zona del rifugio Coca, ma in questo caso i volontari del Soccorso alpino le hanno rintracciate e condotte al sicuro in attesa del rientro a valle.

L'Eco di Bergamo - Ultime notizie 21 novembre 2010 ore 18

San Giovanni Bianco - Eliporto al campetto sportivo di Briolo

San Giovanni Bianco: non sarà più realizzato al Villaggio «Non ci sono alternative»

La torretta che era stata realizzata per l´eliporto in località Villaggio.

L'eliporto a servizio dell'ospedale di San Giovanni Bianco prende sempre più il «volo» verso il campetto sportivo di Briolo. Nel maggio 2007 una frana incombente costrinse allo stop del cantiere in località Villaggio: 17 famiglie, 200 studenti e il reparto psichiatrico vennero evacuati.
Oggi, a distanza di oltre tre anni, la realizzazione dell'eliporto al posto del campetto di allenamento di Briolo (poco sopra il cantiere oggi chiuso) sembra sempre più certa. Molto più di un'ipotesi come lo era lo scorso anno. A sostenerlo è l'assessore ai Lavori pubblici in Comunità montana Gianni Salvi che sta seguendo da vicino la vicenda.

Soluzione bonaria
«Nei giorni scorsi – dice – abbiamo incontrato i legali e si è deciso di tentare di risolvere per via bonaria le cause in essere. Dopo il blocco del cantiere nel 2007 ci sono azioni legali che coinvolgono la Comunità montana, il Comune di San Giovanni Bianco, l'Azienda ospedaliera, l'impresa e alcuni residenti del Villaggio.
Prima si cercherà di arrivare a una soluzione transattiva tra gli enti pubblici, quindi con l'impresa che aveva effettuato i lavori. Le premesse per una soluzione concordata ci sono. Si potranno accelerare i tempi e soprattutto evitare di spendere altri soldi per le cause legali».
«La conclusione bonaria delle vertenze legali – prosegue Salvi – sarà fondamentale per poter riaprire il cantiere dell'eliporto. Ma sicuramente non al Villaggio. L'Ente nazionale dell'aviazione civile dice che lì non è più fattibile».
 
Soldi confermati
Avanza, quindi, la soluzione del campetto di Briolo, peraltro già contestata a suo tempo dall'associazione calcistica locale. «Alternative non ne abbiamo – continua l'assessore Salvi –. Realizzando l'eliporto al campetto di Briolo, secondo quanto ci è stato detto a Roma, il finanziamento statale previsto (900 mila euro, ndr) ci verrebbe ancora assegnato. Diversamente, ovvero realizzando l'eliporto in luogo più lontano, lo perderemmo e saremmo obbligati a restituire quanto finora speso per i lavori al Villaggio».
Oltre al danno, quindi, si rischierebbe la beffa: niente finanziamento e con l'obbligo di restituire i soldi già spesi per i lavori. Complessivamente per la realizzazione dell'eliporto erano disponibili un milione e 200 mila euro, con fondi, oltre che dallo Stato, dalla Comunità montana e dall'Azienda ospedaliera di Treviglio.

Via libera dall'Enac 
«Finora sono stati spesi 700 mila euro per i lavori, 500 mila dall'ex Genio civile e circa 70 mila dal Comune di San Giovanni Bianco per la messa in sicurezza – continua Salvi –. Con i soldi rimanenti si sistemerà la frana mettendo in sicurezza l'area a lato del cantiere, sopra le case. Quindi si potrà adattare il campetto di Briolo, ampliandolo, togliendo alcuni alberi e sistemando la strada di accesso. E su questa possibilità l'Enac, ufficiosamente, ha già dato il suo parere favorevole. Si tratta di acquistare il campetto dal Comune e il commissario prefettizio ha già dato la sua disponibilità in tal senso».
Eliporto, quindi, sempre più vicino al campetto di Briolo.

Giovanni Ghisalberti  Domenica 21 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 37

giovedì 18 novembre 2010

A Oneta sperano nella neve per congelare il terreno

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Alle ore 20 del 18 novembre 2010 abbiamo superato gli 8000 contatti con una media di 1000 contatti al mese
Grazie a tutti coloro che ci hanno visitato
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Il cedimento del terreno a Oneta



La tregua concessa dal maltempo ha permesso di fare il punto sulla frana che ha causato il cedimento di parte della strada secondaria che collega Oneta con la località Sinelle.
La strada in questione – di carattere intercomunale, in quanto serve i comuni di Oneta e di Oltre il Colle, collega con gli alpeggi di Zambla, ma anche con alcune abitazioni rurali e stalle dove ancora si trovano degli animali – è franata su un fronte di una trentina di metri, scaricando a valle circa 800 metri cubi di terra.

Il transito sulla strada è stato interdetto con ordinanza emessa dai due Comuni, ma i mezzi di servizio possono percorrerla nei casi di emergenza. La strada serve infatti anche un'abitazione dove risiede un'anziana signora con i figli, che potrebbe avere necessità di spostarsi.
Dopo il sopralluogo effettuato martedì da parte dei tecnici dello Stern e degli amministratori, anche ieri i responsabili dei due Comuni si sono recati sul posto per una valutazione. «La situazione è stazionaria – ha detto Antonio Borlini, vicesindaco di Oneta – e se il tempo reggerà, la frana potrebbe stabilizzarsi. Purtroppo le previsioni annunciano nuove precipitazioni che potrebbero rimettere in moto la frana. È previsto, però, anche un abbassamento della temperatura che potrebbe favorire la stabilità della frana.

Meglio ancora se cadesse la neve: ci permetterebbe di congelare la situazione in attesa di reperire i fondi per un intervento decisivo. Intanto abbiamo inviato alla Regione le schede tecniche per poter accedere ai finanziamenti previsti per gli eventi calamitosi, anche se le probabilità di ottenerli sono minime». La conferma viene dalla Stern: «Si tratta di un episodio di modesta entità – spiega un funzionario –, non si è ritenuto di classificarlo tra i casi che richiedono un pronto intervento, poiché non costituisce un pericolo per la pubblica incolumità».

Franco Irranca - L'Eco di Bergamo Giovedì 18 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 32

mercoledì 17 novembre 2010

Una "Storia" del secolo scorso

Evoluzione ed involuzione della Conca di Oltre il Colle



Negli anni '70 la Conca di Oltre il Colle aveva avuto un'Amministrazione attiva e attenta all'evoluzione sociale che in quegli anni stava trasformando il tessuto economico e turistico delle montagne bergamasche. A quel tempo nessuno poteva prevedere che le "mutazioni climatologiche" avrebbero, successivamente, ridimensionato tali trasformazioni.
L'allora sindaco di Oltre il Colle era l'ing. Cavalli, senza dubbio uno dei migliori Amministratori che la Conca abbia avuto. Lo sviluppo turistico  della località lo si deve alla sua intraprendenza e alla sua dinamicità progettuale. Come oggi possiamo verificare, la base turistico- economica la si deve a questo suo ingegno, purtroppo in parte "vanificato" negli anni da eventi difficilmente , allora, prevedibili.

Gli impianti sciistici sull'Arera, progetto miseramente dimenticato e bloccato nella sua compiutezza dagli eventi degli anni successivi, aveva dato un notevole impulso all'indotto dell'edilizia della seconda casa, tutto sommato abbastanza "spalmata" in modo non distruttivo, nell'intera Conca: da Oltre il Colle a Zorzone, Zambla Bassa e Zambla Alta.
Nei successivi anni '90, come affermato precedentemente, le condizioni meteorologiche hanno portato a modificazioni della temperatura in modo significativo e tali da rendere difficoltoso ed antieconomico l'utilizzo invernale delle strutture sciistiche costruite precedentemente.

Conseguentemente, sia la società che gestiva tali strutture ( la VOIC ) sia gli Enti pubblici e privati che compartecipavano all'iniziativa, si trovarono in difficoltà economiche tali da non poter sostenere ulteriormente le "spese di gestione" e di manutenzione necessarie.
Le manutenzione agli impianti, per il periodo invernale, era diventata costosa e non sufficientemente "giustificata" dagli introiti "estivi".
Le strutture, rimanendo inattive e abbandonate, andavano gradatamente in rovina ed era necessario, per poterle mantenerle, un investimento che nessuno era in grado di assicurare.
Con eccessiva "fretta", le Amministrazioni che negli anni successivi gestirono il problema, decisero di abbandonare definitivamente  l'intero Progetto originario, arrivando, con l'Amministrazione Carrara, alla progettazione di una strada di arroccamento a quota 1600, senza un'ulteriore futuro "sbocco" progettuale.

Rimangono ancora visibili i "ruderi" delle Stazioni di partenza e arrivo delle sciovie costruite.
Inopinatamente, dal momento delle decisioni assunte ad oggi, si sono verificati fenomeni meteorologici completamente "inversi" alle diffuse opinioni che sconsigliavano investimenti a quote medio - basse, regalando agli appassionati degli sport invernali copiose nevicate anche a tali quote.
Ma il dado era tratto, l'Arera perdeva tutti i suoi impianti e Oltre il Colle si concentrava sulla pista di fondo dell'Alben come palliativo per attirare nella Conca appassionati della neve.
Scelta giusta o intempestiva ?
Difficile dare giudizi, il risultato comunque è concretamente visibile: mentre in altre zone dell nostre Valli, i progetti sul rilancio delle attività turistico - invernali sono state oggetto di Progettazione e, conseguentemente, di finanziamenti regionali, nella nostra Conca, la mancanza oggettiva di "lungimiranza progettuale" ha fatto si che non producesse iniziative, autoescludendosi da qualsiasi
intervento finanziario esterno.
Ovvio e scontato il  risultato: la "decadenza" atrattiva della località, la poca affluenza, anche estiva, nelle seconde case e la "perdita economica" delle attività commerciali.

In un recente Convegno si sono ampiamente discussi questi problemi, centrati principalmente sui risvolti economici che il "turismo delle seconde case" può influire sulla condizione sociale e finanziaria sia dei privati quanto delle Pubbliche Ammnistrazioni.
Quanto di tutto questo avrà riflesso anche sulla situazione della nostra Conca?
Ho fondati dubbi che l'attuale Ammnistrazione faccia tesoro delle  "conclusioni" emerse nel dibattito.

Gallicus

domenica 14 novembre 2010

La Memoria "tradita"

La Storia, la cultura, i luoghi, le vicende dimenticate.

La “Storia” è una grande maestra per coloro che la leggono e la interpretano correttamente. Come asseriva Giambattista Vico, storico, filosofo e studioso della prima metà del 1700,: “La storia non è altro che un insieme di azioni fatte dagli uomini. Quindi nonostante passino gli anni e i secoli, e nonostante cambino i luoghi, le circostanze e le cause storiche, c’è qualcosa che non cambia. Ed è appunto l’essere umano, che invece, sempre uguale a se stesso, non fa altro che ripetersi ciclicamente nei suoi comportamenti, nelle sue idee, nei suoi desideri, nelle sue azioni.”, ma questa semplice constatazione non ha impedito che identici errori si ripetessero nel tempo.
Pertanto è importante che “la memoria”, costituisca un “tramite” indispensabile affinché le nuove generazioni conoscano i pericoli che possono incombere sul loro futuro.
Fatta questa premessa, viene spontaneo chiedersi perché, anche nelle piccole Comunità, attente alla loro storia, tradizioni, cultura, episodi, oltretutto non troppo lontani, che hanno coinvolto parenti, amici e conoscenti, sono obliate, dimenticate, relegate nella memoria di pochi sopravvissuti.
La Valserina è stata uno dei principali “teatri” delle vicende militari che hanno contrassegnato la nascita della “democrazia” nel nostro Paese.
Episodi bellici o collaterali hanno prodotto decine di vittime, alcune ricordate con semplici lapidi, altre addirittura ignorate e “mai degnamente onorate”.
Basta elencare alcune date e, sinteticamente, alcuni episodi:
Il Roccolo "Gasparotto al Colle di Zambla
  • Il 15 gennaio 1944 un rastrellamento raggiunge il roccolo; nello scontro cade Valdo Eleuterio.Soverchiati   dai nazifascisti, Dante Paci e i suoi partigiani sono catturati (Paci sarà fucilato nel luglio deI 1944);
  • Il 4 ottobre 1944 un aereo che porta rifornimenti ai partigiani delle nostre vallate impatta la cresta del Monte Menna a Oltre il Colle località Pezzadello ed esplode: diciassette morti;
  •  Il 25 novembre 1944 un reparto della compagnia OP di Bergamo, al comando del tristemente notocapitano Aldo Resmini, inizia un rastrellamento in Valserina. Appena prima della frazione di Rosolo incrocia e blocca la corriera di linea Zambla-Bergamo. Mentre si compie la perquisizione dei passeggeri, sopraggiunge la seconda corriera.  Sono fermati, riconosciuti e uccisi sul  posto i partigiani Giuseppe Biava, Barnaba Chiesa e Antonio Ferrari. La colonna prosegue sino a Cornalba dove è colpito mortalmente il comandante “Ratti” e ferito gravemente Gino Cometti (un giovane di Cornalba di appena diciassette anni), che verrà “finito” immediatamente con due colpi di pistola. Alle dodici la colonna lascia Cornalba con i prigionieri Egidio Bianchi, Giovanni Bianchi e Luigi Maver che si aggiungono a Lorenzo Carrara, catturato in precedenza a Senna. Egidio Bianchi, Giovanni Bianchi, Luigi Maver e Lorenzo Carrara sono riconosciuti amici e collaboratori dei partigiani, selvaggiamente torturati nella caserma dell’OP a Bergamo e incarcerati a S. Agata (Lorenzo Carrara morirà, causa le torture subite, due anni dopo). In un primo conflitto a fuoco sulla strada che conduce al comune di Dossena, nei pressi del Passo Crocetta, era mortalmente ferito il partigiano Celestino Gervasoni. Un altro gruppo di militi, partendo dall’abitato di Serina, prese la direzione dell’Alben sorprendendo in una baita alcuni partigiani che si stavano preparando a lasciare la zona per raggiungere il resto dei superstiti della brigata. Nell’imboscata morirono tre partigiani di nazionalità russa, “Carlo”, “Michele” e “Angelo”, e un giovanissimo partigiano di appena diciassette anni, Mario Ghirlandetti. 15 caduti.
Lapidi ricordano i tragici episodi a Zogno, Ambra, Algua e Rosolo. Una lapide al Colle di Zambla, "Roccolo Gasparotto". Commemorazioni hanno luogo tutti gli anni sempre a Cornalba, Zogno, Ambra, Algua e Rosolo.
Lapide che ricorda l'uccisione di Valdo Eleuterio al Roccolo Gasparotto

Purtroppo a Oltre il Colle, non solo è “dimenticata” la lapide al Colle di Zambla, ma non esiste manco un “cenno” di ricordo sulla strage del Pezzadello. Eppure anche questi uomini morirono per la “libertà” anche degli Oltrecollesi.
Nonostante il lavoro svolto dal ricercatore Massimo Maurizio “Pendughet”, presentato anni orsono dall’Associazione Ultracollem, nulla si è mosso a livello amministrativo.
Anche quest’anno il 4 ottobre è passato tristemente inosservato!

Gallicus

venerdì 12 novembre 2010

Risolto il problema dei finanziamenti ? Forse....

La Regione trova i soldi via libera alla variante di Zogno
Cantiere da febbraio. Il presidente Pirovano ha ha annunciato, sostenuto dal governatore Formigoni e dall'assessore Cattaneo, che i fondi ci sono e l'attesa strada si potrà realizzare. 

Il presidente della Provincia Ettore Pirovano non dovrà rinunciare alla presidenza: "Sulla variante di Zogno mi gioco il mandato, aveva dichiarato". Non sarà costretto a sforare il patto di stabilità e dunque a mettere in gioco la propria credibilità di amministratore come aveva promesso.

Il presidente della Provincia di Bergamo ha annunciato in una conferenza stampa al Pirellone, sostenuto dal governatore della Regione Roberto Formigoni e dall'assessore alla mobilità Raffaele Cattaneo, che i fondi ci sono e l'attesa strada, che sembrava ormai destinata a rimanere un sogno per la Valbrembana, si potrà realizzare. Il cantiere, secondo l'annuncio di oggi (11 novembre), dovrebbe aprire a febbraio..
Roberto Formigoni ha dato l'annuncio spiegando che i fondi sono stati reperiti senza toccare gli stanziamenti per le altre province lombarde.

Bergamonews - 12 novembre 2010
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Nota:
La variante di Zogno sarà lunga 4,7 chilometri conì due gallerie rispettivamente di 600 e 1.700 metri: partirà dalla centrale Enel di Zogno a sud e arriverà alla Madonna del Lavello di Ambria a nord. L’appalto è stato vinto dall’impresa Itinera di Alessandria.
L’apertura del cantiere è prevista a febbraio e l’opera dovrebbe essere conclusa entro 900 giorni, nel 2014.

Commenti:
Il Partito democratico ha scelto una via comune, con un comunicato unico per tutti gli esponenti del partito nelle varie istituzioni.  «Era ora – scrivono dal Pd –. Come Partito democratico non abbiamo mai smesso di tenere sotto pressione tutte le istituzioni che devono trovare le risorse necessarie a garantire l’opera fondamentale per la Valle Brembana. Oggi pare che i soggetti coinvolti abbiano superato il balletto delle dichiarazioni utili solo a darsi la colpa a vicenda rimpallandosi le competenze».
Per parte regionale «rimangono indefinite le fonti dalle quali si recupereranno le risorse. Per parte provinciale chiediamo che nei prossimi giorni venga chiarito precisamente quali saranno gli interventi, sempre relativi alla viabilità, a cui si dovrà rinunciare per investire tutte le risorse (pari a più di cinque milioni di euro) previste come entrata dalla vendita della caserma di via Masone, che
ora finanzieranno la variante di Zogno». Il comunicato si chiude ricordando che «continueremo a vigilare perché in questi anni troppe conferenze stampa hanno annunciato solo promesse poi puntualmente disattese. Speriamo davvero sia la volta buona».

Per Carlo Saffioti, consigliere regionale Pdl, «ha vinto il gioco di squadra». Mentre per il capogruppo del partito in Provincia Giuseppe Bettera: «Abbiamo fatto vincere Bergamo». Il Pdl afferma che «la notizia sulla variante di Zogno ha galvanizzato la dirigenza del partito»: «Un risultato senza ombre della coalizione Pdl-Lega a livello provinciale, dei buoni rapporti costruiti con la Regione e del supporto che i rappresentanti dei partiti hanno fornito», scrive Saffioti. Bettera aggiunge: «Me lo aspettavo.
Insieme abbiamo fatto vincere Bergamo, ma non poteva essere altrimenti grazie al buon lavoro svolto dalla Provincia, che ha chiuso per tempo l’iter e ha già appaltato i lavori. Non sarebbe stato giusto se la Regione avesse dato le risorse ad altri progetti che non avevano concluso l’iter. Il Pirellone è gestito da persone oneste». ■

lunedì 8 novembre 2010

Una Comunità senza rappresentanza.



Una “Comunità”, specialmente nelle zone più disagiate, avrebbe bisogno di una rappresentanza attenta alle esigenze dei suoi “amministrati”.
Oltre Il Colle, è tra le Amministrazioni della nostra Provincia una delle più assenti sui problemi che la riguardano. E’ una forma d’isolazionismo autolesionista, incomprensibile considerato che i problemi sono molteplici e pesano notevolmente sul sistema “economico e sociale” dei cittadini.

Questo deficit di “presenza” è iniziato con l’Amministrazione Carrara. Il Senatore riteneva, probabilmente, che fosse sufficiente la sua carica istituzionale per rendere “importanti” e “visibili” politicamente le necessità dei suoi amministrati.
Gli obiettivi raggiunti furono, in poche parole, un dubbio “baratto” con la Regione Lombardia con la vendita di tonnellate di “sassi” dell’Arera ottenendo in cambio il denaro per costruire la”discussa strada di arroccamento a quota 1600, e il “regalo” del finanziamento per la costruzione della “Cattedrale verde”.

Mentre altri comuni delle nostre valli ottenevano finanziamenti a pioggia sui loro progetti di rilancio turistico ed economico delle loro zone, Oltre il Colle brillava per la mancanza di progetto e di proposizione.
Identica linea, e forse ancor peggiore considerata l’inesistenza rappresentativa dell’attuale Amministrazione Manenti, è stata seguita in questi ultimi anni. Infatti, è vissuta sui vecchi progetti, carrariani senza prevedere e affrontare i problemi del “futuro” con un immobilismo sconcertante e olimpico.
Su queste sue carenze, in verità, non è poi stata molto incalzata dai rappresentanti delle minoranze.
Alcuni temi, quali ad esempio il problema delle convenzioni con l’Associazione del “Tiro a segno” della Valparina, oppure quello concernente la manutenzione della “Pista di sci nordico dell’Alben”, pur rivestendo carattere di trasparenza e di legalità non sono stati certamente l’opportunità di rappresentare un’efficace alternativa all’attuale gestione.

L’assenza dell’Amministrazione Manenti sui problemi della Variante di Zogno e dell’Ospedale di San Giovanni Bianco sono emblematiche ma non sfruttate politicamente dalle opposizioni.
La “ridicola”, eufemisticamente parlando, vicenda riguardante la disponibilità di operatori privati sullo sviluppo turistico del Colle di Zambla e all’indisponibilità dell’Amministrazione locale di rispondere adeguatamente a un progetto concreto, aggrava ulteriormente l’immagine di un’Amministrazione priva d’idee e di iniziative.

Nulla si muove, la palude si allarga e i cittadini vedono ogni giorno di più relegare la Conca di Oltre il Colle tra le “Comunità neglette” della provincia di Bergamo.
Forse si attende il “verbo” del Senatore?

Il Gallo del Pollaio

domenica 7 novembre 2010

San Giovanni, ospedale punto e a capo



Mozione in Comunità montana per chiedere alla Regione di far capo a Bergamo anziché a Treviglio
Bocciata da 19 sindaci: «C'è già un documento simile». Zogno: il presidio funziona, va solo potenziato.


Continua a far discutere il futuro dell'ospedale di San Giovanni Bianco. Nella recente assemblea dei sindaci della Comunità montana Valle Brembana è stata a lungo discussa la mozione che prevedeva la richiesta al Pirellone di afferire il presidio di San Giovanni Bianco – che attualmente fa capo all'Azienda ospedaliera di Treviglio – all'Ao di Bergamo.
Presentata dai componenti della minoranza Carmelo Goglio e Vittorio Milesi, rispettivamente vicesindaci di Olmo al Brembo e San Pellegrino Terme, la mozione è stata respinta con 19 voti contrari, 3 astenuti e 7 favorevoli. «Sono anni che se ne dibatte, sono state raccolte 8.807 firme dei cittadini della valle, 28 Comuni nel 2007 hanno approvato un documento inerente al nuovo afferimento: è ora di inoltrare la richiesta alla Regione».

Questione di tempi
Immediata, e a più voci, la replica dei gruppi Lega, Pdl e indipendenti. «È un problema che ci trasciniamo da anni e siamo d'accordo che presto debba essere risolto – ha detto Franco Zani (Dossena), capogruppo degli indipendenti –. Oggi, però, non siamo pronti. A fine anno sarà nominato il nuovo direttore ospedaliero e lì dovremo insistere per garantire un miglior servizio sanitario ai
nostri cittadini». «La mozione è utile, ma i tempi non sono maturi», ha aggiunto Gianfranco Lazzarini (Camerata Cornello), capogruppo del Pdl. «Non credo che il trasferimento a Bergamo sia la soluzione migliore – ha detto il leghista Giuliano Ghisalberti (Zogno) –. Spesso dimentichiamo quanto la struttura ospedaliera di San Giovanni Bianco sia efficiente: l'ospedale funziona, bisogna solo potenziarlo».
Ha inoltre espresso contrarietà alla mozione l'esponente del Carroccio Michele Villarboito (Serina). Perplesso Ersilio Gotti (Ubiale Clanezzo) perché «pochi giorni prima abbiamo approvato un documento simile e ora lo stiamo bocciando». Durante l'assemblea, infatti, Goglio ha ritirato la mozione sostituendola con il documento presentato di recente dal presidente dell'Assemblea dei sindaci Asl, Ezio Remuzzi. Approvato nei giorni scorsi con 19 voti favorevoli e 2 contrari (Lega), il documento presentava la richiesta alla Regione di valutare l'ipotesi di afferimento dell'ospedale di San Giovanni Bianco a quello di Bergamo.

Dialogare con la Regione
A conclusione del dibattito, l'intervento dell'assessore alla Sanità, Ezio Remuzzi: «Chiediamo che in questa sede il documento sia ritirato, per permettere di aver ulteriore tempo per proseguire il dialogo intrapreso con la Regione. Non condividiamo la scelta di cambiare la mozione durante l'assemblea, perché numerosi sindaci non conoscono i contenuti del documento, non avendo partecipato di persona alla recente assemblea Asl (i sindaci possono delegare l'assessore ai Servizi sociali, ndr)». Remuzzi ha inoltre chiesto «compattezza tra i sindaci per risolvere questo problema».
«Ancora una volta l'assemblea ha scelto di rimandare la decisione – ha detto in conclusione Milesi –, assumendosi una grave responsabilità che sarà pagata da tutti i cittadini, soprattutto dai più deboli e fragili».

Eleonora Arizzi - L'Eco di Bergamo Domenica 07 Novembre 2010  PROVINCIA,  pagina 39

sabato 6 novembre 2010

L'ex colonia di Valpiana ospiterà una comunità per malati psichici


L'ex colonia di Valpiana ospiterà una comunità per malati psichici
 Serina: tra i pazienti anche traumatizzati cranici e chi ha commesso reati

Previsti 35 letti e una trentina di posti di lavoro. Via al recupero dell'edificio


L'ex casa vacanze delle Suore Adoratrici di Rivolta d'Adda, a Valpiana di Serina (2.800 metri quadrati di spazi) sarà trasformata in un centro per accogliere pazienti con disagi psichici (di cui il 20% potranno aver commesso reati, ma non alla persona, e, quindi, con restrizioni della libertà personale) e persone con disabilità acquisita (come può essere quella in seguito a incidenti o a malattie congenite), con un'attenzione ai pazienti post traumatizzati cranici.

Recupero da 2,5 milioni
Nel primo caso si parla di comunità riabilitativa ad alta assistenza (Cra), che sarà gestita dalla cooperativa «La bonne semence» di Oltre il Colle, mentre nel secondo di residenza sanitario-assistenziale per disabili, gestita dalla cooperativa Progettazione di Pedrengo. Il tutto per un totale di 35 posti letto, con la previsione di assumere una trentina di dipendenti. Il recupero dell'edificio, a cura de «La bonne semence», prevede un investimento di 2,5 milioni di euro (in cui è compreso l'acquisto della struttura); i lavori prenderanno il via tra circa 15 giorni e dovrebbero concludersi entro il 2011.

Polemiche e querele
Un progetto, peraltro, fonte di polemiche, nel gennaio scorso, tra amministrazione comunale leghista e minoranza (lista civica «Comune e comunità»): l'opposizione, in un'assemblea pubblica, si era detta contraria all'ipotesi di ospitare un servizio di questo tipo nell'ex convento della Santissima Trinità a Serina (oggi ospita asilo, minialloggi per anziani e associazioni).
Ipotesi smentita dal sindaco Michele Villarboito, che aveva anche querelato per diffusione di informazioni non veritiere i consiglieri di minoranza Andrea Tiraboschi, Manuela Carrara e Antonella Figus. «L'ex convento non è mai stato preso in considerazione e, quando, lo scorso luglio, il progetto è stato presentato ai cittadini, non ho visto nessuno dei quattro consiglieri di minoranza», ribadisce il sindaco che auspica che «la struttura possa essere accreditata al sistema socio-sanitario nazionale». Villarboito, inoltre, precisa che «l'inizio dei lavori è stato preceduto da due anni di intensa attività istituzionale, che ha coinvolto anche Regione e Provincia».

«Non sappiamo nulla»
Il capogruppo di minoranza Faggioli sostiene che «a oggi i consiglieri non sono a conoscenza dell'iniziativa di Valpiana». Si mantengono distanti dalle polemiche le due cooperative, che evidenziano l'unicità del progetto. «L'intento è quello di realizzare una struttura accogliente per facilitare il reinserimento nella quotidianità dei pazienti», dice Giovanni Faggioli, vicepresidente de «La bonne semence». È altrettanto importante, per Alvaro Bozzolo, presidente di Progettazione, «mettere a disposizione dei giovani un luogo di cura alternativo alle case di riposo».

Francesca Belotti - L'Eco di Bergamo Sabato 06 Novembre 2010 PROVINCIA, pagina 43

venerdì 5 novembre 2010

Più sicurezza in montagna



C'è il Gps che controlla
Val Brembana: gli escursionisti potranno essere collegati alla centrale per le emergenze. Per gli escursionisti della Val Brembana, Gal e Parco delle Orobie hanno varato il progetto ...
Valle Brembana.


Conoscenza e sicurezza. 
I due pilastri del progetto sono questi. Perché «Montagna sicura» - iniziativa promossa dal Gal Valle Brembana e dal Parco delle Orobie, presentata ieri sera al Palamonti - non offre solo un vasto archivio informatico, un sito internet e una dettagliatissima mappatura cartografica. Grazie a un sistema di navigazione satellitare e alla possibilità di collegarsi con una centrale di ascolto, consentirà agli escursionisti di essere sempre accompagnati e individuati durante le loro gite. Una sorta di «grande fratello» che migliorerà da un lato tutti gli aspetti legati all'incolumità di quanti si avventurano lungo i sentieri, dall'altro
consentirà agli stessi di essere sempre in grado di ottenere informazioni sui luoghi visitati. In pratica dentro «Montagna sicura» c'è tutta la Val Brembana: dalle informazioni escursionistiche a quelle culturali all'ospitalità.

I sentieri «à la carte»
«A caratterizzare il progetto – spiega Franco Olivari, coordinatore dell'iniziativa dal punto di vista operativo – il grande lavoro preparatorio sul campo. Una verifica certosina dell'intera sentieristica di 1.800 chilometri, con tecniche Gps, ma anche di tutte le altre indicazioni di tipo turistico, storico e naturalistico. Giusto per fare un esempio, gli albergatori sono stati contattati uno a uno, mentre il resto è stato affidato a profondi conoscitori della zona, che hanno contribuito a redigere oltre 800 schede». Dalla raccolta dei dati si è quindi passati alla costruzione della piattaforma informatica. Con due risultati fondamentali: un sito internet - www.montagnasicura.org - consultabile liberamente e un software che può essere acquistato (25 euro, più altri 20 per tutti gli aggiornamenti che verranno prodotti) e quindi utilizzato tramite diverse applicazioni, dai palmari agli smartphone. «Il progetto – aggiunge Olivari – è stato completato da una quindicina di telefoni satellitari che verranno affidati ad alberghi, Iat e Pro loco e che garantiranno, a quanti ne faranno richiesta, un'assistenza a distanza durante le loro escursioni. In pratica, grazie a questa tecnologia potranno essere sempre individuati dalla centrale di ascolto che potrà essere allertata in caso di emergenze».
«L'iniziativa – spiega Piero Busi presidente del Gal, il cui coordinamento è affidato invece a Contardo Crotti – è nata all'interno delle azioni leader plus dell'Unione Europea che la Regione ha impostato alcuni anni fa e offre un ottimo strumento nell'ottica di rinnovamento dell'offerta turistica della valle».

«Ora tocca alla Val Seriana»
E se tutto andrà bene, non mancherà il bis: «Il parco delle Orobie – conclude il presidente Franco Grassi – ha partecipato anche in termini economici (62 mila euro su un investimento complessivo di circa 130 mila, ndr). L'auspicio è che dopo la Valle Brembana il progetto possa essere esteso alla Valle Seriana».

Emanuele Falchetti - L'Eco di Bergamo Venerdì 05 Novembre 2010 PROVINCIA,pagina 40

Più sicurezza in montagna



C'è il Gps che controlla
Val Brembana: gli escursionisti potranno essere collegati alla centrale per le emergenze. Per gli escursionisti della Val Brembana, Gal e Parco delle Orobie hanno varato il progetto ...
Valle Brembana.


Conoscenza e sicurezza. I due pilastri del progetto sono questi. Perché «Montagna sicura» - iniziativa promossa dal Gal Valle Brembana e dal Parco delle Orobie, presentata ieri sera al Palamonti - non offre solo un vasto archivio informatico, un sito internet e una dettagliatissima mappatura cartografica. Grazie a un sistema di navigazione satellitare e alla possibilità di collegarsi con una centrale di ascolto, consentirà agli escursionisti di essere sempre accompagnati e individuati durante le loro gite. Una sorta di «grande fratello» che migliorerà da un lato tutti gli aspetti legati all'incolumità di quanti si avventurano lungo i sentieri, dall'altro
consentirà agli stessi di essere sempre in grado di ottenere informazioni sui luoghi visitati. In pratica dentro «Montagna sicura» c'è tutta la Val Brembana: dalle informazioni escursionistiche a quelle culturali all'ospitalità.

I sentieri «à la carte»
«A caratterizzare il progetto – spiega Franco Olivari, coordinatore dell'iniziativa dal punto di vista operativo – il grande lavoro preparatorio sul campo. Una verifica certosina dell'intera sentieristica di 1.800 chilometri, con tecniche Gps, ma anche di tutte le altre indicazioni di tipo turistico, storico e naturalistico. Giusto per fare un esempio, gli albergatori sono stati contattati uno a uno, mentre il resto è stato affidato a profondi conoscitori della zona, che hanno contribuito a redigere oltre 800 schede». Dalla raccolta dei dati si è quindi passati alla costruzione della piattaforma informatica. Con due risultati fondamentali: un sito internet - www.montagnasicura.org - consultabile liberamente e un software che può essere acquistato (25 euro, più altri 20 per tutti gli aggiornamenti che verranno prodotti) e quindi utilizzato tramite diverse applicazioni, dai palmari agli smartphone. «Il progetto – aggiunge Olivari – è stato completato da una quindicina di telefoni satellitari che verranno affidati ad alberghi, Iat e Pro loco e che garantiranno, a quanti ne faranno richiesta, un'assistenza a distanza durante le loro escursioni. In pratica, grazie a questa tecnologia potranno essere sempre individuati dalla centrale di ascolto che potrà essere allertata in caso di emergenze».
«L'iniziativa – spiega Piero Busi presidente del Gal, il cui coordinamento è affidato invece a Contardo Crotti – è nata all'interno delle azioni leader plus dell'Unione Europea che la Regione ha impostato alcuni anni fa e offre un ottimo strumento nell'ottica di rinnovamento dell'offerta turistica della valle».

«Ora tocca alla Val Seriana»
E se tutto andrà bene, non mancherà il bis: «Il parco delle Orobie – conclude il presidente Franco Grassi – ha partecipato anche in termini economici (62 mila euro su un investimento complessivo di circa 130 mila, ndr). L'auspicio è che dopo la Valle Brembana il progetto possa essere esteso alla Valle Seriana».

Emanuele Falchetti - L'Eco di Bergamo Venerdì 05 Novembre 2010 PROVINCIA,pagina 40

giovedì 4 novembre 2010

Variante di Zogno - Pirovano diceva che i soldi c'erano -


Dopo le dichiarazioni del presidente della Provincia sulla sua disponibilità a dimettersi se la variante di Zogno non  sarà realizzata, Andrea Tiraboschi del Pd di Serina ricorda e sottolinea le tante volte che Pirovano ha dichiarato che i soldi c'erano.


Carissimo direttore,
apprendo con piacere dalla stampa che il presidente Pirovano è pronto a sacrificare la sua carica pur di portare a compimento la variante di Zogno. Davvero encomiabile e credo che ogni parte politica dovrebbe sostenere il presidente Pirovano in questo strenuo tentativo di portare a casa la variante. Quindi, di conseguenza, a sostenerlo moralmente qualora dovesse dimettersi perché non è riuscito nell’impresa, visto che un mutuo di 44 milioni mi sembra davvero una sciocchezza solo pensarlo.
Tuttavia voglio precisare due nodi tutti politici perché sono stanco di come la stampa e la Lega stia gestendo la partita della variante di Zogno.

A inizio estate è nata la polemica circa i finanziamenti sulla variante in risposta al consigliere regionale Raimondi che paventava il taglio delle risorse. Feci personalmente un comunicato e inseguito si mossero gli istituzionali PD, sia in regione che in provincia. Pirovano rispose subito dicendo che la provincia andava avanti con il contratto e che il Pd aveva preso una botta di sole e doveva andare a riposarsi. In seguito fece arrivare una lettera a tutti i sindaci con il quadro del finanziamento alla variante, assicurando urbi et orbi che i soldi c’erano, di stare calmi. E nella specifica della provincia in particolare si diceva che i fondi a rischio erano di
appena 10 milioni e, siccome si prospettava un ribasso d’asta di 14 milioni, tutto era apposto. State tranquilli, ci pensa il presidente.

Il Pd è andato avanti, ha fatto un’interrogazione scritta in provincia e in regione, ha proposto un emendamento all’assestamento di bilancio regionale, bocciato poi dalla maggioranza, ha tenuto alto il livello di attenzione a mezzo stampa quando ad agosto Pirovano sbotta che la variante si fa.
Si è visto quanto le nostre polemiche erano pretestuose. Ora anziché 10 milioni mancano 43 milioni. La delibera dell’estate 2009, richiamata anche da Capetti nell’ultimo consiglio provinciale, indica le fonti di finanziamento dell’opera ma non impegna i soldi concretamente, come invece Pirovano e Formigoni ci hanno più volte venduto. Cattaneo, assessore regionale alle infrastrutture, interpellato dai nostri consiglieri regionali ha sempre dichiarato che i soldi per la variante non c’erano e non ci sono.

Pertanto, pur sostenendolo nello sforzo, ora aspetto al varco Pirovano vista la sua assunzione di responsabilità e spero che si dimetterà se non riuscirà a portare a casa la variante. Perché ritengo inaccettabile che venga a fare la vittima sacrificale quando se non fosse stato per il Pd, Lega e Pdl avrebbero tenuto nascosto il problema del finanziamento della variante per tutto questo tempo.
Inoltre perché Pirovano, in quanto parlamentare, ha votato la stessa finanziaria che ha tagliato i fondi indistintamente, ai virtuosi e ai meno virtuosi, e quindi anche alla variante di Zogno. Quindi sarà due volte responsabile se la variante non si farà.

Noi del Pd appoggeremo tutte le iniziative a favore della variante ma faremo pesare le sue responsabilità. Lo aspetteremo al varco.
Good luck, president!
Andrea Tiraboschi
Segretario circolo Pd Valserina.